Migliaia di aquilani in piazza. La polizia ne picchia un po' ma riescono ad arrivare sotto palazzo Chigi e a presidiare la casa di Berlusconi dove il premier è riunito a pranzo con i fedelissimi. Intanto il Tg1 fa sparire la notizia dai suoi titoli
Hanno presentato il conto. Tutto insieme. E non hanno fatto nessuno sconto. Dopo 16 mesi di promesse, propaganda come se piovesse, i cittadini dell'Aquila hanno ribaltato lo scenario di cartapesta costruito dal governo e dal presidente del Consiglio e hanno mostrato a tutti che la loro condizione è molto lontano dall'essere risolta. Anzi è molto grave. E non solo per la richiesta impellente, vitale, necessaria di non avere l'imposizione fiscale sulle spalle - circa il 30% di un reddito che in questi mesi si è assottigliato e che lo Stato ora vuole indietro - ma proprio per il modo in cui sono stati trattati. «L'Italia non sa in che condizioni si trova il nostro territorio» spiegano i manifestanti. «Le case sono costruite solo per 1600 persone e circa 50 mila sono senza alloggio o con un alloggio precario». E poi non c'è lavoro, servizi, vita sociale oltre alla prospettiva economica praticamente inesistente. Insomma, un programma completo distante anni luce alla lucida promessa berlusconiana, quella delle new town, fatta in perfetto ossequio alla logica della "shock economy" teorizzata da Naomi Klein e che costituisce la chiave interpretativa del libro "Cricca economy" di prossima pubblicazione pe Edizioni Alegre e a cura di Manuele Bonaccorsi, Daniele Nalbone e Angelo Venti.
L'arroganza di chi sulle macerie del terremoto ha costruito lustrini è venuta a galla nella giornata di oggi e la sua contrapposizione alla dignità dei cittadini e delle cittadine aquilane si è materializzata nello scontro con la polizia: da una parte il Palazzo, dall'altra la "polis". Che, come dicevamo, si è sentita ingannata e si è indignata per come è stata trattata. Ad esempio, dall'informazione dei vari "menzognini" ch nel Tg delle 13,30 ha fatto sparire la notizia dai titoli. Sul canale Sky si sono sprecati i ringraziamenti al network di Murdoch per non aver oscurato la protesta e le invettive al Tg nazionale che invece nei giorni scorsi ha fatto di tutto per non fare vedere la rabbia aquilana. O, per citare un altro piccolo episodio, dalla stupidità burocratica di un Senato che ha mandato un commesso a ritirare la bandiera con i colori della città che i parlamentari dell'opposizione avevano appeso sui pennoni che danno su Corso Rinanscimento. Ancora un esempio di distanza tra palazzo e "polis". Oggi però la polis, quella vera si è ripresa la scena e ha strappato un altro lembo della maschera dietro cui si nasconde la crisi di Berlusconi.
L'arroganza di chi sulle macerie del terremoto ha costruito lustrini è venuta a galla nella giornata di oggi e la sua contrapposizione alla dignità dei cittadini e delle cittadine aquilane si è materializzata nello scontro con la polizia: da una parte il Palazzo, dall'altra la "polis". Che, come dicevamo, si è sentita ingannata e si è indignata per come è stata trattata. Ad esempio, dall'informazione dei vari "menzognini" ch nel Tg delle 13,30 ha fatto sparire la notizia dai titoli. Sul canale Sky si sono sprecati i ringraziamenti al network di Murdoch per non aver oscurato la protesta e le invettive al Tg nazionale che invece nei giorni scorsi ha fatto di tutto per non fare vedere la rabbia aquilana. O, per citare un altro piccolo episodio, dalla stupidità burocratica di un Senato che ha mandato un commesso a ritirare la bandiera con i colori della città che i parlamentari dell'opposizione avevano appeso sui pennoni che danno su Corso Rinanscimento. Ancora un esempio di distanza tra palazzo e "polis". Oggi però la polis, quella vera si è ripresa la scena e ha strappato un altro lembo della maschera dietro cui si nasconde la crisi di Berlusconi.
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