L'Ufficio politico del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, il 18 luglio 2010, ha rilasciato una dichiarazione in cui si chiede la più grande solidarietà e sostegno possibili in favore del compagno Ahmad Sa'adat, il Segretario generale del FPLP, per metà ottobre 2010, quando dal suo ininterrotto isolamento nelle carceri dell'occupante sarà nuovamente sottoposto a giudizio.
La dichiarazione del Fronte rende noto che il compagno Sa'adat ha trascorso più di un anno e mezzo in isolamento, nel mentre il sistema carcerario e i servizi di sicurezza sionisti lo dichiaravano una continua "minaccia alla sicurezza", giustificandone in questo modo la separazione dai compagni di prigionia, le persistenti limitazioni alle visite dei familiari e il divieto di accesso ai giornali e media, a libri e documenti. Il FPLP ha dichiarato che tutti i diciassette prigionieri palestinesi sotto isolamento sono a rischio a causa della brutalità e crudeltà del sistema carcerario, sollecitando a tal proposito un ampio sostegno contro l'uso dell'isolamento come arma per colpire i prigionieri palestinesi.
Il FPLP lancia una giornata di azione, di lotta e solidarietà contro l'isolamento e in aiuto dei prigionieri palestinesi, con alla testa il compagno Sa'adat. Invita tutte le forze progressiste, tutti i partiti e movimenti di liberazione palestinesi e arabi, e tutti gli amici del Fronte e del popolo palestinese nel mondo affinché organizzino eventi, azioni mediatiche e di solidarietà politica a sostegno del compagno Sa'adat, chiedendo la liberazione dei prigionieri palestinesi e denunciando l'orrore della condizione di isolamento. Invita inoltre tutte le sezioni del Fronte e i suoi sostenitori dentro e fuori della Palestina a trasformare il giorno dell'udienza del compagno Sa'adat in una giornata di mobilitazione e di solidarietà popolare insieme al movimento dei prigionieri.
Oltre a ciò, la dichiarazione dell'Ufficio politico ha chiesto alle autorità internazionali per i diritti umani e, in particolare, alle Nazioni Unite con i suoi organismi, Segretario generale incluso, che si assumano le proprie responsabilità perché i prigionieri palestinesi siano protetti e rinuncino alla loro ostinata cecità dinanzi ai crimini dell'occupazione israeliana contro i prigionieri.
La dichiarazione del Fronte rende noto che il compagno Sa'adat ha trascorso più di un anno e mezzo in isolamento, nel mentre il sistema carcerario e i servizi di sicurezza sionisti lo dichiaravano una continua "minaccia alla sicurezza", giustificandone in questo modo la separazione dai compagni di prigionia, le persistenti limitazioni alle visite dei familiari e il divieto di accesso ai giornali e media, a libri e documenti. Il FPLP ha dichiarato che tutti i diciassette prigionieri palestinesi sotto isolamento sono a rischio a causa della brutalità e crudeltà del sistema carcerario, sollecitando a tal proposito un ampio sostegno contro l'uso dell'isolamento come arma per colpire i prigionieri palestinesi.
Il FPLP lancia una giornata di azione, di lotta e solidarietà contro l'isolamento e in aiuto dei prigionieri palestinesi, con alla testa il compagno Sa'adat. Invita tutte le forze progressiste, tutti i partiti e movimenti di liberazione palestinesi e arabi, e tutti gli amici del Fronte e del popolo palestinese nel mondo affinché organizzino eventi, azioni mediatiche e di solidarietà politica a sostegno del compagno Sa'adat, chiedendo la liberazione dei prigionieri palestinesi e denunciando l'orrore della condizione di isolamento. Invita inoltre tutte le sezioni del Fronte e i suoi sostenitori dentro e fuori della Palestina a trasformare il giorno dell'udienza del compagno Sa'adat in una giornata di mobilitazione e di solidarietà popolare insieme al movimento dei prigionieri.
Oltre a ciò, la dichiarazione dell'Ufficio politico ha chiesto alle autorità internazionali per i diritti umani e, in particolare, alle Nazioni Unite con i suoi organismi, Segretario generale incluso, che si assumano le proprie responsabilità perché i prigionieri palestinesi siano protetti e rinuncino alla loro ostinata cecità dinanzi ai crimini dell'occupazione israeliana contro i prigionieri.
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