martedì 16 novembre 2010

Il pacchetto sicurezza fa i conti con la crisi

Decreto sicurezza al test della crisi politica. Il provvedimento d’urgenza, approvato oltre una settimana fa da Palazzo Chigi, è entrato in vigore sabato scorso, ma è atteso ora da un cammino parlamentare che si annuncia quanto meno complesso. Nei prossimi due mesi, infatti, il dl 187 dovrà essere convertito in legge e potrebbe trovarsi a fare i conti, nella spola tra Camera e Senato, con le ripercussioni della battaglia politica. Come potrebbe essere “sacrificato” il disegno di legge che accompagna il decreto 187, nel quale sono state convogliate le misure sull’immigrazione (con la previsione dell’espulsione del cittadino comunitario per motivi di ordine pubblico) e quelle sul wi-fi (con l’obiettivo di superare le norme restrittive del decreto legge anti-terrorismo volute dall’ex ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu). All’interno del decreto legge 187, invece, spiccano gli interventi sulla tracciabilità dei pagamenti negli appalti pubblici e quelle relative al rafforzamento delle ordinanze dei sindaci in materia di sicurezza.

Nella versione definitiva del provvedimento è stata inserita una disposizione che obbliga ispettori di Asl e del ministero del Lavoro a decretare la confisca obbligatoria per gli impianti e i prodotti realizzati da aziende responsabili di gravi o reiterate violazioni in materia di “tutela del lavoro, di igiene sui luoghi di lavoro e di prevenzione degli infortuni sul lavoro”. Una sanzione amministrativa che può essere irrogata senza dover attendere l’ordinanza-ingiunzione di pagamento, ma che potrebbe necessitare di modifiche in sede di conversione del dl 187 per le incertezze interpretative e applicative che sta già generando presso gli operatori.

Confermato poi gli interventi contro il tifo violento (con la reintroduzione dell’arresto in flagranza differita ripristinato fino al 30 giugno 2013 e l’aumento di poteri e tutele per gli steward all’interno degli stadi, in materia anti-mafia (con la facoltà concessa alla neonata Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sottratti alla criminalità organizzata di “autofinanziarsi”) e l’istituzione del nuovo Comitato per la programmazione strategica per la cooperazione internazionale di polizia (Copscip).


Alleanza sindaci-prefetti per gestire l’ordine pubblico sul territorio

I poteri di ordinanza affidati al sindaco dalla legge sulle autonomie (267/2000) ottengono, grazie al decreto legge n. 187, il concorso delle Forze di polizia attraverso l’intervento del Prefetto. Le ordinanze previste per i casi di urgenza nelle materie di polizia locale, igiene ed edilizia, nel 2008 con il decreto legge 92 hanno visto ampliate le loro finalità, fino a comprendere rimedi ai pericoli per la sicurezza urbana e l’incolumità pubblica. Il Prefetto, nella legge del 2008, aveva solo compiti ispettivi e le ordinanze dovevano essergli comunicate per garantire il suo potere di annullamento. Lo Stato ha mantenuto infatti il potere di indirizzo, espresso in tema di sicurezza urbana dalla direttiva del ministero dell’Interno 5 agosto 2008. La sicurezza urbana è stata poi meglio definita attraverso numerosi interventi della giustizia amministrativa, volti ad evitare eccessi nel concetto di difesa del territorio. Si segnalano esempi in materia in tema di mendicità “invasiva” (Consiglio di Stato, 13 gennaio 2010 n. 127), di orari di pubblici esercizi, di schiamazzi, uso di videogiochi in periodo scolastico (Tar Veneto 20 settembre 2001), di colazioni a sacco ed uso di bottiglie di vetro, fino alle discussioni sul passaggio “inquinante” di greggi su strade, vietato con ordinanza ma riaperto dal Tar Lecce (ordinanza 771/2010). E ci sono anche stati interventi che per imporre agli esercenti di bar e pub di predisporre personale che dissuadesse da rumori eccessivi o di mettere a disposizione dei turisti i propri locali igienici (Tar Toscana 702/2010).

Ampliando i poteri di intervento dei sindaci, sono sorti problemi relativi alla dimensione territoriale, poiché ogni sindaco governa nei propri confini, con l’aggiunta poi di problemi per il personale dipendente, in particolare per i piccoli comuni. Utilizzare il vigile urbano per sgomberare nomadi, ad esempio, pone problemi anche perché l’accompagnamento può avvenire fino al confine del territorio comunale. Problemi analoghi sorgevano per le attività di identificazione e per le segnalazioni di eventuali reati: ora le Forze di polizia concorrono nelle operazioni che scaturiscono dall’iniziativa dei sindaci, senza necessità di specifiche consultazioni volta per volta, con il Prefetto. Quest’ultimo potrà varare idonee misure organizzative, come del resto già è avvenuto quando, con il Dm5 agosto del 2008, si è chiarito il concetto di “sicurezza urbana”.

Assicurando il concorso delle Forze di pubblica sicurezza, le ordinanze sindacali sono in un certo senso promosse di qualità, e da provvedimenti locali in tema di sicurezza urbana diventano tasselli di un mosaico di “ordine pubblico” (riservato allo Stato dall’articolo 117 della Costituzione). Le Forze di Polizia comprendono sia la Polizia di Stato che l’Arma dei Carabinieri, il Corpo forestale dello Stato, la Guardia di Finanza, la Polizia penitenziaria, ma è evidente che la norma si riferisca soprattutto ai primi due corpi, agevolando interventi anche per l’esecuzione di ordinanze di Comuni il cui territorio non ospiti le strutture (sedi, caserme) e che quindi in precedenza avevano problemi di coordinamento.


Si scrive sindaco si legge sceriffo

Poliziotti a caccia di infradito e minigonne selvagge. Carabinieri arruolati nella battaglia contro gli schiamazzi notturni. Guardia di Finanza impiegata per frenare l’abuso di colazioni al sacco. La Forestale sulle strade per impedire il passaggio “inquinante” delle greggi. Scenari di quotidiana inflessibilità che il decreto legge sicurezza (n. 187), operativo da sabato scorso, potrebbe rendere presto realistici. Il provvedimento, infatti, coinvolge in pianta stabile prefetti e forze di Polizia nell’attuazione delle ordinanze dei sindaci. Quelle ordinanze nate per consentire ai primi cittadini d’intervenire nei casi d’urgenza (dalla polizia locale all’igiene, dall’edilizia alla sicurezza urbana e all’incolumità pubblica) e che negli ultimi armi hanno assunto le finalità più disparate, con grande sfoggio di fantasia. Tanto da suscitare in molte circostanze le decisioni riparatrici dei Tar. Schierare a presidio delle ordinanze dei sindaci gli apparati di polizia pone però problemi rilevanti che meriterebbero più lucida valutazione. Sia perché si rischia di distrarre dalla difesa dell’ordine pubblico risorse già sotto pressione, sia perché si potrebbe incrinare l’equilibrio fra istituzioni, sovrapponendo ruoli e funzioni.

fonte: Il Sole 24 Ore, 16 novembre 2010

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