di Rick Rozoff, giornalista investigativo specializzato in questioni della NATO.
Da quando la North Atlantic Treaty Organization (NATO – Organizzazione del Trattato Nord-Atlantico) ha assunto il controllo dell’International Security Assistance Force (ISAF) in Afghanistan nel 2003, l’entità delle truppe che servono sotto questo comando è aumentato da 5.000 a 100.000 uomini.
Attualmente, in quella nazione sono presenti 134.000 uomini di truppe straniere, sommando i soldati statunitensi che operano separatamente nell’ambito dell’Operazione Enduring Freedom, sebbene il numero complessivo raggiungerà le 150.000 unità entro l’estate e la maggior parte delle truppe usamericane che ora non sono sotto comando NATO presto lo saranno.
Vi sono 47.000 soldati di truppa provenienti da paesi membri o consociati della NATO.
I soldati degli Stati Uniti in Afghanistan tra poco supereranno quelli presenti in Iraq.
Oltre 1.600 uomini degli Stati Uniti, della NATO e dei loro alleati sono stati uccisi nel teatro di guerra, e 520 di questi sono caduti nell’ultimo anno. I caduti statunitensi sono più che raddoppiati dal 2008 al 2009, da 155 a 318.
Più di 170 civili afghani sono stati uccisi finora quest’anno, un aumento del 33 percento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Da gennaio ad aprile, le forze armate degli Stati Uniti e della NATO hanno ucciso 90 civili, un aumento del 76 percento rispetto ai 51 nello stesso periodo del 2009. [1]
Più di 300 persone, quest’anno, sono state ammazzate durante attacchi missilistici sferrati da droni (velivoli telecomandati) contro supposti covi di ribelli in Pakistan, portando il totale delle morti in tali attacchi a più di 1000, dall’agosto del 2008.
Questo febbraio, a Marjah, 15.000 uomini delle truppe degli Stati Uniti, della NATO e del governo afghano hanno partecipato all’offensiva di terra a più largo raggio di questa guerra, e sono state ammassate più di 23.000 uomini nella provincia meridionale Kandahar per un assalto pianificato per l’inizio del mese prossimo.
Con i recenti annunci che il Montenegro, la Mongolia e la Corea del Sud sono diventate ufficialmente la 44.esima, la 45.esima e la 46.esima nazione a contribuire con loro truppe - il Bahrain, la Colombia, l’Egitto e la Giordania hanno già provveduto o si sono impegnate a fornire truppe, ma non è stata ancora ufficializzata questa designazione – in Afghanistan saranno presenti unità militari provenienti da 50 nazioni di tutti i continenti popolati al servizio dell’Alleanza militare del Nord-Atlantico impegnata in una guerra nell’Asia centrale, che il 7 ottobre entrerà nel suo decimo anno.
L’Australia, con 1.550 soldati, è impegnata nelle sue prime operazioni militari a partire dalla guerra del Vietnam ed ha subito l’esperienza dei suoi primi caduti. Il Canada a partire dalla guerra di Corea. La Germania e la Finlandia dalla seconda guerra mondiale. I quattro soldati della Svezia uccisi nel nord dell’Afghanistan sono i primi caduti di un paese scandinavo da quasi 200 anni.
Gli effetti della guerra in Afghanistan non si sono limitati alle perdite sul campo di battaglia, anzi!
L’anno scorso, la Danimarca, membro della NATO, ha speso 415 milioni di dollari per la sua missione in Afghanistan, oltre 135 milioni di dollari rispetto al 2007. Visto che il bilancio complessivo del 2009 per la difesa nazionale era di 3,87 miliardi di dollari, la guerra in Afghanistan ha rappresentato quasi un nono delle spese militari annuali del paese. La Danimarca, che ha perso in Iraq sette soldati, ne ha già persi 31 in Afghanistan. Nell’ultima settimana, la base danese nella provincia di Helmand è stata attaccata da rivoltosi e sono stati feriti undici soldati danesi.
Il 9 maggio, ad Helmand è stato ucciso un soldato britannico, il quarantesimo caduto dell’anno e 285.esimo caduto dall’inizio della guerra, superando così i 255 caduti nel 1982 nel corso della guerra contro l’Argentina per le isole Falkland /Las Malvinas, che costituiva il numero più elevato di caduti dalla guerra britannica contro la guerriglia in Malaya negli anni cinquanta del Novecento. Per confronto, il Regno Unito ha registrato 179 morti in Iraq.
Nel corso dell’ultimo fine settimana, quattro militari francesi sono stati feriti, uno in maniera molto grave, in una esplosione di una mina nel settore nord-est della capitale afghana.
Il 12 maggio, veniva riferito che era caduto nel sud dell’Afghanistan un soldato della Romania, il dodicesimo morto di questo paese.
Meno di una settimana prima, il 6 e il 7 maggio, il Segretario Generale della NATO Anders Fogh Rasmussen si trovava nella capitale della Romania Bucharest per incontrare il presidente del paese e il primo ministro ed elogiava l’impegno del governo nella guerra afghana – la Romania di recente aveva annunciato un rafforzamento di truppe incrementato a 1.800 uomini – come “sostanziale, senza sospensive, con un’attenzione crescente all’addestramento.” [2]
Una settimana prima, il capo della NATO si trovava in Albania e in Croazia, nuovissimi membri del blocco militare, e perorava l’invio di più forze in Afghanistan, compreso quello di istruttori militari.
Durante il suo viaggio di quattro giorni in Europa all’inizio di questo mese, il vice presidente degli Stati Uniti Joseph Biden, fra le altre richieste, sollecitava ulteriori contributi degli alleati NATO alla guerra afghana, che comprendevano il consolidamento di un sistema europeo di intercettamento missili sotto controllo statunitense, e rivolgendosi ai 1.100 componenti della Brigata spagnola di paracadutisti di fanteria leggera, impiegati in Afghanistan in luglio, affermava:
“Desideravo tanto essere qui oggi per rendere omaggio a questo gruppo di combattenti che sono stati fianco a fianco dei combattenti degli Stati Uniti in Afghanistan. Come alleati nella NATO noi stiamo operando insieme…” [3]
Nel febbraio di quest’anno il governo del primo ministro spagnolo Jose Luis Rodriguez Zapatero annunciava che stava inviando 511 uomini di truppa in più in Afghanistan, portando il contingente spagnolo a 1.600 uomini.
Poco prima di incontrare Biden, Zapatero e il suo ministro della difesa visitavano il quartier generale dela NATO a Brussels, dove il primo ministro spagnolo dichiarava che l’Afghanistan è “la missione primaria della NATO in questo momento all’estero,” aggiungendo che è “molto importante rinnovare la nostra fiducia nella strategia attuale in Afghanistan ...” [4]
Il 3 maggio, il “The Times of London” scriveva di una intensificazione del conflitto nel nord
dell’Afghanistan, che fino a poco tempo fa era stato relativamente pacifico, ma dove di recente la Germania aveva perso la maggior parte dei 47 soldati caduti in combattimento e dove la Finlandia e la Svezia avevano subito perdite.
Il quotidiano britannico scriveva che “truppe della Germania sono impegnate nei primi conflitti a fuoco affrontati dall’esercito tedesco dal 1945, per far fronte al montare dell’offensiva dei Talebani nel nord dell’Afghanistan.” [5]
Il generale Stanley McChrystal, comandante in capo di tutte le forze armate degli Stati Uniti e degli altri alleati in Afghanistan, sia dell’International Security Assistance Force che della statunitense Operation Enduring Freedom, recentemente ha annunciato il dispiegamento di 56 elicotteri e di 5.000 uomini delle truppe statunitensi da mettere sotto comando germanico nel nord dell’Afghanistan.
Da quando la NATO, nel 2006, aveva assunto il controllo del settore meridionale dell’Afghanistan “era la prima volta dalla seconda guerra mondiale che truppe statunitensi venivano poste sotto il comando straniero in una situazione di combattimento.” [6] Anche il generale di brigata del Comando Centrale Douglas Raaberg sottolineava questo avvenimento.
Il capo del Comando Centrale, generale John Abizaid, dichiarava all’Associated Press che “la NATO ha bisogno di aggrapparsi a questa missione per interesse della NATO stessa. Balzare fuori dai confini dell’Europa, è qui che l’Alleanza necessita di andare per conservare un ruolo idoneo alle situazioni future.”
Allora, l’Associated Press scriveva che “Abizaid ed altri hanno ribadito che la missione in Afghanistan segna il punto della storica espansione della NATO, che potrebbe vedere l’Alleanza assumere ulteriori missioni in Africa o in qualsiasi altra parte del mondo.” [7]