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sabato 27 febbraio 2010

G8 L’Aquila: 500milioni di spese - L’Espresso:"regali ad imprenditori e banche"

Ora il bubbone sembra ingrossarsi e dirigersi direttamente su Palazzo Chigi e contemporaneamente convergere verso L’Aquila, Abruzzo. Ora si capisce anche il grande vantaggio del segreto di Stato sul G8.
A fare trasparenza sulle opere della Protezione civile ci ha pensato prima l’inchiesta di Firenze che ha scoperchiato un modus operandi ed oggi contribuisce anche una preziosa inchiesta del settimanale L’Espresso.

Fatture alla mano (145) Primo Di Nicola enumera gran parte degli appalti affidati per i tre giorni di Sumit de L’Aquila con i capi di Stato, un evento costato 500 milioni di euro e coperto dal segreto di Stato. Prima d’ora, infatti, non è stato possibile sapere chi ha ricevuto gli appalti ad affidamento diretto.

L’Espresso però fa di più e pubblica un video nel quale si illustra l’apertura di una busta che si dice essere stata sigillata nel 2007 e che contiene nomi di persone che avrebbero poi ricevuto appalti o consulenze nel giro della Protezione civile.

Una vera e propria bomba che non potrà non dare ulteriore lavoro ai magistrati Romani e abruzzesi.

I COSTI DEL G8
Per la precisione il vertice G8 –secondo quanto riporta L’Espresso- è costato oltre mezzo miliardo di euro (512.474.178) tra i fondi spesi per la Maddalena e quelli per L’Aquila.

Si sono spesi 24 mila euro in asciugamani, 22 mila 500 euro in ciotoline Bulgari d’argento, altri 350 mila per televisori Lcd e al plasma e 10 mila euro per i bolliacqua del the.

Per non parlare delle poltrone, Frau, noleggiate per l’evento ad un costo di 373 mila euro.

La spesa di oltre mezzo miliardo di euro si divide in due: per dotare l’isola sarda di alberghi, sale conferenze, porti e giardini erano già stati spesi 327 milioni 500 mila euro, fondi che ora gli atti dell’inchiesta della Procura di Firenze, mentre per l’appuntamento abruzzese sono stati spesi altri 184 milioni 974 mila.

«L’IMPRENDITORE VENUTO DAL NULLA AMICO DI GIANNI CHIODI»
Tra le segnalazioni di fornitori fatte dall’Espresso figura anche Giulio Pedicone, titolare della Pedicone Holding e della Las Mobili, azienda abruzzese che fabbrica attrezzature per uffici.

La Las, scrive il settimanale, è stata chiamata fornire mobili per circa 300mila euro.

«Altrettanto sicuro però è che della Pedicone Holding, titolare del 64 per cento della Las, dal 2007 è sindaco supplente Gianni Chiodi, commercialista con studio a Teramo in società con Carmine Tancredi, a sua volta cugino di Paolo, senatore del Pdl, ma soprattutto presidente della Regione Abruzzo dal dicembre 2008 e commissario delegato all’emergenza terremoto e alla ricostruzione».

Un imprenditore –si legge nell’articolo- cresciuto in fretta ed evidentemente in buoni rapporti con l’attuale governatore della Regione Chiodi.

Ieri Repubblica aveva già svelato un altro legame con Palazzo Chigi e precisamente che il genero di Gianni Letta, Stefano Ottaviani, aveva vinto con la ditta Relais le jardin l’appalto per il catering per oltre un milione di euro.

«Altro caso in cui i legami con la presidenza del Consiglio contano eccome è quello di Mario Catalano», si legge ancora su L’Espresso, «famoso come scenografo di "Colpo grosso", la prima scollacciatissima trasmissione andata in onda sulle tv private negli anni Ottanta, Catalano è già stato premiato dal Cavaliere a inizio legislatura con una ricca consulenza a Palazzo Chigi dove cura l’immagine del premier e gli eventi pubblici in cui è coinvolto».

Inoltre 52 milioni 666 mila euro sono stati utilizzati da Bertolaso per investimenti in «infrastrutture tecnologiche» e il resto, circa 130milioni, in «spese di funzionamento » ossia per forniture e servizi, dalla ristorazione alle bandierine per le auto.

«Altri 43 milioni 807 mila euro se ne sono andati invece per rimborsare gli interventi fatti da altre amministrazioni, come la Guardia di Finanza che ha ospitato la sede del G8, o il Provveditorato alle opere pubbliche per il Lazio, Abruzzo e Sardegna che ha curato l’adeguamento della scuola sottufficiali e del minuscolo aeroporto di Preturo assieme alla realizzazione della strada per Coppito», scrive Primo Di Nicola nella sua inchiesta.

LO SHOW MEDIATICO
Tra le grosse commesse primeggiano «Selex e Seicos (Finmeccanica) per le forniture tecnologiche relative alla sicurezza (oltre 18 milioni di euro) con la centrale di coordinamento delle forze schierate, Telecom per gli apparati telefonici (12 milioni) e Limelite per la realizzazione dell’area giornalisti (altri 2 milioni)? E poi: Studio Ega per l’accoglienza e prenotazioni alberghiera delle delegazioni (2 milioni e mezzo); Tecnarr per l’allestimento della sala conferenze (quasi 2 milioni); Semeraro per gli arredi (1 milione 700 mila euro); Composad per i frigoriferi e altri arredamenti (1 milione 500 mila euro); Jumbo grandi eventi per le prenotazioni e il trasporto delle delegazioni (1 milione 200 mila euro). Per non parlare della D and d lighting & truck, sponsorizzatissima a Palazzo Chigi per soddisfare tutte le esigenze sceniche e televisive del premier: al G8 è stata premiata con una commessa di un milione 700 mila euro per la fornitura di attrezzature tecniche».
«IL REGALO A CARLO TOTO»
«Una "spesa infrastrutturale" di Bertolaso», continua l’articolo, «viene considerata la copertura (anche con fondi extra budget G8, non è chiaro) di una lacuna da sempre lamentata dai guidatori sull’autostrada Roma-Aquila- Pescara da anni gestita in concessione da Carlo Toto, l’ex proprietario di AirOne. Il problema? Su questa autostrada era pressoché impossibile ascoltare Isoradio, la rete Rai con le notizie in tempo reale sul traffico. Ma alla vigilia del G8 ecco entrare in azione Bertolaso».

Ma la Protezione civile a sue spese ha reso perfetta la ricezione di Isoradio.

L’ALTRO REGALO ALLE BANCHE
Circa 23 milioni sono serviti per gli interventi nella scuola sottufficiali delle Fiamme Gialle.

Nella caserma, come si sa, son stati fatti lavori imponenti di ristrutturazione e adeguamento.

Migliorie che sono rimaste al proprietario della struttura. «La caserma non è di proprietà dello Stato», conclude L’Espresso, «con le cartolarizzazioni volute dal vecchio governo Berlusconi per reperire denaro fresco per le casse pubbliche, è stata venduta nel 2004 e appartiene ora a un pool di banche e istituzioni finanziarie come Immobiliare Sgr spa, Imi, Barclays Capital, Royal Bank of Scotland e persino Lehman Brothers. A loro lo Stato paga ogni anno 13 milioni di euro di affitto. Un canone ragguardevole, che nel 2009 si è arricchito anche dei vantaggi conseguenti ai faraonici lavori di adeguamento pretesi dall’impresa B&B Berlusconi-Bertolaso sulla struttura».

25/02/2010

L’INCHIESTA INTEGRALE DE L’ESPRESSO :

IL VIDEO :


domenica 14 febbraio 2010

Il ritorno delle tangenti Milano

Soldi dentro a un pacchetto di sigarette intascati a due passi da palazzo Marino. Camillo Pennisi non si faceva problemi. Lui, che da consigliere comunale del Pdl fino a ieri presiedeva la Commissione urbanistica, intascava tangenti per agevolare pratiche edilizie. Lo hanno arrestato, ma davanti ai finanzieri non ha parlato. Solo si è limitato ad ammettere quello che un video ha reso evidente. Per il resto ha negato. Il sistema prima di tutto. Anche se il sospetto dei magistrati di Milano è che Pennisi, sfegatato tifoso del Milan, recluso in isolamento al quinto raggio di San Vittore, potesse contare su una rete di consiglieri amici. Bisognerà attendere.

Eppure in città oggi si annusa un'aria pesante che tanto ricorda quella del febbraio di diciotto anni fa, quando, dopo l'arresto di Mario Chiesa, franò la politica locale e a catena quella nazionale. Allora molti parlarono. Prima di tutto gli imprenditori costretti a pagare. Particolare sul quale attualmente fa affidamento la procura.

La vicenda Pennisi, però, appare oggi solo come l'ultimo atto di un brutta partitura che da tre anni lega tangenti a strani comitati affaristici-politici che toccano consiglieri comunali, assessori regionali e in alcuni casi personaggi vicini alla criminalità mafiosa. Ma c'è di più: c'è Expo 2015, torta golosa verso la quale le cosche hanno già iniziato i lavori di avvicinamento. Come? Sfruttando la politica, ovviamente, e aprendo società ad hoc per inglobare i ricchi appalti dell'Esposizione univerale. Un bel progetto che oggi sta prendendo corpo proprio in Consiglio comunale dove da mesi maggioranza e opposizione si danno battaglia sull'approvazione del Piano di governo del territorio. In poche parole: il vecchio piano regolatore che da queste parti non viene cambiato dal lontano 1984. Un fatto storico attorno al quale si addensano molteplici interessi.

L'ordine, dunque, è quello di vigilare. Anche perché la giunta cittadina presieduta da Letizia Moratti non è nuova agli scandali. Ad esempio le consulenze d'oro. Inchiesta del 2007 che apre la stagione nera della politica milanese. Allora, l'accusa nei confronti del sindaco fu quella di abuso d'ufficio per aver nominato troppi consulenti esterni. Oltre cinquanta rispetto a un limite di dieci e con stipendi enormi. Il 30 luglio scorso il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha chiesto per la seconda volta l'archiviazione.

Le falle dentro palazzo Marino, però, continuano ad aprirsi e così nel dicembre 2008 scoppia lo scandalo Zincar, società a partecipazione pubblica nata con il compito di investire nelle energie alternative. In quell'inverno la società fallisce lasciando un buco da 20 milioni di euro. Un crack dovuto a investimenti sbagliati e a costosissime consulenze fatte agli amici degli amici. Attualmente sul caso pesano tre esposti. Uno di questi porta la firma dello stesso ex presidente della Zincar e consigliere comunale del Pdl, vale a dire quel Vincenzo Giudice pizzicato ad alcuni incontri con il calabrese Giovanni Cinque, legato alle cosche della 'ndrangheta di Isola Capo Rizzuto. Il fatto, che fa parte di un'inchiesta in corso, apre inquietanti interrogativi anche sulla gestione della stessa Zincar, alla cui corte si sono abbeverati strani personaggi, come quel Fabio Ghioni, ex capo del Tiger team che lavorò per la security di Telecom ai tempi di Giuliano Tavaroli.

L'onda lunga della corruzione coinvolge anche la regione Lombardia. Ombre e sospetti si addensano su uomini della giunta presieduta da Roberto Formigoni, attualmente indagato per l'inquinamento in città. La vicenda è quella che fa capo all'imprenditore Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche lombarde finito in carcere il 20 ottobre scorso con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, alla frode fiscale e alla corruzione di pubblici ufficiali. In sostanza i pm lo accusano di aver accumulato in paradisi fiscali oltre venti milioni di euro di fondi neri provenienti dagli appalti per le bonifiche. Nella rete giudiziaria ci finisce anche l'assessore Pdl alla provincia di Pavia Rosanna Gariboldi, accusata di riciclaggio. Ma non è finita: la Gariboldi, oltre a essere moglie di Giancarlo Abelli, parlamentare Pdl e capo della segreteria politica del coordinatore del Popolo della Libertà Sandro Bondi, fino a poco mesi fa risultava in società (imprese immobiliari) con due assessori regionali della maggioranza, vale a dire Massimo Ponzoni (Ambiente) e Massimo Buscemi (Sviluppo sostenibile).

Per ora i rapporti tra Ponzoni e Buscemi con il comitato d'affari di Grossi restano solo sospetti. È ormai una certezza invece la corruzione dell'assessore regionale allo Sport e Turismo, Pier Gianni Prosperini, arrestato nel dicembre scorso per aver preso una tangente da 230.000 euro dall'imprenditore televisivo Raimondo Lagostena. Denaro fatto viaggiare estero su estero e finito su un conto svizzero. E tutto per un appalto da sette milioni di euro dato alla Profit group dello stesso Lagostena, patron di Odeon tv.

Nella vicenda si intreccia anche la campagna elettorale dell'attuale ministro della Difesa Ignazio La Russa che in parte sarebbe stata finanziata dallo stesso Prosperini. A confermarlo le intercettazioni di Giovanni Stornaiuolo, attuale consigliere provinciale del Pdl e storico bracciodestro in città di La Russa fin dai tempi del Fronte della Gioventù. Oltre vent'anni fa, la Digos di Milano così definiva Stornaiuolo: «Noto estremista di destra, violento, più volte indicato per il soggiorno obbligato».

Eccoli, dunque, i fatti e i misfatti della ex capitale morale d'Italia. Messi in fila fanno impressione. Eppure la città resta silente, quasi che la stagione di Tangentopoli abbia prodotto mortiferi anticorpi all'indignazione civile. A Milano oggi tutto si può fare, tutto si può corrompere. E così anche il gravissimo episodio del consigliere Pennisi rischia di infrangersi contro questo muro di gomma.

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