venerdì 2 ottobre 2009

LE VECCHIE E NUOVE MISERIE

"VECCHIE E NUOVE MISERIE"


L'attuale catastrofe politica e sociale fa nascere l'esigenza di intavolare un dibattito serio tra tutte quelle realtà sociali che, oggi più di ieri, subiscono un duro attacco alla propria libertà e ai propri diritti, sui temi del lavoro, sanità, precarietà e diritto allo studio. Noi della Rete Studenti sentiamo forte tale necessità, in quanto non vogliamo più ripetere gli errori dello scorso anno, e chiediamo garanzie certe per il nostro futuro! Il precedente movimento dell'onda è fallito proprio per la sua incapacità di legarsi alle innumerevoli problematiche sociali che noi tutti conosciamo (dal problema lavoro fino ad arrivare al diritto alla casa e ad un futuro che non sia specchio di precarietà, stenti e miserie). In quanto studenti non possiamo rimanere spettatori disinteressati davanti a questa realtà sociale, perchè le decisioni e le lotte di oggi determineranno il nostro domani. Pur consapevoli della nostra diversità di posizione sociale rispetto ad un lavoratore in lotta, precario o un disoccupato, sentiamo pressante la necessità di un cambiamento e di intraprendere un percorso volto a creare le condizioni perchè ciò accada. Le nostre frustrazioni, i nostri malumori, i nostri disagi sociali, che spesso ci portano alla marginalità, sono il riflesso di un certo modo di intendere la politica, funzionale solo all'interesse di pochi eletti e non dell'intera società. Le nostre famiglie soffrono perchè non riescono più a far quadrare le loro spese e quindi a supportarci negli studi. Oggi giorno, infatti, molti giovani non si iscrivono a scuola o all'università, non perchè siano dei "fannulloni" disinteressati alla cultura, ma bensì perchè non sussistono le condizioni per poter accedere a quello che dovrebbe essere un diritto garantito. L'art.34 della Costituzione afferma:"La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie, ed altre provvidenze che devono essere attribuite per concorso. "Purtroppo questo diritto negli anni è stato più volte calpestato da governi di destra e di centro-sinistra, che con la scusa di promuovere la fantomatica meritocrazia ( concetto esistente solo sulla carta) e l'economicità di gestione, non hanno fatto altro che distruggere e sferrare colpi mortali al già fatiscente mondo dell'istruzione pubblica. Considerati i già carenti fondi stanziati dalla Regione Campania per il diritto allo studio, non possiamo accettare lo sperpero degli stessi effettuato da parte delle associazioni studentesche per il finaziamento di progetti pseudo culturali, limitando così di fatto a parecchi studenti ( che realmente hanno bisogno di tali fondi) di accedere alle borse di studio, e facendoli trovare di fronte alla deridente dicitura:"idoneo ma non meritevole".
La situazione per noi giovani del sud è allarmante!!!
Il MIUR ( ministero istruzione università e ricerca) afferma che il 27,5% degli studenti campani è in condizioni di disagio sociale ed economico. Basta questo dato per far capire la gravità della situazione e la necessità di adottare interventi immediati, o altrimenti si rischia che quest' enorme numero di giovani possano diventare la nuova manovalanza a servizio della criminalità oraganizzata. Anche i risultati di una recente ricerca di Almalaurea presentata al ministro della pubblica istruzione Mariastella Gelmini sullo stato della riforma universitaria del 3+2, evidenziano come le condizioni economico-familiari siano determinanti al proseguio della carriera universitaria. Infatti si afferma che:
·i laureati di primo livello che decidono di proseguire gli studi sono i giovani provenienti da ambienti familiari socialmente ed economicamente favoriti e quelli residenti in aree del paese economicamente più arretrate;
·L'abbandono degli studi già al primo anno di università è un dato consistente, infatti abbandona quasi 1/5 degli immatricolati;
·Cresce la tendenza a non allontanarsi da casa, a studiare nella sede più vicina quale che sia l'offerta formativa disponibile.A frenare la mobilità territoriale sono i costi spesso insostenibili per le famiglie, soprattutto dove mancano infrastrutture adeguate.
·A fronte di una scarsa capacità attrattiva delle università italiane verso i giovani degli altri paesi, aumenta il numero dei connazionali che decidono di studiare all'estero e dei ricercatori precari che preferiscono trasferirsi in università fuori dal territorio nazionale.
Ci troviamo quindi di fronte ad una sorta di "accesso limitato all'istruzione" che favorisce solo i figli di e non permette a tutti, indistintamente dalla propria condizione economica e sociale, di fruire di un pieno diritto allo studio. Violando in questo modo anche uno dei principi fondanti la nostra carta costituzionale ossia il principio d'uguaglianza (formale e sostanziale) sancito dall'art. 3 della Cost. Chi dovrebbe intervenire, cioè lo stato, resta sordo di fronte alle continue richieste d'aiuto che provengono dalla società civile, la quale non riesce a trovare nemmeno una degna rappresentanza per le proprie istanze, in quanto più volte tradita da chi avrebbe dovuto difenderla. Al fine di non chiuderci più nei nostri particolarismi volti a portare solo acqua al proprio mulino/bandiera e non ripetere gli errori commessi in passato, riteniamo necessario da parte di tutti noi, ricomporre una coscienza di classe capace di cambiare tale realtà sociale, altrimenti saremo tutti corresponsabili dell'avanzata delle destre e del disfacimento sociale che ci vuole asserviti alle logiche di questo sistema.
Avanziamo inoltre la proposta di creare una Cabina di Regia che dia senso etico e trasparenza ai finanziamenti pubblici, impegnando così il sapere critico nella risoluzione delle problematiche sociali e per rilanciare un modello di sviluppo compatibile e di emancipazione socio-economica in un territorio come quello salernitano, vittima di ingenti speculazioni da parte di una losca politica corrotta.

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