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lunedì 13 settembre 2010

Italia . Strage di lavoratori ancora dentro una cisterna killer (13 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.contropiano.org

Tragedia del lavoro a Capua, in provincia di Caserta: tre operai sono morti all'interno di un silos della ditta farmaceutica Dsm mentre stavano eseguendo lavori di manutenzione. Le vittime si chiamavano Antonio Di Matteo, 63 anni, originario di Macerata Campania, Giuseppe Cecere, 50 anni, originario di San Prisco, Comuni del casertano, e Vincenzo Russo, 4 anni, originario di Casoria in provincia di Napoli. La morte è avvenuta per asfissia, questa è l'unica certezza che, per il momento, è stata avanzata dagli investigatori che stanno lavorando per risalire alle cause dell'incidente sul lavoro. Secondo quanto confermato dai vigili del fuoco di Caserta quando i tre corpi sono stati estratti dalla cisterna il loro aspetto era cianotico, testimonianza che erano privi di ossigeno. I corpi senza vita erano distanti tra loro: due sono stati, infatti, rinvenuti quasi in superficie mentre il terzo era nel fondo del silos alto circa 12 metri.

Per estrarre il cadavere, infatti, è stato necessario che i vigili del fuoco si calassero con particolari attrezzature all'interno della cisterna. Il pm ha disposto il sequestro dell'impianto che era fermo da più di un mese.

martedì 31 agosto 2010

Morto sul lavoro a La Spezia

Incidente mortale al Molo Ravano: era originario di Parma si chiamava Roberto Mattioli

La Spezia. Roberto Mattioli è il portuale morto questa notte nel terribile incidente avvenuto al molo Ravano. Mattioli, 59 anni, era oginario di Parma e lavorava per una ditta di Mantova. L'operaio è stato trovato dai colleghi, schiacciato dal Tir col quale stava lavorando. Un'altra terribile tragedia che si è consumata nel porto, ora verranno utilizzati anche i nastri della videosorveglianza per ricostruire la dinamica dell'incidente. Stando ad una prima ricostruzione Mattioli sarebbe sceso dal mezzo in una zona dove è interdetta la circolazione pedonale: probabilmente doveva sistemare i vincoli o per un'altra necessità, rimanendo schiacciato. Il dramma si è consumato tra l'abitacolo ed un muro di container accanto al mezzo. Quando l'operaio ha visto il camion muoversi, con tutta probabilità, ha provato a fermarlo ma non ci è riuscito e ha tentato disperatamente di saltare nuovamente nell'abitacolo senza tuttavia riuscirci. Alcuni testimoni hanno detto di aver trovato l'uomo schiacciato tra i contenitori ed il camion. L'operaio sarebbe morto sul colpo. La tragedia è avvenuta in una zona di movimentazione container dove vengono utilizzate le gru che sollevano e trasferiscono i carichi dei mezzi pesanti.

31/08/2010 12:21:09


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Porto di La Spezia, muore camionista travolto dal tir senza freno a mano

Vittima un autotrasportatore di 59 anni, emiliano di origine. L'infortunio al terminal principale dello scalo. Sceso dal camion, l'uomo è stato travolto dalla motrice libera di muoversi senza freno a mano. E' accaduto attorno alla mezzanotte. Sul posto hanno operato fino alle tre e mezza i vigili del fuoco. La Procura ha aperto un'inchiesta. I lavoratori del terminal si sono fermati per alcune ore subito dopo l'incidente

Un autotrasportatore di 59 anni, Roberto Mattioli di Parma, è morto questa notte intorno a mezzanotte nel porto di La Spezia. E' accaduto al terminal principale delle banchine spezzine, il Ravano. Il "padroncino" è rimasto schiacciato tra la motrice del suo mezzo pesante che si è mossa ed una pila di container. Pare che l'uomo non avesse tirato il freno a mano del mezzo e fosse sceso nel piazzale. Nel tentativo di fermare il camion è rimasto travolto. I lavoratori del terminal si sono fermati per alcune ore subito dopo l'incidente.

Sul posto hanno operato fino alle tre e mezza i vigili del fuoco, le forze dell'ordine, e gli ispettori, impegnati nella ricostruzione della tragedia. Il corpo è stato quindi rimosso e composto presso l'obitorio dell'ospedale spezzino Sant'Andrea.

(31 agosto 2010)

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La Spezia, incidente mortale in porto

31 agosto 2010 /E.Cap.

Intorno alle 24, tragedia nel porto della Spezia, dove un lavoratore è rimasto ucciso.

Secondo quanto ricostruito, il 59enne Roberto Mattioli, residente a Parma, sarebbe stato schiacciato fra la motrice del suo camion e alcuni container in un piazzale del Porto Mercantile.

L’uomo sarebbe sceso dal mezzo pesante, forse per sistemare i vincoli del carico, e il veicolo si sarebbe messo in movimento. La vicinanza fra il camion e il “muro” di container ha impedito a Mattioli di fuggire: probabilmente è riuscito a vedere muovere il camion, a capire che cosa stava accadendo, forse si è precipitato verso la cabina di guida, la cui portiera è stata trovata aperta, ma per una manciata di secondi non è riuscito a salire.

Sul posto sono accorsi i vigili del Fuoco e il 118, che hanno lavorato sino alle 3.30, ma per l’uomo non c’era nulla da fare.

Ora si sta lavorando per ricostruire la cause dell’incidente, mentre il corpo è stato portato nell’obitorio dell’ospedale Sant’Andrea. Saranno visionati i filmati delle telecamere di sorveglianza per ricostruire la dinamica della tragedia.

sabato 28 agosto 2010

Morto nella cisterna, la rabbia "Lavorava anche per due euro"

Accettava qualsiasi incarico pur di portare qualcosa a casa dove l'aspettavano la moglie casalinga e il figlio, disoccupato pure lui. Scoppia la rabbia il giorno dopo la tragedia nella cisterna della morte. Il racconto dei vicini sulla vittima, le accuse della Cgil a Tremonti e la doppia inchiesta per fare luce sull'incidente che poteva essere una strage

L'intervento dei soccorritori

Lavorava alla giornata e accettava qualsiasi lavoro pur di portare qualcosa a casa dove l'aspettavano la moglie casalinga e il figlio, disoccupato pure lui. "Si accontentava anche di due euro all'ora", dicono i conoscenti di Antonio Della Pietra, 51 anni, di Cerignola, il primo a calarsi nella cisterna della morte. Come al solito lui aveva accettato il lavoretto commissionatogli dal proprietario del fondo di San Ferdinando di Puglia, il carabiniere Sabino D'Assisti e suo cognato Sabino Mastrototaro, anche loro finiti in fondo al pozzo e salvi per miracolo. Della Pietra aveva accettato senza battere ciglio, senza preoccuparsi della pericolosità del lavoro, l'importante era tornare a casa la sera sporco, con la schiena spezzata e in tasca una cinquantina di euro. Quando andava bene era così. "Aveva accettato lavori ben più pericolosi e gli era andata sempre bene, brava persona e grande lavoratore, si vede che era arrivata la sua ora", scuotono la testa i vicini tra rassegnazione e fatalismo.

La cisterna della morte ora è sotto sequestro e l'inchiesta affidata al sostituto procuratore della Repubblica Alessandra Fini.Tra domani e sabato dovrebbe essere compiuta l'autopsia dai medici legali degli Ospedali Riuniti di Foggia.

Accertamenti sono stati avviati anche da parte del Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (Spesal) della Asl di Barletta. Gli altri due feriti sono ancora ricoverati in ospedale, uno a Foggia e l'altro a Cerignola.

L'accusa della Cgil a Tremonti. "Ancora una storia indicibilmente amara e dolorosa, l'ennesima morte bianca che sconvolge il mondo del lavoro della provincia di Barletta-Andria-Trani": lo afferma Luigi Antonucci, segretario generale Cgil della provincia, esprimendo "sincero cordoglio per la morte dell'operaio, Antonio Della Pietra, di 51 anni, di Cerignola (Foggia, avvenuta ieri in una cisterna. "Paradossalmente, mentre nella nostra provincia - aggiunge Antonucci - si consumava l'ultima tragedia sul lavoro, il Ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, affermava che 'robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci'".

"Preferiamo - prosegue Antonucci - non commentare questa affermazione del Ministro della Repubblica. Noi della Cgil vogliamo, invece, focalizzare l'attenzione sul fatto che continua ad allungarsi la scia di sangue che tinge di rosso il mondo del lavoro nella nostra provincia. Non possiamo, però, parlare sempre di tragica fatalità". "Siamo convinti - conclude il numero uno del sindacato - che fatti come quello accaduto ieri a San Ferdinando di Puglia siano destinati a ripetersi tristemente se non si interviene sull'adeguamento delle aziende alle leggi in materia di sicurezza e se non si punta sulla formazione delle lavoratrici e dei lavoratori".

L'assessore: presto nuove norme. - "Le vite umane sono un lusso? La Puglia, invece, è ricca d'amore e nei prossimi giorni approverà una nuova legge sulla sicurezza e per la qualità del lavoro". Lo annuncia l'assessore al Lavoro della Regione Puglia, Elena Gentile, rispondendo alle dichiarazioni fatte sull'argomento dal ministro Tremonti e, all'indomani della morte avvenuta in Puglia, di un operaio in una cisterna pluviale e di un immigrato in un vascone irriguo. Il disegno di legge che la Puglia si appresta a varare segue l'istituzione di un fondo di solidarietà per le famiglie delle vittime di incidenti sul lavoro voluto dalla giunta guidata da Nichi Vendola, e la decisione dell'esecutivo pugliese di costituirsi parte civile nei processi riguardanti gli incidenti sul lavoro.

Il disegno di legge - annuncia l'assessore Gentile - "implementerà in maniera sostanziale le norme per la sicurezza nei luoghi del lavoro e riguarderà non solo il sistema delle imprese ma anche gli enti pubblici e, quindi, tutte le stazioni appaltanti". Una particolare attenzione verrà posta per quanto riguarda la sicurezza nelle campagne "luoghi - afferma Gentile - diventati, soprattutto in Puglia, 'cantieri' a maggiore rischio". Il ddl che la giunta Vendola, su proposta dell'assessore Gentile, si appresa ad approvare prevederà, in particolare, obblighi per i proprietari di vasconi e pozzi: dovranno, ad esempio, impiantare una cartellonistica che dia indicazioni precise, con disegni e frasi scritte in più lingue, del rischio di pericolo di morte.


DA:http://bari.repubblica.it/cronaca/2010/08/26/news/morto_nella_cisterna_la_rabbia_lavorava_anche_per_due_euro-6530412/

martedì 6 aprile 2010

Enel, sciopero e lutto a Civitavecchia nella centrale braccia incrociate per Sergio

Iniziata alle 6.30 l'astensione dal lavoro dopo l'ennesimo incidente mortale sul lavoro nell'impianto di Torre Valdaliga. Occupata l'aula del Consiglio comunale. Attesa per l'esito dell'autopsia e delle indagini che dovranno accertare le cause della fuoriscita del getto di acqua e ammoniaca

CIVITAVECCHIA (Roma) - Rabbia e dolore sui volti degli operai della centrale Enel di Torre Valdaliga a Civitavecchia. Oggi alle 6.30 è iniziato lo sciopero di otto ore indetto da Cgil, Cisl e Uil dopo l'incidente sul lavoro che ha provocato la morte, sabato scorso, di Sergio Capitani e il ferimento di altre tre persone. Intanto circa un centinaio di operai appartenenti alle ditte esterne di Enel stanno occupando l'aula del Consiglio comunale di Civitavecchia.

Davanti ai cancelli della centrale, che oggi funzionerà solo grazie agli addetti del settore elettrico che non possono scioperare con le stesse modalità con le quali hanno interrotto il lavoro gli operai delle numerose imprese che si occupano della manutenzione dell'impianto, sono decine le persone che presidiano l'entrata insieme ai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil. Nessuno entra nello stabilimento, gli operai non hanno intenzione di varcare i cancelli di quella centrale dove, sostengono, "l'Enel ci manda ogni giorno allo sbaraglio".

C'è tra i lavoratori solo la volontà di stare insieme, parlare, condividere la sofferenza per la morte del collega, 34 anni, da sei impiegato dentro l'impianto per la ditta Guerrucci, una di quelle che da molti anni si occupano della manutenzione per la centrale dell'Enel. Molti di loro hanno saputo della morte del collega dalla televisione o dal passaparola. Ed oggi davanti ai cancelli i loro volti denunciano la disperazione di chi ha perso un collega, un amico e pensa che quello che è successo a Sergio Capitani potrebbe accadere ad ognuno di loro ogni giorno.

"Cosa serve? la sicurezza. Ci sono molti incompetenti tra chi dell'Enel dovrebbe, all'interno dell'impianto della centrale di Torre Valdaliga, sapere quali effetti possono provocare gli interventi di manutenzione". C'e la voglia di sfogarsi tra gli operai che ogni giorno all'interno dell'impianto di Torre Valdaliga vivono "l'incubo della mancanza di sicurezza". E aggiungono: "Non c'è molto da chiarire sulla dinamica di questo ultimo incidente, e del resto chi deve rispondere di quanto accaduto è chi ha firmato il 'foglio della sicurezza' dando l'ok per l'intervento. Poteva accadere a chiunque di noi perché - spiegano - se inserisci una sonda in un tubo otturato dove la pressione non viene prima fermata, questo tubo non può che esplodere. Infatti quella che ha colpito Capitani è stata una cannonata".

Tra gli operai c'è anche Antonio Cozzolino, suo fratello Michele è morto dentro questi cancelli nell'ottobre del 2007 a soli 50 metri da dove sabato c'è stato l'incidente mortale. Lui non lavora alla centrale ma ad ogni occasione viene a rivivere i momenti terribili della morte del fratello insieme agli altri lavoratori. Dopo quello di Cozzolino, nel giugno del 2008 a morire per un incidente sul lavoro all'interno della centrale fu lo sloveno Ivan Ciffari, precipitato da 30 metri di altezza.

Tra le iniziative dei lavoratori delle ditte esterne di Enel, c'è anche l'occupazione dell'aula del Consiglio comunale di Civitavecchia. La decisione è stata presa durante lo sciopero iniziato questa mattina. Alle 13, sempre al Comune, si terrà la riunione convocata dal sindaco Giovanni Moscherini per discutere dell'incidente e della sicurezza in cantiere alla quale parteciperanno Regione, Provincia, Enel e comuni limitrofi, autorità alle quali gli operai chiederanno risposte e impegni concreti.

E oggi sarà eseguita l'autopsia sul corpo di Sergio Capitani. L'esame dovrebbe aiutare a chiarire la dinamica dell'accaduto sulle cui cause è in corso l'indagine disposta dalla Procura di Civitavecchia e condotta dai carabinieri. In particolare devono essere accertati i motivi del violento getto di acqua e ammoniaca fuoriuscito dalla tubatura alla quale stavano lavorando gli operai, che avrebbe dovuto essere in sicurezza e quindi senza pressione interna.

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