martedì 6 aprile 2010

Enel, sciopero e lutto a Civitavecchia nella centrale braccia incrociate per Sergio

Iniziata alle 6.30 l'astensione dal lavoro dopo l'ennesimo incidente mortale sul lavoro nell'impianto di Torre Valdaliga. Occupata l'aula del Consiglio comunale. Attesa per l'esito dell'autopsia e delle indagini che dovranno accertare le cause della fuoriscita del getto di acqua e ammoniaca

CIVITAVECCHIA (Roma) - Rabbia e dolore sui volti degli operai della centrale Enel di Torre Valdaliga a Civitavecchia. Oggi alle 6.30 è iniziato lo sciopero di otto ore indetto da Cgil, Cisl e Uil dopo l'incidente sul lavoro che ha provocato la morte, sabato scorso, di Sergio Capitani e il ferimento di altre tre persone. Intanto circa un centinaio di operai appartenenti alle ditte esterne di Enel stanno occupando l'aula del Consiglio comunale di Civitavecchia.

Davanti ai cancelli della centrale, che oggi funzionerà solo grazie agli addetti del settore elettrico che non possono scioperare con le stesse modalità con le quali hanno interrotto il lavoro gli operai delle numerose imprese che si occupano della manutenzione dell'impianto, sono decine le persone che presidiano l'entrata insieme ai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil. Nessuno entra nello stabilimento, gli operai non hanno intenzione di varcare i cancelli di quella centrale dove, sostengono, "l'Enel ci manda ogni giorno allo sbaraglio".

C'è tra i lavoratori solo la volontà di stare insieme, parlare, condividere la sofferenza per la morte del collega, 34 anni, da sei impiegato dentro l'impianto per la ditta Guerrucci, una di quelle che da molti anni si occupano della manutenzione per la centrale dell'Enel. Molti di loro hanno saputo della morte del collega dalla televisione o dal passaparola. Ed oggi davanti ai cancelli i loro volti denunciano la disperazione di chi ha perso un collega, un amico e pensa che quello che è successo a Sergio Capitani potrebbe accadere ad ognuno di loro ogni giorno.

"Cosa serve? la sicurezza. Ci sono molti incompetenti tra chi dell'Enel dovrebbe, all'interno dell'impianto della centrale di Torre Valdaliga, sapere quali effetti possono provocare gli interventi di manutenzione". C'e la voglia di sfogarsi tra gli operai che ogni giorno all'interno dell'impianto di Torre Valdaliga vivono "l'incubo della mancanza di sicurezza". E aggiungono: "Non c'è molto da chiarire sulla dinamica di questo ultimo incidente, e del resto chi deve rispondere di quanto accaduto è chi ha firmato il 'foglio della sicurezza' dando l'ok per l'intervento. Poteva accadere a chiunque di noi perché - spiegano - se inserisci una sonda in un tubo otturato dove la pressione non viene prima fermata, questo tubo non può che esplodere. Infatti quella che ha colpito Capitani è stata una cannonata".

Tra gli operai c'è anche Antonio Cozzolino, suo fratello Michele è morto dentro questi cancelli nell'ottobre del 2007 a soli 50 metri da dove sabato c'è stato l'incidente mortale. Lui non lavora alla centrale ma ad ogni occasione viene a rivivere i momenti terribili della morte del fratello insieme agli altri lavoratori. Dopo quello di Cozzolino, nel giugno del 2008 a morire per un incidente sul lavoro all'interno della centrale fu lo sloveno Ivan Ciffari, precipitato da 30 metri di altezza.

Tra le iniziative dei lavoratori delle ditte esterne di Enel, c'è anche l'occupazione dell'aula del Consiglio comunale di Civitavecchia. La decisione è stata presa durante lo sciopero iniziato questa mattina. Alle 13, sempre al Comune, si terrà la riunione convocata dal sindaco Giovanni Moscherini per discutere dell'incidente e della sicurezza in cantiere alla quale parteciperanno Regione, Provincia, Enel e comuni limitrofi, autorità alle quali gli operai chiederanno risposte e impegni concreti.

E oggi sarà eseguita l'autopsia sul corpo di Sergio Capitani. L'esame dovrebbe aiutare a chiarire la dinamica dell'accaduto sulle cui cause è in corso l'indagine disposta dalla Procura di Civitavecchia e condotta dai carabinieri. In particolare devono essere accertati i motivi del violento getto di acqua e ammoniaca fuoriuscito dalla tubatura alla quale stavano lavorando gli operai, che avrebbe dovuto essere in sicurezza e quindi senza pressione interna.

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