martedì 7 settembre 2010

L'Aquila 17 mesi dopo il sisma - Una città che tira a campare

Il bilancio 17 mesi dopo il tragico 6 aprile 2009. Il capoluogo è disgregato fra incertezza, dubbi e sospetti. Le persone assistite sono oltre 50.000, la ricostruzione ancora lontana e il si respira un clima di attesa piena di incognite

L'AQUILA. Il tempo scorre inesorabile. Oggi, sei settembre 2010, sono passati 17 mesi da quel tragico sei aprile del 2009. Eppure per una serie di "coincidenze", almeno si spera tali siano, L'Aquila si ritrova più o meno a vivere come in quei giorni che seguirono una scossa che ha travolto vite umane e distrutto la città e tanti paesi del circondario. Oggi come 17 mesi fa abbiamo i centri storici chiusi, una città che, nell'ultimo fine settimana, si è svuotata e, soprattutto, la paura del terremoto non solo non è passata ma è tornata a condizionare i giorni e le notti degli aquilani. Tutto questo in un panorama carico di incertezze che vanno dalla ricostruzione, al lavoro, al ritorno a una vita che possa essere definibile normale.

I DATI. I numeri sono la fotografia di una situazione di assoluta disgregazione, di una città dispersa e che stenta a ritrovarsi. Il dato più impressionante è che fra il Comune dell'Aquila e i 54 Comuni del cratere ci sono quasi 56.000 persone assistite: chi nel progetto Case (i megapalazzoni che ogni giorno paiono sempre più tristi), le casette map (a parte lodevoli eccezioni vorrei trovare qualcuno che mi spieghi la differenza, almeno a guardarle dall'esterno, fra questi map e le baracche costruite nella Marsica, ma anche all'Aquila, dopo il sisma del 1915), altri ancora negli alberghi (si tratta di quasi tremila persone in particolare anziani soli). C'è poi uno sterminato numero di cittadini (quasi 26.000) che ha scelto di arrangiarsi alla meglio e "gode" della cosiddetta autonoma sistemazione.

AUTONOMA SISTEMAZIONE. L'autonoma sistemazione, ormai non lo nasconde più nessuno, sta diventando per molti non solo una integrazione al reddito ma una vera e propria risorsa di sopravvivenza. Fra 26.000 ci sarà una piccola percentuale di furbi (che sono purtroppo ineliminabili) ma la gran parte ha bisogno di quell'assegno che arriva a singhiozzo (i pagamenti sono fermi ad aprile 2010) per fare la spesa. Il Comune, che liquida materialmente la cifra, lamenta che non ha soldi per pagare regolarmente, il commissario Chiodi dice invece che i fondi ci sono. Conclusione: nessuno ci capisce e alla fine ci si rassegna. Come si sono rassegnati quelli che avevano chiesto l'indennizzo per i traslochi o per i mobili distrutti.

MAP. Anche sulle casette di legno c'è un piccolo giallo. Il Comune dice che ce ne sono molte libere. Cittadini denunciano che ce ne sono di libere anche fra quelle che apparentemente sono occupate da chi ha scambiato il map per la casetta di campagna. E poi stanno iniziando con sempre maggior frequenza le proteste di chi scopre difetti e problemi (almeno per questo c'è un numero verde a cui rivolgersi). Ma non solo: dopo l'entusiasmo iniziale ci si rende conto che la parola provvisorio assume un significato sempre più chiaro: sarà difficile restare per anni dentro quegli alloggi.

PUNTELLAMENTI. I puntellamenti sono stati l'unico grande affare di questi primi 17 mesi. Centinaia di milioni di euro che finiranno (perché anche per questi pagamenti i ritardi non mancano) nelle casse di decine e decine di ditte. Tutti i puntellamenti erano necessari? Forse no e prima poi anche su questo finirà per indagare la magistratura. E qualcuno dovrà spiegare perché si puntellano abitazioni destinate in futuro alla demolizione e non si trovano i soldi per mettere in sicurezza cento metri di strada che portano alle Grotte di Stiffe che è una risorsa per il turismo locale (l'articolo).

RISTRUTTURAZIONI. In questi ultimi mesi sono stati aperti centinaia di cantieri per la ristrutturazione delle case A e B. Mi capita sempre più spesso di trovare persone che mi avvicinano e mi soffiano all'orecchio: perché non andate a controllare come si stanno facendo quelle ristrutturazioni? E dietro la domanda ci sono sospetti che le cose si stiano facendo con superficialità. Naturalmente generalizzare non va bene e la maggioranza delle ditte sta sicuramente lavorando bene e onestamente. Però anche su questo ci si chiede: qual è l'istituzione o l'ufficio che dovrebbe controllare la bontà dei lavori soprattutto a garanzia della sicurezza di chi in quelle case ci deve tornare? Sempre più spesso poi i proprietari si sentono chiedere delle cifre aggiuntive rispetto a quanto preventivato. Chi paga?

COSTRUTTORI. Sulle pagine dei giornali da qualche settimana compare una insistente polemica fra i costruttori (in particolare nell'Ance, l'associazione che li rappresenta). Non ricordo nell'era avanti terremoto di aver mai scritto o letto di "scontri" fra costruttori. Che sarà successo? Forse l'Ance dovrebbe chiarire meglio se no è facile pensare che sia solo una questione di torte da spartire.

RICOSTRUZIONE. La ricostruzione pesante come è noto è ferma. E la gente che ha le case nei centri storici (la maggioranza) non sa quando potranno essere aperti i cantieri. E' un clima di incertezza totale e oggi, nonostante gli sforzi, non c'è un amministratore a qualsiasi livello, in grado di dare una indicazione credibile, che sia una. Non viene tra l'altro ancora disciplinata la questione fra indennizzo e contributo. Che non è cosa di secondo piano visto che sono in gioco le modalità degli appalti. Insomma la confusione è tanta e la parola d'ordine è: tirare a campare. Chi può.

6 settembre 2010

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