sabato 2 ottobre 2010

Fatti di Pistoia, colpo di scena finale. Teste dell’accusa invalidati dalle parole di un fotografo. La sentenza il 19 novembre

pistoia_tribunaleCi si attendeva la sentenza, l’atto finale di un lungo processo che vede ancora indagate 6 persone per i noti fatti di Pistoia. Alla fine il giudice ha rimandato le parti al 19 novembre, ma la giornata di oggi sarà comunque ricordata nelle memorie processuali e probabilmente risulterà decisiva ai fini della sentenza. La mattinata si è aperta con l’intervento di uno degli imputati livornesi, a cui la corte ha permesso la lettura di un lungo intervento. L’imputato ha ripercorso l’intera vicenda personale, non mancando di sottolineare, per la prima volta in aula, la propria amarezza per essersi trovato, assieme agli altri imputati, vittima di una “rappresaglia” politica ad opera di coloro che hanno condotto le indagini ai danni di persone estranei ai fatti che stavano partecipando a una riunione contro la legge sulle ronde, seguita da “un preoccupante meccanismo inquisitorio in cui il principio fondamentale dell’onere della prova da parte di chi accusa è venuto meno più e più volte ed essere dunque “costretti a cercare affannosamente le prove della propria innocenza”.

Poi è stato presentato il dossier che rivela in maniera articolata i legami esistenti tra agenti della Questura di Pistoia e militanti di Casapound. Alla fine dell’intervento c’è stata la mossa a sorpresa della difesa, che come anticipato, ha segnato profondamente la giornata di oggi. E’ stato invitato a testimoniare un fotografo del Tirreno di Pistoia, che insieme ad un altro fotografo e due giornalisti, l’11 ottobre, fu inviato sul luogo dei danneggiamenti come inviato redazionale. Il fotografo ha dichiarato di essere rimasto sorpreso dalla testimonianza di Marco Lucarelli, pizzaiolo e teste chiave dell’accusa, testimonianza ascoltata in aula durante le prime udienze, in quanto il teste, interpellato proprio l’11 ottobre dai suoi colleghi giornalisti, dichiarava di non aver visto né sentito niente e di non esser stato presente in zona al momento dei fatti. Una dichiarazione pesante come un macigno se si considera che lo stesso Lucarelli, la sera, si presenterà in Questura per rivelare, a suo dire, la dinamica dei fatti e riconoscere alcuni degli imputati. A quel punto il giudice ha ascoltato la replica di Lucarelli, il quale, ha dichiarato di non ricordarsi del fatto, e di non aver mai parlato coi giornalisti, ma, ha insistito più e più volte, destando i dubbi dell’intera platea, “solo con la polizia”. A quel punto, vista la discordanza di testimonianze, il giudice ha ordinato un confronto tra il fotografo e Lucarelli. Quest’ultimo, fortemente imbarazzato, ha continuato a negare, ma sia il giudice, sia il pm, hanno ritenuto inattendibile la sua versione, tanto da non ritenere necessaria la convocazione dei colleghi giornalisti autori delle domande. Al teste Lucarelli è stata poi sottoposta una fotografia del bancone della pizzeria, dove è affisso un adesivo di Casapound. Lucarelli ha confermato di aver consentito ai militanti di Casapound l’affissione dell’adesivo in relazione a una raccolta fondi per la ristrutturazione della sede neofascista, confermando così i rapporti esistenti tra il suo locale e Casapound, negati durante il primo interrogatorio.

La difesa a quel punto, ha rimarcato l’inattendibilità del teste chiave dell’accusa, ancora una volta incerto e “mal consigliato” nel riferire dei suoi comportamenti rispetto alla vicenda pistoiese.

Il giudice dopo una breve pausa processuale ha deciso di convocare un altro teste, che secondo il racconto di Lucarelli e Romondia, avrebbe richiesto loro, il trasporto della stufa (i pizzaioli dichiararono di aver riconosciuto gli imputati durante il trasporto della stessa, anche se Romondia parlò di “una lavatrice”). Il teste, dopo aver più volte negato l’affidamento di questo incarico, ha ricordato infine il fatto, testimoniando però una versione dei fatti che ancora una volta contraddice pesantemente la ricostruzione di Lucarelli, che, occorre precisare, non ha mai rivelato la presenza di questa terza persona. Il teste ha infatti rivelato di aver personalmente partecipato al trasporto insieme ai due pizzaioli, e di non aver visto fuggire nessuno. Ha raccontato poi di aver trasportato la stufa tra le 15 e le 16 (i fatti sono invece avvenuti quasi un’ora dopo) con un carrello senza l’aiuto di Lucarelli e Romondia, i quali sono poi tornati tranquillamente al lavoro nella pizzeria. Una testimonianza complicata dal lungo tempo trascorso, ma che in ogni caso, conferma le lacune e le contraddizioni dei principali testi dell’accusa, coloro che hanno permesso la carcerazione immediata dei primi tre imputati.

Il Comitato Parenti e Amici degli imputati livornesi per i fatti di Pistoia, al termine dell’udienza ha espresso “massima soddisfazione” riferendosi all’udienza, poiché “com’era inevitabile, finalmente sta emergendo in maniera insopprimibile la nostra verità e la falsità delle accuse”. Il Comitato, che sarà nuovamente presente all’ultima udienza del 19 novembre, si augura infine che “il tribunale trovi la forza capacità di concludere questa triste e assurda vicenda prendendo atto della totale inattendibilità e incoerenza di tutti i testimoni dell’accusa, i quali si sono contraddetti palesemente nelle proprie testimonianze giurate”. Gli esponenti del Comitato rilanciano inoltre la presenza l’invito alla presenza in aula per le ore 9 del 19 novembre prossimo.

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