martedì 5 ottobre 2010

Stop Green Hunt! - Amnesty denuncia le torture del governo indiano

Amnesty International: Le autorità devono aprire un'inchiesta sugli atti di tortura, le violenze sessuali e la detenzione illegale degli adivasi nello Chhattisgarh.

14 settembre 2010

Amnesty International questo martedì 14 settembre ha dichiarato che le autorità indiane devono ordinare al più presto l'apertura di un'inchiesta imparziale e indipendente sui casi di tortura, maltrattamenti, stupri e altre violenze sessuali, che sono state segnalati ai danni degli adivasi (indigeni) detenuti illegalmente nello Chhattisgarh.

Gli adivasi dei villaggi di Pachangi e Aloor, nel distretto di Kanker, hanno rivelato ad Amnesty International che paramilitari delle forze di sicurezza delle frontiere (BSF) e poliziotti dello Stato dello Chhattisgarh il 5 e il 6 settembre hanno arrestato 40 indigeni dei loro villaggi, li hanno fatti spogliare e li hanno bastonati. Cinque uomini - Narsingh Kumra, Sukram Netam, Premsingh Potayi, Raju Ram e Bidde Potayi sarebbe stati stuprati con i bastoni e sarebbero tutt’ora in cura presso l'ospedale governativo di Kanker.

Queste violenze hanno avuto luogo a seguito di un'imboscata tesa ad una pattuglia della polizia delle frontiere (BSF) da parte di membri del Partito comunista indiano (maoista) durante la quale tre membri delle BSF e due poliziotti sono stati uccisi.

Diciassette persone di due villaggi diversi sono stati arrestate. Dopo aver messo loro una benda sugli occhi, queste persone sono state divise in più gruppi e portate presso il campo BSF di Durgkondal su autocarri chiusi. Amnesty International ha appreso che almeno due delle persone interrogate - Dhansu Khemra e Sarita Tulavi - erano giovani donne di 16 anni mentre altre quattro erano donne e ragazze tra i 16 e i 20 anni.

Durante la loro detenzione, le persone arrestate sono state picchiate dalle forze di sicurezza che volevano estorcere loro una confessione di appartenenza al movimento maoista e di implicazione nell’imboscata del 29 agosto. Scosse elettriche sono state usate dagli interroganti su almeno 10 prigionieri e due donne sono state vittime di abusi sessuali.

Secondo gli indigeni, la polizia di Kanker ha liberato una donna detenuta, Surita, la mattina del 7 settembre, perché soffriva di malaria. Suo padre, Punnim Tulavi, maestro di scuola è stato liberato lo stesso giorno, ma altri due uomini sono stati arrestati.

Le altre cinque detenute sono state portate dinanzi ad un tribunale locale insieme a due degli uomini adivasi l'8 settembre, mentre i restanti 10 uomini adivasi sono stati processati il 10 settembre. Tutti gli adivasi sono accusati di complicità nell’imboscata del 29 agosto tesa dal gruppo maoista illegale e si trovano ora nelle prigioni di Kanker e Jagdalpur, essendo stata loro rifiutata la libertà dietro cauzione.

Secondo il diritto indiano, ogni persona arrestata deve essere processata entro le 24 ore che seguono il suo arresto. Per tentare di eludere questa norma, la polizia ha affermato che i due gruppi di prigionieri erano stati arrestati alla vigilia della loro comparsa in tribunale.

Gli atti di tortura, i trattamenti, le punizioni crudeli, inumane e degradanti, ivi comprese le violenze sessuali, sono vietati in qualsiasi circostanza, anche in tempo di guerra o in situazioni di emergenza, dal diritto internazionale e in particolare dal Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e dalla Convenzione di Ginevra. L' India è altresì firmataria della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e il Parlamento indiano sta per votare una nuova legge contro la tortura conformemente alle disposizioni della Convenzione prima della sua ratifica.

Amnesty International fa appello alle autorità indiane affinchè:

· Procedano quanto prima all’apertura di un’inchiesta , imparziale, indipendente ed effettiva sui casi di tortura, maltrattamenti e abusi sessuali, come pure sulla detenzione illegale degli adivasi. Le persone sospettate di avere avuto un ruolo in questi abusi, in particolare le persone che occupano un posto di responsabilità nella catena di comando, devono essere immediatamente sospese da qualsiasi incarico che permetterebbe loro di ripetere tali violenze e devono essere assicurate alla giustizia;

· Accordino alle vittime di tortura e altri abusi dei risarcimenti esaustivi; e provvedano in particolare a che tutte le vittime di tortura e altri abusi, con particolare riguardo alle violenze sessuali, ricevano cure mediche adeguate, sia fisiche che psicologiche, da parte di professionisti formati e sensibilizzati a trattare questo tipo di vittime

· Provvedano a che i minori di 18 anni, qualora siano imprigionati, vengano detenuti separatamente dagli adulti e trattati conformemente alla legge indiana relativa ai minori in detenzione ed alla convenzione delle Nazioni Unite relativa ai diritti del bambino che l’India ha ratificato.

Nel corso degli ultimi cinque anni, lo Chhattisgarh ha conosciuto un'escalation di violenza tra i gruppi armati maoisti illegali che affermano di combattere per gli adivasi e le forze paramilitari indiane. Almeno 600 persone sono state uccise e circa 30.000 adivasi sono stati costretti ad abbandonare le loro terre.

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È più facile per la coscienza dei liberali credere che la guerra nelle foreste sia una guerra tra il Governo e i maoisti, che definiscono le elezioni una farsa, il parlamento un porcile e che hanno dichiarato apertamente la loro intenzione di rovesciare lo Stato indiano.

È comodo dimenticare che le popolazioni tribali dell’India centrale hanno una storia di resistenza che precede Mao di parecchi secoli (una dimenticanza banale perché se non avessero questa storia, essi non esisterebbero più). Gli Ho, gli Oraon, i Kols, i Santhals, i Mundals e i Gonds si sono ribellati tutti numerose volte, contro i britannici, contro gli zamindars (esattori delle tasse all’epoca degli imperatori) e contro gli usurai.

Le ribellioni sono state brutalmente represse, parecchie migliaia di persone sono state uccise, ma la popolazione non è mai stata sottomessa. Anche dopo l’indipendenza, le popolazioni tribali sono state protagoniste del primo sollevamento che potrebbe essere qualificato come maoista, nel villaggio di Naxalbari nel Bengala occidentale (da cui trae origine il termine “naxalita” - utilizzato oggi come sinonimo di “maoista”).

Da allora la politica dei “naxaliti” si è intrecciata in maniera inestricabile con i sollevamenti tribali, e questo la dice lunga sia sui “naxaliti” che sui tribali. Questa rivolta ha lasciato in eredità una popolazione furente che è stata deliberatamente isolata ed emarginata dal Governo indiano.

La Costituzione, fondamento morale della democrazia indiana, è stata adottata dal Parlamento nel 1950. Una data tragica per le popolazioni tribali.

La Costituzione, infatti, ha approvato la politica coloniale e ha fatto del Governo il custode delle terre delle popolazioni tribali. Dal giorno alla notte ha trasformato l’insieme delle popolazioni tribali in occupanti abusivi dei loro stessi territori, le ha private del loro tradizionale diritto ai prodotti della foresta, ha criminalizzato un intero modo di vivere. In cambio del diritto di voto, le ha spogliate del diritto alla loro sussistenza e alla loro dignità.

Così facendo, le ha costrette nella spirale dell’indigenza e, come per un crudele gioco di prestigio, il Governo ha cominciato a rivolgere la loro stessa miseria contro di esse.

Le numerose deportazioni forzate di intere popolazioni - per la costruzione di dighe, per progetti d’irrigazione, per le miniere – sono state presentate come adattamento delle popolazioni tribali alla cultura dominante perché anche queste godessero “dei frutti dello sviluppo moderno”. La grande maggioranza delle decine di milioni di persone dislocate (più di 30 milioni solo per le dighe), profughi del “progresso” indiano, è costituita da popolazioni tribali.

Quando il Governo comincia a parlare di benessere per i tribali, è ora di preoccuparsi.

Il Ministro degli Interni P. Chidambaram ha espresso recentemente le sue preoccupazioni affermando che non vuole popolazioni tribali che vivano in un “museo delle culture”.

Il benessere delle popolazioni tribali non sembrava, però, essere una priorità durante la sua carriera di avvocato di molte tra le maggiori imprese minerarie, di cui curava gli interessi.

Questo spiega bene l’origine delle sue recenti preoccupazioni.

Durante questi ultimi cinque anni, i Governi del Chhattisgarh, dello Jharkhand, dell’Orissa e del Bengala occidentale hanno firmato con le multinazionali centinaia di MoUs (Memorandum of Understanding - Protocollo d’Intesa), tutti segreti, del valore di parecchi miliardi di dollari per la costruzione di acciaierie, fabbriche di spugne di ferro, centrali elettriche, raffinerie di alluminio, dighe e miniere. Perché questi MoUs si traducano in denaro occorre dislocare le popolazioni tribali.

Di qui, questa guerra.

Quando un paese che si autoproclama una democrazia dichiara una guerra aperta all’interno dei suoi stessi confini, a che cosa è paragonabile questa guerra? La resistenza ha qualche chance? Ne dovrebbe avere una? Chi sono i maoisti? Sono semplicemente dei nichilisti violenti che trasmettono alle popolazioni tribali un’ideologia antiquata, spingendoli a un’insurrezione senza speranza? Quali lezioni hanno imparato dalla loro esperienza passata? La lotta armata è intrinsecamente non democratica? La Teoria del Sandwich – delle popolazioni tribali incastrate tra il doppio fuoco dello Stato e dei maoisti - è una teoria esatta? I “maoisti” e i “tribali” sono due categorie totalmente distinte come si è affermato? I loro interessi convergono? Hanno imparato qualcosa l’uno dall’altro? C’è stato interscambio tra di essi?

Alla vigilia della mia partenza, mia madre mi ha chiamato, sembrava stanca. “Ho pensato”, ha detto con un bizzarro istinto materno, “che ciò di cui questo paese ha bisogno è una rivoluzione”.

Un articolo su Internet afferma che il Mossad israeliano sta formando 30 alti ufficiali di polizia indiani alle tecniche degli omicidi mirati, per decapitare l’organizzazione maoista.

Sulla stampa si dibatte a proposito del nuovo materiale che è stato acquistato in Israele: rivelatori telemetrici laser, attrezzature di registrazione di immagini termiche e i “droni”, così popolari grazie all’esercito americano. Armi perfette da utilizzare contro i poveri.

Il tragitto da Raipur a Dantewara necessità di circa dieci ore di viaggio attraverso quelle regioni note per essere “infestate di maoisti”.

Questi non sono termini casuali. I termini “infestare/infezione” riconducono a “malattia/parassiti”. Le malattie devono essere curate. I parassiti devono essere sterminati. I maoisti devono essere annientati. Così, in maniera strisciante e innocua, il linguaggio del genocidio è entrato nel nostro vocabolario.

Per proteggere le autostrade, le forze di polizia hanno “messo in sicurezza” una ristretta striscia di foresta su entrambi i lati.

Più lontano, all’interno, c’è il regno dei Dada log. (I fratelli. I compagni).

Nella periferia di Raipur un enorme tabellone pubblicizza l’ospedale per i tumori sovvenzionato da Vedanta (la compagnia per la quale il nostro Ministro degli Interni ha lavorato nei tempi passati).

Nell’Orissa, dove estrae la bauxite, Vedanta finanzia un’università.

Così, in maniera strisciante ed innocua, le società minerarie penetrano le nostre immaginazioni: esse diventano i giganti buoni che realmente si preoccupano per noi.

Arundhati Roy

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