sabato 2 ottobre 2010

Il FPLP sospende la sua partecipazione al Comitato esecutivo dell'OLP in protesta contro il ritorno ai negoziati





Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha annunciato in una conferenza stampa il 25 settembre 2010, di sospendere la propria partecipazione al Comitato esecutivo dell'OLP in risposta al ritorno di Abu Mazen ai negoziati e all'illegittima "approvazione" da parte dello stesso Comitato di questa azione pericolosa.
 In una conferenza stampa tenuta a Ramallah, condotta dal vice Segretario generale, il compagno Abdel-Rahim Mallouh e dai compagni dell'Ufficio politico Khalida Jarrar e Omar Shehadeh, il Fronte ha messo in guardia sulle gravi conseguenze e ripercussioni della politica di concessioni e appeasement verso Stati Uniti e Israele.
Nel corso della conferenza stampa è stata rilasciata la seguente dichiarazione:

Dichiarazione politica rilasciata dal Comitato Centrale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina
Alle masse del nostro popolo palestinese che lotta in Palestina e della Diaspora...
Alle masse della nostra gloriosa Nazione Araba...


 In virtù della nostra piena responsabilità storica e nazionale e con un alto grado di coscienza dei grandi rischi per il nostro popolo per gli attuali sviluppi politici a livello arabo e palestinese, emettiamo oggi la seguente dichiarazione. Alla luce della scelta da parte della leadership dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina riguardo un ritorno ai negoziati diretti con il governo dell’entità sionista, sotto l'egida dell'imperialismo statunitense, il Comitato Centrale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha convocato una riunione straordinaria per discutere tali sviluppi, definendo i seguenti punti:


I. Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina si attiene dal 1993 ad un rigoroso e categorico rifiuto di Oslo e ha messo in guardia sin da subito della sua pericolosità e delle conseguenze disastrose per la causa palestinese, per il programma e la carta dell’OLP e per la lotta nazionale palestinese. La decisione di tornare alle trattative dirette, dopo un fallimento lungo quasi due decenni, è un affronto per il sangue del nostro popolo versato nell’Intifada di Al-Aqsa del 2000 ed esprime l'ostinazione della leadership dell'OLP nel portare avanti il percorso devastante di Oslo, nonostante i suoi effetti rovinosi sul nostro popolo. Questo sviluppo abbandona la causa palestinese nelle mani dell'imperialismo americano e del sionismo, rendendola dipendente dai loro dettami che mirano alla liquidazione degli inalienabili diritti storici e nazionali del nostro popolo, in particolare il diritto al ritorno dei rifugiati, il diritto all'autodeterminazione e il diritto di cittadinanza e residenza in terra palestinese, nei territori della Palestina occupati nel 1948. I negoziati diretti contribuiscono anche a rompere il crescente isolamento internazionale dell'entità sionista, a proteggere i suoi leader dalle responsabilità e conseguenze per i loro crimini e massacri, e per aggirare la crescente solidarietà internazionale con il nostro popolo e i suoi diritti. Essi forniscono una copertura alle pratiche dell'occupazione e alle politiche di costruzione degli insediamenti, confisca delle terre, deportazione, assedio, detenzione, prigionia ed assassinio. Intacca ulteriormente la nostra posizione nazionale e contribuisce ad approfondire la disastrosa divisione interna palestinese.
Di conseguenza, il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che ha mantenuto e rispettato l'OLP ed è stata parte di ogni svolta politica dell'organizzazione, e che considera la sua storia e potenzialità come quelle di un grande movimento nazionale bagnato con il sangue dei martiri, si rifiuta di accettare che l'OLP sia una copertura per le politiche che distruggono e minano la nostra causa nazionale. Rifiutiamo inoltre di accettare che le istituzioni dell'OLP siano trasformate in enti privi di indipendenza, militanza, democrazia, trasparenza e legittimità. Quindi:
I
l Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina sospende la sua partecipazione alle riunioni del Comitato esecutivo dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Noi proseguiremo, di fronte alle masse del nostro popolo e della nostra nazione, a mettere in guardia sulle gravi conseguenze e ripercussioni della politica di concessioni e sul ritorno ai negoziati diretti alle condizioni israelo-statunitensi, ivi incluse l'assenza delle Nazioni Unite e delle sue disposizioni e la loro sostituzione con un tavolo negoziale sponsorizzato dagli americani. Con il sostegno degli Stati Uniti, lo stato sionista tenta di imporre l'obbligo del riconoscimento di "Israele" come lo "Stato del popolo ebraico", come parte dell'agenda dei negoziati. Compiamo questo passo alla luce della continua costruzione degli insediamenti, del blocco e dell'assedio e delle persistenti pratiche e politiche egoistiche e di esclusione che non tengono conto dell'azione collettiva palestinese nel processo decisionale, e alla luce dello schiacciante rifiuto popolare alla decisione illegittima di tornare ai negoziati presa con solo un terzo dei membri del Comitato esecutivo.


II. La decisione di tornare al negoziato diretto mina gravemente le deliberazioni del Consiglio centrale. Si tratta di un abuso dell'OLP e della sua rappresentazione come identità nazionale militante palestinese e luogo di lavoro comune.
Invece di mantenere dinanzi al mondo una posizione di difesa nazionale, per rafforzare in particolare il punto di vista ufficiale arabo, al servizio della lotta nazionale e dei suoi obiettivi, il Comitato esecutivo ha fornito una decisione presa in anticipo. Questa decisione è stata presa in una riunione del Comitato esecutivo - organo dirigente dell'OLP - con la mancanza formale del quorum e con il rifiuto delle principali forze.
II
I. La decisione del Fronte Popolare di sospendere la propria partecipazione alle riunioni del Comitato esecutivo non significa che siamo impegnati in qualche tipo di struttura parallela o alternativa all'OLP come organismo nazionale in grado di comprendere tutto il popolo palestinese in patria e nella diaspora. Il Fronte non è solo contro l'utilizzo dell'OLP e delle sue istituzioni come un guscio vuoto per giustificare le concessioni, ma rifiuta anche qualsiasi negazione del fatto che l'OLP sia un grande successo nazionale del nostro popolo e delle fazioni della rivoluzione palestinese contemporanea, oltre che il prodotto di tanti dolorosi sacrifici. Proprio come nel passato, il Fronte Popolare non cesserà nel presente e nel futuro di lottare per riformare e ricostruire l'OLP su base nazionale e democratica, incluse le elezioni basate sulla rappresentanza proporzionale in Palestina e, per quanto possibile, nella diaspora. Affermiamo l'impegno della Dichiarazione del Cairo del marzo 2005 e del Documento per l’Accordo Nazionale del giugno 2006 (Documento dei Prigionieri) per porre fine al disastroso stato di divisione, ristabilire l'unità nazionale e consolidare la fermezza del nostro popolo nell'affrontare l'occupazione e le sue pratiche sul terreno. Questi sono i compiti principali di tutti i palestinesi nell'attuale fase nazionale.


IV. Il Fronte Popolare, pur affermando che l'OLP è l'unico rappresentante legittimo del nostro popolo, ovunque esso si presenti, invita le masse del nostro popolo, le fazioni, le forze politiche, i leader delle comunità e le personalità indipendenti a formare e sostenere il più ampio movimento popolare per fermare i negoziati e per la fine del percorso disastroso rappresentato dagli accordi di Oslo. Chiediamo la convocazione di una conferenza internazionale con pieni poteri sotto l'egida delle Nazioni Unite, con le risoluzioni internazionali e la legittimità come riferimento, al fine di dare seguito ai diritti dei palestinesi e costringere l'entità sionista ad applicare le risoluzioni dell'ONU, in particolare la risoluzione 194, assicurando il ritorno dei profughi alle loro case da cui furono scacciati, lo smantellamento degli insediamenti e la rimozione dei coloni. Invitiamo a lavorare duramente per ripristinare l'unità nazionale e per sviluppare una strategia per l'azione politica che sostenga i nostri principi nazionali e ponga fine alla dipendenza dai negoziati che, attraverso una dolorosa esperienza, si sono dimostrati inutili nella migliore delle ipotesi e devastanti e pericolosi nella peggiore.


Unità, fermezza e resistenza fino alla vittoria!
Gloria ai martiri, salute ai feriti, libertà per i prigionieri e vittoria per il nostro popolo!


Comitato Centrale Generale
Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina
Settembre 2010

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