lunedì 30 novembre 2009

[Anti-WTO] Ginevra: le strade ci appartengono


Sabato 28 Novembre 2009 c'è stato il via delle prime azioni anti-WTO, diesci anni dopo la battaglia di Seattle, che ha riunito tra 4 e 5000 persone di cui tra i 500 e i 1000 autonomi e compagni dei quartieri popolari. Se il summit comincia ufficialmente lunedì 30 novembre, le reti anticapitaliste non hanno aspettato e hanno aperto le ostilità su questo nuovo summit della dominazione, dello sfruttamento e del Capitale.

14h, place neuve, un buon migliaio di persone si sono già rassemblate e il corteo partirà verso le 15h con 5000 persone, dopo l'arrivo, ad esempio, dei leader paesani contestatari provenienti dalla Corea del Sud bloccati per un pò alla frontiera.
Seguiranno più di tre ore di guerriglia, di saccheggio di sedi della assicurazioni, di banche, di boutique di lusso (Louis Vuitton, Rolex, etc.), di auto di lusso (enormi BMW, Mercedes, porches etc.) di cui almeno tre bruciate, di scontri con la polizia, etc.
Quello che è interessante da notare è la determinazione degli autonomi a tenere la strada. Malgrado la prima scissione del corteo a causa di violenti attacchi laterali della polizia, appoggiati molto rapidamente da cannoni ad acqua blindati, un buon migliaio di persone si è raggruppato in un parco con l'obiettivo di rendersi direttamente alla sede dove si terrà il vertice del WTO. Malgrado la violenta risposta dei poliziotti antisommossa, differenti cortei sono passati attraverso i quartieri popolari vicini, dove svariate centinaia di giovani abitanti proletari hanno raggiunto l'azione.
Malgrado il massiccio armamento poliziesco (impiego massivo di granate lacrimogene, quattro cannoni ad acqua blindati, flashball, fucili con proiettili in gomma), i rivoluzionari si sono tenuti attivi fino alle 18h
La repressione poliziesca aveva una tattica chiara: lasciare i più offensivi andare avanti, attaccare lateralmente, scindere al massimo i gruppi per dividere i cortei e isolare i militanti-attivisti. Per questo, piuttosto che posizionarsi in linee fisse e armate pesantemente, la polizia ha utilizzato la tattica di piccoli gruppi (30 guardie al massimo) che intervengono lateralmente o alle spalle (niente scudi, solo flashball e manganelli). In avanti gli agenti respingono i rivoltosi a colpi di gas, e i piccoli gruppi mobili di poliziotti a intervento rapido spuntano al momento del reflusso.
Nonostante queste tattiche poliziesche si siano rivelate paurosamente efficaci, è interessante notare la determinazione degli autonomi di raggrupparsi sempre per attaccare nuovamente verso la direzione della sede del WTO, poi di tenersi in strada (soprattutto nel quartiere della stazione) e infine di adottare loro stessi la tattica dei piccoli gruppi mobili logorando la polizia e attaccandosi ai bersagli capitalisti in tutto il centro della città.
Militarmente parlando, non c'è un reale vincitore. Non è che verso le 18:30 che i poliziotti controllano finalmente il territorio, passando al setaccio tutta la città.
Insomma la polizia svizzera, a differenza dei poliziotti francesi in occasione, ad esempio della NATO, non cerca l'intimidazione spettacolare e il controllo totale di ogni minimo movimento della popolazione, ma d'intervenire strettamente al momento delle azioni.
I così detti "pacifisti", che si cerca di distinguere dai partigiani dell'azione diretta, contrariamente al dire dei media, sono rimasti solidali, denunciando esclusivamente il dispositivo poliziesco e la sua violenza d'intervento senza distinzioni (gas sui binari dei tram, nei negozi, bambini feriti verso la stazione, al momento della repressione globale, da flashball ). La Brigata dei Clown Attivisti e la Batucada hanno aiutato a dissolvere completamente questa divisione di Stato tra "pacifisti" e "casseurs". Allo stesso modo la popolazione non ha cercato d'interporsi contro i rivoltosi.
La cosa che va più sottolineata è la riuscita del legame con i quartieri popolari.
Il tempo di un pomeriggio, la rabbia mischiata alla gioia, siamo riusciti a deviare i flussi del quotidiano, abbiamo dato una nuova consistenza alla lotta di strada dei così detti "banlieusards", abbiamo incrinato le fibre di questo falso reale.
Avanziamo e scopriamo subito queste strade che credevamo di conoscere bene, queste vie che in altri momenti sono quelle della quotidianità, castrante e assassina della Macchina, che risuonano dei nostri passi rassegnati e che ora blocchiamo con la nostra forza d'attacco.
Scopriamo immediatamente l'importanza di una via troppo stretta o troppo larga, di stradine e di ostacoli, dell'importanza strategica e tattica di quell'incrocio. E sappiamo quindi l'importanza della nostra azione a scardinare questi flussi: vediamo infine, creandolo, l'urbanismo rivoluzionario

DISTRUGGI QUELLO CHE TI DISTRUGGE

NIENTE GIUSTIZIA, NIENTE PACE

G. - Un rabbioso
da Indymedia Lombardia

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