martedì 25 maggio 2010

Cie, la tunisina ha ancora le labbra cucite Il suo legale: il ricorso per l'asilo? In salita

Le sue labbra sono sempre cucite, con ago e filo, in quattro punti. Riesce a bere, ma continua a rifiutare il cibo. Dopo quattro giorni Najoua, la tunisina di 34 anni trattenuta nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di via Mattei, continua a protestare contro il rigetto della sua richiesta di asilo politico.
Una battaglia su cui sta lavorando l’avvocato Roberta Zerbinati, che tra qualche giorno depositerà il ricorso al tribunale ordinario di Bologna. «Ma la questione, dal punto di vista giuridico, è tutta in salita», ha ammesso il legale che nel pomeriggio ha incontrato Najoua. Per il ricorso, i tempi a disposizione della difesa sono «strettissimi»: 15 giorni dalla notifica del provvedimento di rigetto, che è avvenuta qualche giorno fa, ha spiegato l’avvocato. In più, «c’è poco tempo per cercare la documentazione necessaria nel Paese di origine e per ottenerla tramite conoscenti».
La donna, che nella mattina ha avuto momenti di disperazione, è consapevole delle difficoltà sia per ottenere lo status di rifugiata politica sia contro l’espulsione che incombe. «Ma lei non ci pensa affatto a scucirsi le labbra - ha continuato l’avvocato - Io ho provato a convincerla almeno a mangiare...». Per il difensore, visti i tempi stretti, la priorità ora va al ricorso per ottenere l’asilo o la protezione internazionale, poi passerà all’altra questione. «Spero di poter depositare il ricorso in pochi giorni e di allegare qualche documento probatorio, ma so che non sarà facile - ha ribadito - Eventualmente mi riserverò di produrre i documenti successivamente. Non so se far intervenire anche l’ambasciatore del Paese di origine attraverso il ministero degli Esteri».

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