sabato 8 maggio 2010

Francesco Mastrogiovanni, ucciso dalle istituzioni. L’Italia dei soprusi.

STORIA DI UNO SVENTURATO GRANDE, GROSSO E FRAGILE UOMO

La storia di Francesco Mastrogiovanni sta facendo il giro in tutta la nazione, grazie anche al comitato fondato da suo cognato – Vincenzo Serra – ed è stata raccontata per la prima volta in televisione dal programma: Mi Manda Rai 3, condotto da Andrea Vianello.
La giustizia si sa, non appartiene a questa terra, ma di certo è che alla società moderna pare appartenere il germe dell’ingiustizia. L’ignavia e l’indifferenza sono concusse con il male e il male assoluto si nutre nei seni del bene. La storia di Francesco Mastrogiovanni si svolge in un ospedale del sud Italia, gli ospedali rappresentano il bene per moltissime persone, così non è stato per questo sventurato signore che è morto nel completo abbandono, nella totale indifferenza di coloro che nel “bene” di un ospedale operano e dovrebbero contribuire alla sanità degli individui. Nel caso di Masrtogiovanni non si parla di malasanità, ma del male che l’indifferenza può rappresentare fino a portare un uomo ad una delle più penose morti. I fatti si sono svolti a Pollica in provincia di Salerno, era 31 luglio del 2009  quando sulla spiaggia di un camping del paese si vede correre un uomo grande e grosso con dietro Carabinieri ed infermieri. L’uomo si getta in acqua rifiutandosi per diverse ore di uscire e di consegnarsi alle autorità. Nei confronti di Francesco era stato emanato un ordine di condizionamento in TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio riservato a malati di mente che danno in escandescenze o risultano essere pericolosi per sé stessi e per gli altri). La richiesta di messa in TSO proveniva dal Sindaco di Pollica, il contenuto delle motivazioni ancor oggi non appare proprio chiaro. Pare che degli uomini del corpo dei Vigili Urbani di Pollica e del Comando dei Carabinieri del medesimo posto, l’avessero visto sfrecciare con una Fiat Punto Bianca per le strade del paese verso le undici e trenta della sera precedente, ossia poche ore prima che arrivasse l’ordine che stavano eseguendo, mentre conduceva la sua auto contromano a tutta velocità urtando un’altra macchina che sostava in prossimità di un distributore di benzina. Ancora oggi non si capisce bene perché invece di un procedimento giudiziario con tanto di multa e di arresto, si è proceduto al trattamento obbligatorio presso l’ospedale di Vallo della Lucania, nessun incartamento, nessun parametro accettabile suggeriscono il motivo di tale scelta. Oltre alle testimonianze dei Carabinieri e dei Vigili Urbani, in fase di indagine si è tentato di risalire a qualche altro testimone, ma nessuno di coloro che erano presenti al momento in cui Mastrogiovanni è stato visto passare con la sua auto mettendo a repentaglio la sua e l’altrui vita secondo la versione ufficiale, ha confermato tale versione. Il verbale a carico di Francesco cita: “ore 23,30 circa del 30 luglio 2009, percorre l’isola pedonale a forte velocità creando panico tra i residenti e i villeggianti e, quindi, producendo un allarme sociale con pericolo per l’Ordine e la Sicurezza”, verbale redatto dalla Polizia Municipale di Pollica. Nonostante Francesco Mastrogiovanni avesse mostrato in passato dei disturbi comportamentali, prontamente curati e tenuti sotto controllo, quella sera alcuni testimoni hanno riferito di averlo visto sì commettere l’infrazione in paese, ma di certo non a folle velocità mettendo a repentaglio vite umane, bensì pareva che procedesse adagio e che appena possibile si fosse rimesso in carreggiata uscendo dalla condizione di infrazione stradale. A seguito di questo episodio e delle testimonianze riportate dagli uomini della pubblica sicurezza, nei confronti di Mastrogiovanni veniva emanata il giorno dopo, ossia il 31 luglio 2009, un’ordinanza di condizionamento in TSO. Tale ordinanza è stata deliberata dal Sindaco di Pollica, il quale in più di un’occasione probabilmente tentando di uscire dall’impasse, ha dichiarato di essere stato pregato da alcuni familiari dello stesso Francesco di procedere a questo tipo di trattamento. Versione puntualmente smentita da tutti i familiari in questione. E dunque: Chi ha voluto il TSO per Francesco? Pare proprio che sia stato il Sindaco in persona sulla base delle testimonianze di Carabinieri e Vigili Urbani. Non coesisteva nessun altro tipo di elemento che potesse far sì che questa ordinanza venisse eseguita in tempi così rapidi, pure la proprietaria del campeggio presso cui Mastrogiovanni trascorreva le sue vacanze, nel quale soggiornava proprio in quei giorni, non riesce ancor oggi a darsi una spiegazione esauriente dell’accaduto, confermando in più di un’occasione e pubblicamente che Francesco non aveva mai in quel periodo, mostrato segni di squilibrio comportamentale o come citato dalla cartella clinica che: “da circa una settimana il paziente manifestava una recrudescenza sintomatologica caratterizzata da innalzamento patologico del tono dell’umore , irascibilità, comportamenti aggressivi eterodiretti e vagabondaggio”. Nessuno dei conoscenti e dei testimoni che condividevano il camping con Mastrogiovanni ha mai confermato tali comportamenti da parte sua. Venivano dunque a mancare tutti gli elementi indispensabili per giustificare il condizionamento in TSO di Francesco Mastrogiovanni, eppure l’ordinanza è stata emanata ed eseguita. Francesco vedendosi tallonato dai Carabinieri e dai Vigili Urbani, cercava quindi rifugio presso il camping in cui era ospite e in cui in molti lo conoscevano bene. Non sentendosi al sicuro nemmeno lì, correva verso la spiaggia buttandosi in acqua e rifiutandosi di uscire nonostante le insistenze degli uomini delle forze dell’ordine. Veniva perseguitato per aver procurato un “Allarme Sociale” che in molti sono pronti a giurare che non aveva mai causato. Francesco conosceva già l’ospedale di Vallo della Lucania e le sue ultime parole furono: “Se mi portano lì, non ne esco vivo”. Il mare pareva gli stesse dando la protezione che cercava, ma alla fine si convinse a costituirsi nelle mani dei sanitari e dei pubblici persecutori. Francesco Mastrogiovanni veniva chiamato “Il maestro più alto del mondo” dai suoi alunni e dai suoi amici, rispettato da tutti benché l’esistenza lo avesse profondamente provato nell’animo più di una volta, lasciando in lui segni indelebili, ma mai e poi mai è stato un pericolo per gli altri. Ciò non è bastato a salvargli la vita, a riscattarlo delle sofferenze patite e dalle cicatrici che portava impresse nel cuore. E’ bastata un’ordinanza ad annientare un grande, grosso e fragile uomo, ordinanza tra l’altro basata su di una infrazione stradale che poteva e doveva sì essere punita semmai con un procedimento penale e una multa, ma allora: perché proprio l’ordine di porlo in TSO? A questa domanda nessuno ha mai dato una risposta. Consegnatosi alle autorità e ai sanitari, Mastrogiovanni è stato immediatamente sedato al punto tale che nel giro di pochi minuti perdeva ogni tipo di reattività e poteva essere così condotto all’ospedale di Vallo della Lucania al fine di poter eseguire il trattamento sanitario obbligatorio che era stato richiesto. Entrava dunque in quell’ospedale del quale aveva – e a ragione – notevolmente timore, sedato farmacologicamente da qualsivoglia intemperanza, veniva portato nella camera del reparto psichiatrico a lui destinata, gli veniva servito il pasto e poi di nuovo ancora una volta sedato. Non appena addormentato, gli infermieri lo legavano al letto in un momento di sua completa incoscienza. Naturalmente i sedativi hanno un effetto temporaneo e quindi Francesco dopo qualche ora si risvegliava ed iniziava ad agitarsi. Al programma di Mi Manda Rai 3, sono state fatte vedere delle immagini girate dalla telecamera a circuito chiuso relativi alla camera in cui era degente Mastrogiovanni e da quelle immagini si può evincere con estrema facilità lo stato di totale abbandono in cui versava il paziente, il quale probabilmente a causa del caldo, è stato anche completamente denudato dagli infermieri e al quale fu posto un pannolone per le sue funzioni fisiologiche in quanto probabilmente lo stato di agitazione di Francesco era tale da non consentire altri interventi a margine di questo. Il TSO per lo sventurato maestro, era stato stabilito nell’ordine di 7 giorni dalla data del ricovero, ma un qualunque trattamento di questo tipo contempla visite accurate, controlli sulla salute anche fisica del paziente, accorgimenti necessari per la sua cura e la sua igiene personale; tutte questioni evidentemente baypassate nel caso del Mastrogiovanni, il quale per ben 80 ore è stato lasciato completamente solo, senza acqua né cibo e con soltanto una flebo ad alimentarlo o a sedarlo. Tutte le relative condizioni che ne sono pervenute hanno fatto sì che il povero maestro della provincia di Salerno, iniziasse a stare seriamente male e nonostante le telecamere a circuito chiuso che potevano evidentemente far comprendere la gravità delle sue condizioni di salute se solo ci fosse stato qualcuno con il cuore di un uomo e non di una bestia a guardarle, potevano far sì che qualcuno intervenisse per cercare di salvargli la vita. Ma così non è stato. Per 80 ore Francesco Mastrogiovanni è stato lasciato legato in TSO senza ricevere le necessarie attenzioni da parte del personale medico e sanitario dell’ospedale. Neanche il rinvenimento di una pozza di sangue che proveniva dalla lacerazione di un braccialetto che Francesco portava al polso e che con il violento sfregamento contro le fasce a cui era stato legato nel letto a causa del suo agitarsi continuo, gli aveva ferito la pelle fino a farla sanguinare copiosamente, ha impietosito il personale almeno per poterlo medicare. L’unica pietà che c’è stata è pervenuta da una inserviente che si è affrettata a lavare il sangue caduto per terra. Mastrogiovanni al momento del ricovero non presentava nessun disturbo fisico, era sano sotto questo punto di vista, ma le condizioni disumane in cui era stato relegato grazie al TSO e alla noncuranza, lo hanno ucciso ed è morto nel completo, totale abbandono. Da referto medico, la causa della morte è da imputarsi ad Edema Polmonare, causato dal condizionamento a cui era stato sottoposto. Durante i giorni del ricovero, sua nipote – Grazia Serra – la quale aveva con lui un rapporto davvero speciale, si era recata più volte a trovarlo presso il reparto di Psichiatria dell’ospedale di Vallo della Lucania, ma tutte le volte le è stato risposto che non poteva vederlo e che suo zio aveva bisogno di riposo. Così Francesco veniva tenuto solo, nudo e senza cure, legato ad un letto del reparto psichiatrico, negandogli pure la gioia di poter vedere un’ultima volta la sua nipote adorata. Le sue condizioni di salute fisica intanto andavano inesorabilmente peggiorando, fino alla notte fra il 3 e il 4 agosto 2009, in cui anche dalle immagini trasmesse dalle telecamere a circuito chiuso, si capiva che stava soffrendo in maniera immane, ma nessuno se n’è accorto, nessuno è intervenuto per capire cosa gli stesse accadendo. Le ultime immagini, ritraggono Mastrogiovanni completamente immobile con la bocca semi aperta, ormai morto. Una delle domande più frequenti che fa suo cognato Vincenzo Serra, è quella di chiedere il perché quando Francesco era ancora cosciente, non si è dato ascolto alla sua volontà di non essere rinchiuso nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania. Questa domanda ora saranno sicuramente in molti a farsela. I medici e gli infermieri si sono accorti del suo decesso solo 6 ore dopo che era avvenuto, hanno tentato un improbabile atto di rianimazione, ma naturalmente non c’era più niente da fare. Nel caso di Francesco Mastrogiovanni attualmente sono imputate 18 persone per i reati di: sequestro di persona, falso ideologico e morte come conseguenza di altro delitto, tra medici ed infermieri, tutti rinviati a giudizio immediato. La famiglia del Maestro più Alto del Mondo, non può e non deve darsi pace di questa vicenda finché non saranno stabilite le responsabilità della morte di un uomo che non aveva fatto del male a nessuno. La giustizia ora, non si può aspettare che arrivi da un altro posto, si deve cercare e trovare in questo mondo e in questo tempo, non si può più permettere che le istituzioni che dovrebbero rappresentare il “Bene”, uccidano le persone con l’ausilio di portatori sani del “Male”. Né più il male e neanche il bene, ma solo coscienza e giustizia possono cambiare lo stato delle cose. Se è questa la società che vogliamo, significa allora che non siamo più umani; se invece siamo ancora umani, non può essere questa la società in cui vogliamo vivere.
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