venerdì 28 maggio 2010

Modesta proposta di contromanovra

Colpire i patrimoni e le rendite, non i lavoratori. Tagliare le spese militari, non la sanità. Fare i conti con la crisi, non ignorare che c'è. L'anti-finanziaria sociale e sostenibile firmata «Sbilanciamoci»

Di fronte all'attacco speculativo che i mercati finanziari hanno portato all'euro e ai titoli del debito pubblico dei paesi europei più indebitati - come l'Italia - un intervento sui conti pubblici è necessario, con una riduzione della spesa e del debito. Ma questo non può essere l'unico strumento della politica economica italiana ed europea: servono nuove regole che ridimensionino la finanza e la speculazione; nuovi strumenti di politica fiscale europea che sostengano la domanda e l'occupazione; una politica per l'economia reale che orienti la produzione verso uno sviluppo sostenibile sul piano ambientale e sociale. Il governo italiano inoltre ha la pesante responsabilità di avere per tanti mesi sottovalutato la crisi e di avere diffuso inutile ottimismo. Tremonti e Berlusconi si sono attardati in un immobilismo irresponsabile, affidandosi alle speranze di uscita dalla crisi per inerzia nella ripresa dell'economia mondiale.

Alla manovra iniqua e sbagliata del governo, la campagna «Sbilanciamoci» oppone una contromanovra dall'impianto e dalle proposte specifiche completamente diverse a partire dalla filosofia generale. La manovra del governo infatti non affronta la crisi e l'emergenza sociale e non prevede misure di rilancio dell'economia e di sostegno ai redditi e alla domanda interna. Inoltre - nel concreto - la manovra di Tremonti colpisce i lavoratori e premia - con il condono edilizio - chi viola la legge. Il governo taglia poi risorse agli enti locali (e quindi i servizi ai cittadini) e alla sanità. Tutto ciò non servirà in ogni caso ad arginare la crisi economica e a risanare i conti pubblici.

Sbilanciamoci invece, con una contromanovra di 30 miliardi di euro (il dettaglio su www.sbilanciamoci.org) propone di colpire i patrimoni e le rendite, di tagliare le spese militari e i finanziamenti alle grandi opere. Propone anche di mettere all'asta le frequenze liberate dal passaggio al digitale terrestre: sono oltre 4,5 miliardi di ricavi stimati (dividendo digitale). E per far fronte alla crisi e sostenere il rilancio dell'economia, avanza una serie di proposte: subito 4,5 miliardi per gli ammortizzatori sociali e il lavoro (equiparazione, in caso di disoccupazione, del trattamento dei precari a quello dei lavoratori a tempo indeterminato); 5 miliardi per il recupero del fiscal drag e aumentare le pensioni più basse; 6,5 miliardi per sostenere l'economia (le «piccole opere», l'innovazione, le produzioni e le imprese «verdi»); 4 miliardi per il welfare (diritto allo studio, offerta formativa, asili nido, fondo per la non autosufficienza eccetera).

La manovra di Tremonti -comprimendo domanda interna e redditi - rischia di produrre effetti opposti da quelli sperati: cioè l'ulteriore declino della produzione e dei consumi, pregiudicando così la possibile ripresa dell'economia e la salute dei conti pubblici. La manovra del governo non contrasta la crisi ma ne fa pagare le conseguenze ai lavoratori e alle classi più deboli. La contromanovra di Sbilanciamoci ribalta questo disegno tagliando la spesa pubblica che non merita di essere difesa (come le spese militari e le grandi opere) e intervenendo con una serie di proposte a sostegno della coesione sociale, della domanda interna e del rilancio di un'economia diversa fondata sull'innovazione e le produzioni sostenibili, sul capitale umano e su quelle piccole opere che costituiscono l'infrastrutturazione sociale di base del paese. E in questo contesto si riescono anche ad accantonare anche 10 miliardi per la riduzione del debito.

Infine - e torniamo sul modo con cui si trovano le risorse per far fronte alla crisi - è necessario dare un segno forte di giustizia e di lotta ai privilegi. Di fronte alla crisi dei conti pubblici è proprio necessario mettere le mani nelle tasche degli italiani, ma di quelli ricchi e speculatori. Ecco perché la tassa patrimoniale e l'aumento dell'imposizione fiscale sulle rendite è assolutamente necessaria: solo da queste due misure verrebbero 15 miliardi di euro, proprio quelli che Tremonti vuole prendere dalle regioni, dagli enti locali e dalla sanità. Dalla crisi si esce - e si esce in modo diverso dal passato - solo se si colpiscono da una parte i privilegi e i grandi patrimoni e dall'altra si riducono le diseguaglianze, si difende il lavoro e si dà vera protezione sociale a chi è colpito dalla crisi. E si lavora nel contempo ad un nuovo modello di sviluppo - di qualità e sostenibile - che abbia un futuro. È questo il solo modo per ridare fiducia e speranza al paese.

fonte: Il Manifesto

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