sabato 8 maggio 2010

Nucleare, fra scorie fantasma e minacce di morte

Lo spettro delle centrali nucleari si fa sempre più vicino e inquietante, e  naturalmente i media non ne fanno parola, preferendo le vicende scandalistiche di qualche politico o le esternazioni del figlio di Bossi. Sicuramente le emissioni di fiato di simili personaggi  saranno importanti – qualcuno dovrà pur studiare le caratteristiche di questi fenomeni eruttivi – ma Berlusconi intanto ha firmato un trattato nucleare con la Russia di Putin, e la cosa , visti i personaggi in ballo, non può che destare preoccupazioni (per la cronaca, a presenziare all'evento erano fra gli altri anche Paolo Bonaiuti, Guido Bertolaso, Marco Tronchetti Provera, Fulvio Conti).
Secondo la letteratura ufficiale non tutte le scorie nucleari hanno eguale grado di nocività. Per distinguerle si suddividono convenzionalmente  in tre classi, distinte in base al tempo di decadimento della radioattività . Alla prima classe appartengono le scorie nucleari con una carica radioattiva che si esaurisce in poche decine di anni (ad esempio il materiale sanitario usato nella medicina nucleare, gli indumenti usa e getta forniti in una visita ad un impianto nucleare, etc), mentre quella della seconda classe  può durare fino a tre secoli (es. : guaine degli elementi combustibili deli reattori). Le scorie di terza categoria sono ad alta radioattività e derivano dall’impiego come combustibile di isotopi radioattivi, dal loro riprocessamento  (procedimento con cui uranio e plutonio vengono separati dalle scorie per essere utilizzati nel reattore) e dall’uso in radioterapia. La loro radioattività dura a lungo: 432 anni per l’americio 241, 24 mila anni per il plutonio 239, 211 mila anni per il tecnezio 99, più di 2 milioni di anni per il nettunio 237, e sono chiamati attinidi minori perché prodotti in minore quantità nei reattori nucleari tradizionali. Da sottolineare come le scorie considerate meno nocive siano in grado, per tempi di decadenza, di mettere in pericolo almeno due generazioni, quella coeva e quella successiva. Le scorie di seconda e terza  categoria prima di arrivare al deposito devono passare attraverso la fase di riduzione e condizionamento. La riduzione consiste nella diminuzione del loro volume, in genere attraverso compressione. Il condizionamento è l’allocamento delle scorie in contenitori cosiddetti di sicurezza. La sicurezza consisterebbe nell’incapsulare (o, nel caso di liquidi, solidificare) i rifiuti nucleari all’interno di una matrice solida, tipicamente cemento per la seconda categoria, e vetro per le scorie più calde di terza categoria. E' interessante osservare come queste ultime pratiche siano del tutto teoriche e quasi mai applicate, come testimoniano i numerosi casi di contaminazione radioattiva emersi dalle inchieste della stampa estera. è stata protagonista di uno  scandalo per abbandono di scorie nucleari a cielo aperto.  Indovinate dove? Proprio in Russia, per la precisione in Siberia dove secondo Liberation sarebbe stoccato il 13% delle scorie radioattive francesi nel complesso atomico russo di Tomsk-7,  e dove ogni anno 108 tonnellate di uranio impoverito provenienti dalle centrali atomiche francesi verrebbero spedite e scaricate a cielo aperto. Pare proprio che tra Russia e nucleare sia  amore con la a maiuscola. Il problema dello smaltimento delle scorie è evidentemente lontano dall'essere affrontato in modalità trasparente e sicura, e altrettanto lontano da soluzione è il problema della sicurezza dei reattori di terza generazione. Inoltre non sono ancora del tutto conosciuti i rapporti fra nucleare civile e nucleare militare. In Italia, a rendere inaccessibili le informazioni si sovrappongono più schermature, in genere di origine governativa.
Gianni Lannes, giornalista che da anni indaga sullo smaltimento clandestino di scorie nucleari, ha aperto degli squarci nella fitta coltre di nebbia che oscura la materia, in primo luogo rivelando che in Italia non esiste un inventario ufficiale delle scorie nucleari, il che rende già di per se impossibile tracciarne l'eventuale percorso di messa in sicurezza e stoccaggio. In secondo luogo, scoprendo che alla centrale di Caorso a movimentare il materiale radioattivo è un'impresa (ECO.GE) gestita dalla 'ndrangheta, il che porta a chiedersi quali legami abbia la SOGIN, ente statale incaricato di occuparsi delle scorie nucleari, con la gestione criminale dei materiali contaminanti. Le due informazioni , messe in sequenza, hanno già di per se il sapore di una minaccia allarmante. A questo si aggiunga il dominio militare sulla questione nucleare, dovuto alle connessioni con l'impiego del nucleare in campo bellico, ed il suggello del segreto militare, in virtù di una legge varata dal governo Prodi, sugli impianti di produzione di energia. Anche in questo caso Lannes sembra aver squarciato il velo, individuando il collegamento fra nucleare civile e nucleare militare in un accordo fra governo italiano e governo USA (del quale per altro non si hanno ancora prove documentarie) per il finanziamento di una nuova generazione di reattori militari attraverso l'installazione di centrali nucleari in Europa. Un simile accordo, se sarà provato, costituirebbe il plausibile retroscena segreto della recente virata filonucleare di Berlusconi, apertasi con il ddl 1195 B, poi trasformatosi nella legge 23 luglio 2009 n.99, ovvero la legge con cui il Governo avrà la possibilità di imporre sul territorio la costruzione di centrali nucleari e depositi di stoccaggio delle scorie. A fornire, per ora, una prova indiziaria della fondatezza di questa affermazione è il nome di Scajola fra i proponenti del ddl 1195, ovvero colui che nel 2005 - dice Lannes - richiese ed ottenne dagli americani uno studio di fattibilità per la reintroduzione del nucleare in Italia. Visto alla luce di queste oscure vicende e del già inaccettabile livello di insicurezza delle tecnologie, il ripristino della produzione di energia nucleare in Italia appare ancor più minaccioso di quanto non lo sarebbe in qualsiasi altro paese del globo terraqueo. Ancor peggio è la visione dal punto di vista labronico, con l'incombente trasformazione forzata in distretto energetico (leggi: discarica) della Toscana, e lo spauracchio di una nuova Karin B alle porte. A suggello, il silenzio assordante delle autorità sulle affermazioni di Lannes  durante la sua visita in città riguardo le scorie del reattore nucleare militare di S. Piero a Grado. Le scorie dell'ex Camen sarebbero, ha detto Lannes, sotterrate nella pineta circostante l'impianto, in piena riserva di S. Rossore. Nessuna smentita ufficiale. Silenzio assenso?
Fonte: Senza Soste di Abilio Quaresma

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