sabato 8 maggio 2010

sconcertante !!! ipocrisia e realismo di una riforma bipartisan !!!

incredibile ...

«Se rimangono i tagli - ha detto il capogruppo Pd in commissione al Senato Antonio Rusconi - ci,limiteremo a non fare ostruzionismo, a migliorare questa legge, con la consapevolezza che così non verrà garantito il merito e perderemo i migliori cervelli italiani e stranieri».

POLITICA & SOCIETÀ
22.04.2010
di Roberto Ciccarelli

UNIVERSITÀ - Il segretario del Pd «apre» al governo, a patto che il sistema venga rifinanziato

Bersani: «Sì alla riforma Gelmini, ma via i tagli»
Dopo due anni di incertezze sulla riforma dell'università, il Pd chiede al governo di ritirare il taglio di un miliardo e mezzo e di rifinanziare un sistema ormai al collasso, in cambio del voto sul disegno di legge Gelmini.
Nella proposta presentata ieri alla Camera dal segretario Pier Luigi Bersani e dal suo vice Enrico Letta, insieme ai responsabili università del partito, vengono avanzate le richieste di un contratto unico di ricerca che unifica le attuali posizioni di assegnista, borsista e post-dottorato, di un programma nazionale di borse di studio per gli studenti, lo stanziamento di 100 milioni l'anno per 8 anni per il reclutamento di nuovi ricercatori e un'apertura ai privati nei consigli di amministrazione misurata in base alle esigenze dei territori. Non un cenno ai poteri straordinari conferiti ai rettori, né al problema della scomparsa del ruolo del ricercatore.
«Voglio capire se nel centrodestra - ha detto Bersani - nelle loro discussioni si intendano almeno su un punto, e cioè se accettano che sulle riforme il "dominus" sia sempre e solo Tremonti». Un auspicio comune sia alla Conferenza dei rettori che alla Confindustria di Emma Marcegaglia, che tuttavia sembra andare incontro ad una delusione visto che, all'avvio della discussione sul Ddl in commissione cultura al Senato, il ministro dell'Università Gelmini ha già escluso di chiedere «un solo euro» in più al ministro dell'Economia. Più interessante è capire cosa farà il Pd davanti ad un diniego del governo rispetto a ciò che ieri è stato definito «uno scambio tra regole più severe e il ripristino delle risorse». «Se rimangono i tagli - ha detto il capogruppo Pd in commissione al Senato Antonio Rusconi - ci limiteremo a non fare ostruzionismo, a migliorare questa legge, con la consapevolezza che così non verrà garantito il merito e perderemo i migliori cervelli italiani e stranieri». Il Pd ha annunciato anche un viaggio in 12 tappe, guidato dal suo segretario, che partirà il prossimo 10 maggio da Napoli. Un tour forse tardivo che vuole tuttavia confrontarsi con una comunità universitaria molto preoccupata per i tagli imminenti e per un'amministrazione quotidiana sempre più accidentata. «L'impianto della proposta del Pd è condivisibile - commenta il segretario della Flc-Cgil Mimmo Pantaleo - si colloca in direzione opposta al Ddl governativo che io trovo autoritario e ipercentralistico ed è stato costruito nella totale semiclandestinità».

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Basta ! Bisogna mobilitarsi !!!

ADI, ADU, AND, ANDU, APU, CIPUR-CONFSAL, CISAL, CISL-Università, CNRU, CNU, CONFSAL-Cisapuni, FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, RDB-CUB,

SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR


Contro il DDL sull’Università

Settimana di mobilitazione dal 17 al 22 maggio

 Martedì 18 maggio Assemblee di Ateneo con occupazione simbolica dei Rettorati

Mercoledì 19 maggio Manifestazione nazionale davanti al Parlamento

Alla luce degli emendamenti già approvati in Parlamento, risultano ancora più fondate le critiche e le preoccupazioni espresse nei precedenti documenti (qui allegati) e si confermano quindi lo stato di agitazione e la settimana di mobilitazione già previsti dal 17 al 22 maggio invitando tutte le componenti universitarie a partecipare il 18 maggio all’occupazione simbolica degli Atenei e il 19 maggio alla manifestazione nazionale davanti al Parlamento.

28 aprile 2010

 Documento del 9 aprile 2010:

ADI, ADU, AND, ANDU, APU, CIPUR-CONFSAL, CISAL, CISL-Università, CNRU, CNU, CONFSAL-Cisapuni, FLC-CGIL, LINK-Coordinamento Universitario, RDB-CUB,

SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR

Le Organizzazioni universitarie denunziano che nessuna delle proposte di modifica al DDL governativo sull’Università (v. sul retro il documento del 15.1.10) è stata accolta negli emendamenti presentati al Senato.

Al contrario, risulta ancora più evidente l’intenzione di scardinare il Sistema nazionale dell’Università pubblica, concentrando le scarse risorse in pochi Atenei ritenuti ‘eccellenti’ e ridimensionando il ruolo di tutti gli altri.

A livello nazionale, si accentua l’attacco all’autonomia universitaria con l’attribuzione del potere di valutare l’attività del singolo docente ad una Agenzia nominata dal Ministro. A livello locale, si aumenta ulteriormente di fatto il potere del Rettore e del Consiglio di Amministrazione trasferendo la “competenza disciplinare” dal CUN a “collegi di disciplina” di Ateneo.

Inoltre si aumenta la differenza tra gli ordinari e gli associati, nell’ambito di un modello che sarà sempre più costituito da pochi docenti di ruolo e da una ‘base’ amplissima di precari, in presenza di funzioni di docenza svolte e non riconosciute.

Il DDL modifica la natura stessa dell’Università sottraendole il ruolo di sede principale della Ricerca: non è un caso che non si affrontino la questione dei ricercatori e quella dell’accesso delle nuove generazioni.

E’ oramai più che evidente che si vuole demolire definitivamente l’Università pubblica, autonoma, democratica, di qualità e aperta a tutti.

Contro questo progetto è necessario che la società civile e il mondo universitario (professori, ricercatori, precari, dottorandi, tecnico-amministrativi, studenti) si mobilitino compatti.

Si proclama lo stato di agitazione e si invitano tutte le componenti universitarie a riunirsi insieme nelle Assemblee di Facoltà e di Ateneo per discutere sul DDL governativo anche alla luce degli emendamenti presentati.

Invitiamo tutti gli Organi accademici (Senati Accademici, Consigli di Amministrazione, di Facoltà, di Dipartimento e di Corso di Studio) a pronunciarsi sul DDL governativo.

Si chiede, in particolare, ai professori e ai ricercatori di protestare contro il DDL governativo anche attraverso la rinuncia a ricoprire ogni incarico didattico aggiuntivo, come hanno già cominciato a fare soprattutto i ricercatori in tante sedi.

Si indice una settimana (dal 17 al 22 maggio) di mobilitazione in tutti gli Atenei.



 Documento del 15 gennaio 2010:

“ADI, ADU, AND, ANDU, APU, CIPUR-CONFSAL, CISL-Università, CNU, CNRU, CONFSAL, FLC-CGIL, RDB-CUB, SNALS-Docenti Università, SUN, UDU, UGL-Università e Ricerca, UILPA-UR

Le sottoscritte Organizzazioni ribadiscono che le soluzioni proposte dal DDL governativo sull’Università non consentono il rilancio dell’Università pubblica come Istituzione strategica per il progresso culturale, sociale ed economico del Paese, anche per la mancanza di adeguati investimenti a copertura degli interventi previsti dal DDL governativo sulla qualità del Sistema; interventi peraltro al di fuori di un progetto strategico sul ruolo, la funzione e la missione dell’Università.

Ribadiscono inoltre i seguenti punti sui quali sono particolarmente critici:

- l’Università pubblica non viene più indicata come “sede primaria della ricerca”;

- l’autonomia del Sistema universitario viene svuotata sia a livello locale sia a livello centrale, concentrando in poche mani (il Rettore e il Consiglio di Amministrazione) il potere di gestione degli Atenei e assoggettando il Ministero competente a quello dell’Economia. Agli Atenei, invece, deve essere assicurata una gestione democratica attraverso la partecipazione di tutte componenti. In particolare, deve essere prevista l’elezione di un Senato Accademico a cui siano attribuiti poteri di programmazione, indirizzo e controllo;

- i previsti meccanismi concorsuali potrebbero addirittura accentuare il localismo, senza eliminare i casi di nepotismo e senza premiare il merito;

- la istituzione della figura del ricercatore a tempo determinato, in aggiunta alla pletora di figure post-dottorato, aggrava il problema del precariato. Deve, invece, essere prevista un’unica figura pre-ruolo, dotata di autonomia e responsabilità diretta di progetti di ricerca;

- la progressione economica dei professori e dei ricercatori viene completamente affidata alla discrezionalità dell’Esecutivo, di fatto del Ministro dell’Economia, tramite una delega i cui unici vincoli causerebbero penalizzazioni stipendiali anche a coloro che venissero valutati positivamente;

- assenza di qualsiasi riferimento al destino degli attuali ricercatori di ruolo;

- non viene prevista alcuna riforma del dottorato di ricerca che è invece necessaria e urgente anche per la formazione alla docenza;

- la nuova figura del “direttore generale” rischia di sovrapporsi a quella del rettore;

- le indicazioni sul diritto allo studio risultano generiche e rinviano ad una delega totale all’Esecutivo, invece di ridefinire un welfare studentesco oggi palesemente inadeguato.

Le Organizzazioni ritengono infine inaccettabile la differenziazione del regime pensionistico tra le varie figure docenti. In particolare, denunziano i prepensionamenti di associati e ricercatori, in corso in diversi Atenei, sulla base di recenti normative incoerenti e discriminatorie.

Queste posizioni comuni saranno rappresentate negli incontri con i Gruppi parlamentari e le forze politiche.

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