lunedì 10 maggio 2010

Maggio 1948 – Maggio 2010: 62 anni di Nakba, 62 anni di resistenza del popolo palestinese!

Nel maggio del 1948 nasceva lo stato di Israele. Dietro la retorica secondo cui sarebbe stato il grandioso atto di un popolo di pionieri si nasconde una ben meno edificante realtà: lo stato sionista si fonda sulla pulizia etnica realizzata contro i palestinesi, effettuata con gli omicidi e la deportazione della popolazione locale, con la distruzione di interi villaggi, cancellati da allora dalle mappe geografiche. È per questo che i palestinesi parlano di Nakba (che in arabo vuol dire “catastrofe”).

Una Nakba che fino ad ora non ha avuto fine. Continua giorno dopo giorno, anno dopo anno. Perché di Nakba dobbiamo parlare quando lo stato sionista prosegue imperterrito la costruzione di nuovi e sempre più grandi insediamenti coloniali sul territorio palestinese; quando, realizzando un novello apartheid, segrega la popolazione palestinese in fazzoletti di terra trasformati in prigioni a cielo aperto con tanto di muri di separazione e filo spinato; quando continua l’accaparramento delle risorse idriche della regione; quando massacra la popolazione di Gaza, tramite l’assedio, l’isolamento, i bombardamenti e la guerra; quando seguita nella distruzione delle case, degli ulivi, delle strutture sanitarie palestinesi; quando cerca di realizzare l’inclusione di Gerusalemme nello stato sionista deportando la popolazione araba.

Ma il criminale progetto sionista si scontra da sessant’anni con l’ostinata resistenza di tutto il popolo palestinese che, malgrado i lutti e gli stenti che vive quotidianamente, non ha smesso di innalzare la bandiera della dignità, del diritto ad esistere e a liberarsi dall’occupazione israeliana. La resistenza palestinese non si è mai arresa, benché di fronte si stagli un nemico ben più forte sul piano militare, che per di più gode di un incondizionato appoggio da parte delle potenze imperialiste (e l’Italia gioca in questo scenario un ruolo di primissimo piano). Appoggio che si concretizza negli accordi di cooperazione militare e commerciale, nell’interscambio di tecnologia bellica, nell’invio di contingenti di carabinieri e di forze armate, ma anche nella pedissequa riproduzione della propaganda sionista che criminalizza la legittima lotta di un intero popolo, che persegue la resistenza spacciandola per “terrorismo”.

In questo contesto il silenzio significa complicità con i crimini israeliani. Significa permettere che la Nakba continui. Se vogliamo contribuire alla lotta del popolo palestinese abbiamo il compito di sviluppare la solidarietà internazionale, dando pieno appoggio alla resistenza e denunciando i crimini sionisti; impedendo che abbia successo il tentativo israeliano di cancellare la memoria della Nakba, sia che esso avvenga tramite una legge che rende taboo il solo pronunciare la parola (impedendo ad esempio che sia usato nei libri di testo delle scuole), sia che si compia attraverso il divieto di manifestazioni che commemorino la catastrofe che i palestinesi vivono da più di sessant’anni.



Contro l’occupazione sionista della Palestina!
Per il diritto al ritorno, alla liberazione e all’autodeterminazione del popolo palestinese!
Per la riunificazione della Palestina in uno stato unico, democratico e pluralista!


Rete anticapitalista campana

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