sabato 26 giugno 2010

Emergenza carceri. Suicidi a Milano e Lecce, 31 morti in 6 mesi. Sarno(UIL): 'È strage'

di Pasquale Giordano
 ROMA - Non passa settimana che non si debbano fare i conti con la situazione drammatica delle carceri italiane. Nella sola giornata di sabato 12 giugno, ad esempio, si sono registrati due suicidi in carcere: uno a Milano Opera l'altro nella casa circondariale di Lecce. Nel Salento, denuncia il Sappe, si tratta ''del secondo suicidio avvenuto nel giro di qualche giorno nella stessa struttura detentiva, fatto questo che la dice lunga sull'attuale situazione vissuta all'interno del penitenziario''.Per Sarno (Uil Pa): “Si può parlare di una strage senza timore di smentita”. Secondo un'analisi del Centro studi di 'Ristretti Orizzonti': “40 anni fa i detenuti erano prevalentemente criminali 'professionisti', oggi la maggioranza proviene dall'emarginazione sociale.”
Sovraffollamento e disperazione
Si chiamava F. C., 48 anni, originario delle Filippine, il detenuto che nel pomeriggio di sabato 12 giugno si è tolto la vita nel carcere di Milano Opera. F.C. era in carcere per scontare una pena all'ergastolo ricevuta per il duplice omicidio consumato nel novembre 2008, quando aveva ucciso a coltellate una zia e una cugina con cui viveva in un appartamento a Magenta, nel Milanese. Il quarantottenne condivideva la cella con un altro detenuto e ha atteso che questi si allontanasse per legare la cintura dell'accappatoio alle sbarre della finestra della sua cella e poi passarsela intorno al collo.Dinamica simile, ma questa volta lo scenario è stata l'infermeria, per un uomo di 55 anni che si è tolto la vita nel carcere di Lecce. Originario del Salento, L.C. queste le iniziali del suo nome, avrebbe dovuto scontare altri tre anni di carcere. La notizia del decesso è stata diffusa dal coordinamento interregionale di Puglia e Basilicata del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe). Il segretario nazionale Sappe, Federico Pilagatti, denuncia “la drammatica condizione igienico-sanitaria derivante da un sovraffollamento che a Lecce, a fronte di 660 posti disponibili, vede la presenza di quasi 1400 detenuti”.
Sono 46 i suicidi sventati'
"Il numero dei suicidi in carcere dal primo gennaio 2010 è salito a 31 - spiega il segretario generale della UilPa, Eugenio Sarno - a questi occorre sommare i 46 tentativi di suicidio non portati a termine per l'intervento in extremis dei poliziotti penitenziari. Con questi numeri ci sembra che si possa parlare di strage, senza poter essere smentiti.” “È l'ennesimo episodio che porta all'attenzione della cronaca l'istituto milanese, dove sono ospitati il più alto numero di detenuti in regime di 41/bis e Alta Sicurezza”. “Certo non è detto che con una maggiore presenza di personale si possano evitare casi di suicidio, tuttavia - conclude Sarno - è indiscutibile che se ad ogni servizio corrispondesse la presenza di un agente, come da pianta organica, qualche possibilità di cogliere ciò che accade potrebbe anche esserci”.
Nel '60 criminali, nel 2010 disadattati
Nel decennio iniziato nel 1960 e terminato nel '69, quando la popolazione carceraria era circa la metà di adesso, i detenuti suicidi furono 'soltanto' cento. Negli ultimi dieci anni (escludendo il 2010) i detenuti suicidi sono stati 568 con un'impennata della frequenza di circa il 300 per cento. Lo rileva il Centro studi di 'Ristretti Orizzonti', in un confronto statistico tra l'Italia, i Paesi europei e gli Usa, realizzato elaborando i dati forniti dal ministero della Giustizia, dal Consiglio d'Europa e dallo U.S. Department of Justice.
“I motivi di questo aumento - scrive Ristretti Orizzonti - sono diversi: 40 anni fa i detenuti erano prevalentemente criminali 'professionisti', che mettevano in conto di poter finire dentro ed erano preparati a sopportarne i disagi. Oggi buona parte della popolazione detenuta è costituita da persone provenienti dall'emarginazione sociale (immigrati, tossicodipendenti, malati mentali) spesso fragili psichicamente e privi delle risorse caratteriali necessarie per sopravvivere al carcere".Se si volessero comparare i dati dei suicidi tra la popolazione 'libera' con quelli della popolazione sottoposta a regime carcerario - cosa che è stata fatta nel corso di un'indagine curata dall'Istituto nazionale di Studi demografici - allora si scoprirebbe che (in media) avvengono 1,2 suicidi ogni diecimila cittadini liberi contro i 9,9 suicidi ogni diecimila detenuti. Frequenza nove volte superiore. Chi pensasse che sia uno scarto 'fisiologico' allora dovrebbe controllare la restante parte dello studio, in particolare dove si evince che in Gran Bretagna é cinque volte maggiore; in Francia tre; in Germania e Belgio due; in Finlandia è addirittura lo stesso. Non è un problema solo italiano, quindi, ma l'Italia non sembra saper trovare una soluzione.

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