lunedì 23 agosto 2010

28 Agosto - Un nuovo No al ponte

Per il popolo NoPonte si avvicina un nuovo appuntamento nel lungo percorso di lotta che in questi anni è stato capace di costruire.

Da parte di chi si oppone a questa mostruosità, che vorrebbe andare, una volta di più, a deturpare il territorio siciliano e calabrese devastando la vita di chi, in quei territori, vive, si è prodotto un'enorme quantità di ottimi e validissimi argomenti a suffragare la nocività, l'inutilità e l'insostenibile onerosità di un progetto di cui è in dubbio perfino la reale fattibilità.

Appartengono ormai alla memoria storica del movimento contro il ponte ed al ricco patrimonio d'analisi e studi accumulato negli anni tutte le riflessioni sui danni ecologici, alla salute ed alla qualità della vita delle popolazioni (anche umane) di quei territori, sull'inutilità per il sistema dei trasporti dell'area (afflitto da altre e ben più gravi carenze), sul sistema di controllo poliziesco con la conseguente contrazione delle libertà di ciascuno che tali grandi opere (come anche, in situazioni diverse ma con modi analoghi, avviene per la gestione delle emergenze "naturali") richiedono durante la loro edificazione e per il loro mantenimento in efficienza e sui costi abnormi per i cittadini (a dispetto dei proclami, non falsi di per sé ma subdolamente distorcenti della realtà dei fatti, che vorrebbero l'opera costruirsi per intero con capitali privati). Tutti questo, ed altro ancora, costituisce il bacino di ragioni che muove le coscienze fin qui mobilitatesi contro il ponte sullo stretto ma per nessuna di queste questioni specifiche il movimento nato attorno alla lotta al ponte vuole, né tanto meno deve, essere intenzionato ad impiccarsi.

Nessuna soluzione di compromesso che tenti di porre rimedio ad alcune di queste questioni può essere comunque considerata ricevibile. Non vi è infatti alcuna compromesso raggiungibile tra l'edificazione del ponte e la più importante delle questioni, la vita e la dignità di chi vive e rende vivi i territori sulle due sponde dello stretto.

Anche ignorando il totale e completo disprezzo che il capitale puntualmente mostra per uomini ed ambiente (non per la "malvagità" dei suoi interpreti ma per le meccaniche che ne costituiscono l'essenza) e le devastazioni che ciò comporta ed immaginando che i lavori vengano svolti in maniera impeccabile gli effetti della realizzazione di tale opera sarebbero comunque disastrosi. Comunque si dovrebbero abbattere quartieri e deportarne la popolazione, comunque si dovrebbe devastare l'ambiente e dunque la vita di migliaia di siciliani e calabresi, comunque si dovrebbe procedere alla militarizzazione dei territori interessati ed al conseguente controllo delle vite dei suoi abitanti comunque si dovrebbe stravolgere il tessuto sociale e civile delle due città.

Il cambio di fase avvenuto nei processi di costruzione del ponte, dal piano dell'ipotetico, del lungo (e dispendiosissimo) iter progettuale (fase comunque ed incredibilmente non ancora del tutto esauritasi), a quello della realizzazione materiale con le prime (farsesche, ma nondimeno rilevanti, foss'anche e solo simbolicamente e mediaticamente) messe in opera esige simmetricamente, da parte del movimento NoPonte, uno scatto in avanti. Ciò che occorre, a partire da questo appuntamento, che deve essere insieme l'ultimo di una lunga serie ed il primo di una nuova, è la capacità di mettere in campo, su un piano anch'esso materiale, tutta l'incompatibilità che esiste tra il ponte (compresi tutti i processi ad esso preliminari) e la vita di chi vive o, più semplicemente, ha a cuore le sorti di quei territori.

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