sabato 28 agosto 2010

IL LUSSO DELLA SICUREZZA

Le parole si dicono, si ritirono, si fraintendono e si smentiscono, ma in qualche modo sono sempre significative. Sembra, si dice, si dice che si dica, che il ministro Tremonti abbia affermato che la legge 626 che tutela la sicurezza sul lavoro sia per un Paese come l’Italia un lusso che non possiamo permetterci. Prontamente smentita dallo staff del ministro come sempre succede. Non ce l’ho col ministro, ma questo è proprio il modo di pensare che ha provocato e continua a provocare tanti morti, invalidi e feriti sul posto di lavoro.

È un modo di pensare che accomuna molti imprenditori, politici, amministratori ma anche lavoratori e sindacalisti. Pensare che lavoro significhi soltanto produzione e alla fine soldi.

Il lavoro non è soltanto un modo come un altro per vivere, è un modo di vivere. È quello che ci organizza le giornate, è il posto in cui incontriamo la stessa gente tutti i giorni, e quello che raccontiano ai nostri quando torniamo a casa.

Il lavoro è vita e la qualità del lavoro è la qualità della vita. Vale per i lavoratori, per i padroncini e anche per gli imprenditori, in modi diversi, naturalmente. E se quegli orari sono infernali, se quel posto è brutto e pericoloso e se quando torniamo a casa siamo troppo stanchi per raccontare, allora è lì che va fatta la battaglia per migliorare il lavoro. Perché se il prezzo che devo pagare per vivere è finire al manicomio, in ospedale, su una sedia a rotelle o al cimitero, allora sì che il lavoro mi costa troppo. Che non produce abbastanza.

Ma se lavorare significa solo fare soldi, soldi e basta, magari in concorrenza con posti in cui il lavoro è quello degli schiavi, allora sì che la sicurezza dei lavoratori è un costo. Allora sì che la vita è un lusso.

DI CARLO LUCARELLI
27 AGOSTO 2010

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