giovedì 18 marzo 2010

Giustizia: Cucchi; la ricostruzione sanitaria di ciò che accadde

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Ecco la “ricostruzione sanitaria” integrale di ciò che accadde a Stefano Cucchi, contenuta in 2 delle 6 pagine della relazione finale approvata oggi dalla commissione d’inchiesta sull’efficienza del Ssn, in merito alle cure prestate al giovane.

“Il signor Stefano Cucchi è arrestato dai carabinieri il 15 ottobre 2009 alle ore 23.30. Viene prima accompagnato presso la stazione CC Appia e scortato nella casa famiglia, poi trasferito presso la stazione CC di Tor Sapienza per essere detenuto nella cella di sicurezza. Alle ore 5.15 del 16 ottobre è soccorso da una squadra delle ambulanze Ares 118 a causa di un malore, presumibilmente una crisi epilettica, ma rifiuta il trasporto in ospedale. Gli operatori dell’Ares 118 riferiscono che lo stesso era oppositivo alle cure e acquisiscono in modo approssimativo dati sullo stato di salute (frequenza cardiaca, ossigenazione del sangue e pressione, presenza di eritema sotto la palpebra destra)”.
Successivamente, “alle ore 9 il detenuto viene condotto dai carabinieri presso la Procura della repubblica di Roma per essere sottoposto al processo per direttissima davanti al giudice e, quindi, viene consegnato al personale della polizia penitenziaria e trasferito in camera di sicurezza. Svolta l’udienza di convalida intorno alle 13.30, il detenuto è visitato da un medico di ambulatorio della città giudiziaria, il quale rileva lesioni ecchimotiche in regione palpebrale inferiore bilateralmente di lieve entità e colorito purpureo; ed inoltre referta: “Riferisce dolore e lesioni anche alla regione sacrale e agli arti inferiori ma rifiuta anche l’ispezione. Evasivamente riferisce che le lesioni conseguono ad accidentale caduta dalle scale avvenuta ieri”.

A questo punto, prosegue la relazione, “Il signor Cucchi, tradotto nel carcere di Regina Coeli, viene sottoposto a visita medica di primo ingresso intorno alle 16.45. Il medico del carcere rileva in cartella ambulatoriale l’altezza (1,68 cm), il peso corporeo (52 kg), i dati anamnestici e la sintomatologia accusata, caratterizzata da algia alla deambulazione e pertanto lo invia con urgenza al Pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli. Nel modulo di richiesta di visita ambulatoriale urgente si segnala: caduta accidentale ieri dalle scale. Presenta ecchimosi sacrale coccigea, tumefazione del volto bilaterale periorbitaria, algia alla deambulazione arti inferiori. Riferisce senso di nausea ed astenia. Rx cranio (controllo)”.
“Il paziente arriva alle 21.01 con diagnosi lesioni ecchimotiche di natura da determinare, viene sottoposto ad esame radiografico della colonna lombo-sacrale e sacro-coccigea, che evidenzia la presenza di ‘frattura corpo-vertebrale di L3 sull’emisoma sinistro e frattura I vertebra coccigea.
L’ortopedico, chiamato telefonicamente per una consulenza specialistica, suggerisce riposo a letto e controllo seriato dell’emocromo. Il neurologo, invece, raccolta la notizia di un trauma contusivo del rachide lombosacrale occorso la sera precedente (alle 23.30 come precisato dal paziente), obiettiva l’impossibilità a deambulare a motivo della sintomatologia dolorosa accusata e consiglia di eseguire eventualmente un esame elettrofisiologico per la valutazione dell’integrità delle radici lombosacrali. Il paziente rifiuta il ricovero e viene dimesso con diagnosi di ‘frattura del corpo vertebrale L3 sull’emisoma sinistro e frattura I vertebra coccigea”.

Passata la notte in carcere, Stefano Cucchi “la mattina successiva del 17 ottobre viene visitato due volte alle 11.20 e alle 11.50 dai medici dell’istituto penitenziario, i quali lo inviano di nuovo al Pronto soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli per la valutazione dell’emocromo, per l’esecuzione di un’ecografia dell’addome e di videat neurochirurgico. Presso l’ospedale viene confermata la diagnosi del giorno prima e il paziente viene cateterizzato per la comparsa di difficoltà alla minzione. Si dispone, inoltre, il ricovero presso il reparto di medicina protetta dell’ospedale Sandro Pertini di Roma per le cure del caso”.
“Il ricovero, formalizzato direttamente all’interno della Struttura ospedaliera protetta, dopo il nulla osta di un dirigente del ministero della Giustizia che era fuori servizio e si è reso disponibile in via del tutto eccezionale (qui si rimanda a una nota della relazione che dice: “In sede di audizione, i dirigenti del ministero della Giustizia responsabili di tale procedura hanno riferito che le particolari modalità osservate nel caso di specie sono prive di precedenti”), dura 4 giorni”.
Al Pertini “le prime analisi e radiografie confermano il quadro clinico oggettivato dall’ospedale Fatebenefratelli, ma a partire da alcune ore dopo il ricovero il paziente si oppone alla somministrazione di cure e cibo come forma di protesta finalizzata ad ottenere contatti con l’avvocato, nonché con un familiare e con un operatore del Ceis. Rifiuta di alimentarsi e bere acqua regolarmente e di sottoporsi alla terapia endovenosa”.

Da questo momento in poi “il quadro medico si aggrava. E, in seguito all’astensione dal cibo e dalla somministrazione di nutrizione e idratazione per via endovenosa, il paziente dimagrisce drasticamente (al momento dell’arresto pesava 52 kg e il peso al decesso, sei giorni dopo, era di circa 42 kg) e soprattutto sviluppa un blocco della funzione renale per mancanza di idratazione”.
Siamo al 21 ottobre, quando “il medico di turno avvisa il primario della situazione e questi fa predisporre una relazione clinica sulle condizioni del paziente da inviare al giudice competente. Il signor Stefano Cucchi viene medicato e ispezionato per l’ultima volta da un medico alle ore 22 e a ridosso della mezzanotte chiede una cioccolata al personale paramedico. Alle 6.05 del 22 ottobre viene registrata la sua morte dopo un tentativo di rianimazione durato 45 minuti. Per i consulenti tecnici della commissione la morte è avvenuta probabilmente due o tre ore prima che il paziente fosse rianimato. Pertanto, anche il medico che ha praticato le manovre rianimatorie, notando una rigidità dei muscoli del collo e dell’articolazione temporo-mandibolare, sapeva che il paziente era morto da tempo”.

Le sette criticità rilevate dalla Commissione

1) Nell'opinione dei consulenti tecnici della commissione, le ecchimosi palpebrali sono state probabilmente prodotte da una succussione diretta delle due orbite. Analogamente, le lesioni alla colonna vertebrale sembrano potersi associare a un trauma recente; sempre a una lesione è collegabile la frattura al livello del sacro-coccige;

2) il medico del carcere invia d'urgenza il detenuto al Pronto soccorso dell'ospedale Fatebenefratelli sull'isola Tiberina. Tuttavia, l'accesso all'ospedale avviene dopo quattro ore, alle 20.01;

3) l'ortopedico dell'ospedale Fatebenefratelli è consultato telefonicamente, non essendo di guardia attiva: ciò non sembra consono per un nosocomio sede di DEA di primo livello;

4) la trasmissione della cartella clinica del detenuto appare problematica sia nel trasferimento tra le diverse strutture ospedaliere, sia nel passaggio di consegna tra un medico e l'altro nell'ospedale Sandro Pertini. Nel primo ricovero all'ospedale Fatebenefratelli manca la cartella clinica di accompagnamento dal carcere e mai viene successivamente citata come letta da alcun testimone. La cartella clinica non è ordinata nel diario;

5) Alla luce dell'anomala procedura di ricovero presso la struttura protetta dell'ospedale Sandro Pertini, è lecito domandarsi se tale percorso sia stato indotto da motivi sanitari o da esigenze organizzative dell'amministrazione penitenziaria. Le motivazioni di tale particolare procedura sono apparse comunque alla commissione lacunose;

6) il primario responsabile della struttura protetta dell'ospedale Sandro Pertini non ha mai visitato il paziente. In considerazione dell'aggravarsi del quadro clinico del paziente il 21 ottobre 2009, è stato riferito alla commissione essere stata preparata da un medico una lettera di segnalazione all'autorità giudiziaria, mai inviata in realtà, a causa della morte del paziente. Ciononostante non viene predisposto un monitoraggio continuo delle condizioni del paziente.

7) è da notare la mancanza di qualsiasi supporto in loco descritto per la rianimazione. L'equipe di rianimatori non viene chiamata. Si riferisce che sarebbe potuta giungere in 5 o 6 minuti".



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