giovedì 11 marzo 2010

Ancora sciopero della fame al CIE di Via Corelli a Milano

Aggiornamenti dal CIE di via Corelli:
[aggiornato a mercoledì sera]

Lo sciopero della fame continua compatto, e ora siamo alla fine dell’ottavo giorno.

La fame si fa sentire, molti non si alzano più dal letto, la situazione è dura e la tensione cresce. Continuano a nutrirsi solamente con le bevande che vengono portate dai solidali giornalmente. Nonostante le difficoltà e la stanchezza i reclusi di Corelli vogliono continuare la lotta almeno fino sabato, e poi vedere di proseguirlo a staffetta. Intanto si può registrare una piccola ma importante vittoria. La ragazza marocchina che stava male, dopo le pressioni fatte da fuori e le battiture all’interno è stata finalmente rilasciata ed ora è libera, libera come lo può essere una donna senza permesso di soggiorno oggi in Italia

Intanto grazie all’ininterrotta corrispondenza con il centro le storie, lepiù assurde, si moltiplicano.

C’è un ragazzo nigeriano che ha ottenuto l’asilo politico in Italia. Di ritorno da un viaggio in Germania durato alcuni mesi, dove è andato a trovare dei parenti, viene fermato all’aeroporto di Linate. Con il foglio dell’asilo politico scaduto da due mesi viene portato in Corelli, e oggi il giudice gli ha convalidato il fermo.

Oppure vi è la storia di un ragazzo rom rumeno che finito nel mezzo di una retata viene fermato e portato nel centro. Ha la moglie incinta, un contratto d’affitto regolare, un lavoro. Il giudice, cosa più unica che rara, non gli convalida il fermo in Corelli. Lui esce libero dal centro la mattina, fa poche centinaia di metri e viene fermato da una pattuglia di polizia che lo riporta in questura e la sera è di nuovo dentro al centro di Corelli, con i suoi compagni di stanza che sbigottiti ci chiamano increduli. E stamattina il giudice si è ricreduto: ha decretato che dovrà passare i prossimi sei mesi nel centro.

Infine la storia di G. dal Gambia.

Con un permesso di soggiorno spagnolo per motivi di salute finisce in carcere in Italia, e da li a Corelli. Lui vuole tornare in Spagna, ma niente, non lo mollano. Da dentro ci chiamano dicendo che sta male, non riesce a camminare, ha dolore a tutte e due le gambe, che non dovrebbe stare in un centro. Non riesce a dormire dal dolore, deve essere operato. I suoi compagni chiamano la Croce Rossa, chiedono che venga ricoverato, ma niente. Il ragazzo deve restare in centro, deve restare in Italia, non può ne’andare in Spagna ne’ farsi curare in ospedale.

Tutti gli scioperanti di Corelli, reparto trans donne e uomini, ringraziano tutti per la vicinanza e la solidarietà espressa. Ringraziano le radio che li hanno intervistati e che ogni giorno li chiamano, i compagni e le compagne che da fuori portano loro le bevande, tutti quelli che in qualche modo stanno lottando per l’abbattimento di questi muri, e ci ricordano che insieme possiamo farcela.

Nessun commento:

Posta un commento

yh

yh