mercoledì 3 marzo 2010

le navi-prigione? un inutile spreco di soldi

"La risposta al sovraffollamento delle carceri italiane e sarde non può essere un posto letto in una chiatta ormeggiata in una banchina dismessa. La nuova ipotesi sostenuta dal Ministro Angelino Alfano e affidata a Fincantieri si profila come un inutile spreco di denaro pubblico". Lo afferma la presidente dell’associazione "Socialismo Diritti Riforme" Maria Grazia Caligaris con riferimento alla soluzione delle carceri-galleggianti illustrata da Fincantieri in occasione del convegno del sindacato dei direttori penitenziari (Sidipe).

"Si continua a parlare di carceri - afferma Caligaris - come luoghi in cui stipare le persone dimenticando che in Italia esistono una Costituzione e una legge sull’ordinamento penitenziario che dettano precise finalità e norme in materia di detenzione e riabilitazione sociale. Appare inoltre assurdo promuovere la realizzazione di nuove strutture per la cui realizzazione occorrono 2 anni e 90 milioni di euro nel momento in cui per risparmiare non si assumono psicologi, assistenti sociali, agenti di polizia penitenziaria e perfino direttori.

Il tutto è paradossale se poi si considera che sono stati investiti 160 milioni di euro per la costruzione di 4 nuove istituti penitenziari in Sardegna che avrebbero dovuto essere terminati entro il 2010 e che sono ancora in allestimento perché tra l’altro sono mancati i fondi necessari per non parlare dell’inchiesta sui relativi appalti".

"È evidente che l’ottica con cui si opera nei confronti dei cittadini privati della libertà - sottolinea l’esponente socialista - è sostanzialmente quella di rimuovere il più possibile il problema di una detenzione riabilitativa a sostegno di quella punitiva. Permane infatti una concezione del detenuto come individuo senza diritti. La privazione della libertà in genere non è considerata sufficiente. Ciò in particolare per chi ha pochi mezzi economici e culturali".

"Il carcere-chiatta risponde perfettamente a queste logiche di risparmio/rimozione e contribuisce a creare ulteriori problemi per i detenuti, i loro familiari, gli agenti di polizia penitenziaria, gli operatori carcerari e gli avvocati. Insomma - conclude Caligaris - sarebbero necessarie meno chiacchiere e più azioni concrete e soprattutto un Parlamento che garantisse norme compatibili con la Costituzione e non finalizzate a inasprire le pene senza risolvere i problemi che favoriscono l’insorgere di conflitti sociali e di reati".

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