giovedì 15 aprile 2010

Brescia - «Gravi episodi nella scuola: niente spazi e saluti romani»

LA DENUNCIA. Un incontro della Rete antifascista alle 20.45 alla Cgil

Per parlare del processo sulla strage e per analizzare quanto è successo al Moretto e al Tartaglia.

Quanto ne sanno, o ne vorrebbero sapere, i bresciani del processo in corso sulla strage di piazza Loggia? Quello della rete antifascista provinciale vuole essere proprio un «tentativo di rendere partecipe la città sui contenuti delle udienze - spiega Valter Longhi -, perchè forse varrebbe la pena che si cercasse di tenere viva la memoria sul 28 maggio 1974».

[FIRMA]DALLA NECESSITÀ di fare il punto sul dibattimento, e sugli eventuali collegamenti con piazza Fontana, nasce l'idea di un incontro pubblico, domani sera, alle 20.45 nella sede della Cgil in via Folonari, intitolato «Le stragi fasciste e di Stato», organizzato con il circolo Anpi «Caduti di piazza Rovetta-centro storico». E a parlare sarà chi, questo processo, lo vive in prima linea: l'avvocato di parte civile Federico Sinicato. Insieme a lui Saverio Ferrari, membro dell'Osservatorio sulle nuove destre. «La cosa preoccupante, è che questo incontro era fissato a gennaio, alla scuola Moretto. Ma poi il Consiglio d'Istituto, a maggioranza, ha votato contro, per ragioni didattiche. Questa è la versione ufficiale - denuncia Beppe Corioni -.Pare che le ragioni siano di ordine pubblico, poco lontano c'è Casa Pound».

Ma, a spingere la rete antifascista fino al punto di parlare di «un grave atto di apologia del fascismo», sarebbe quanto successo il 24 marzo al Tartaglia. «Gli studenti hanno invitato a parlare delle foibe un rappresentante della Decima Mas e una referente della Croce Rossa - spiega Corioni -. In extremis siamo riusciti ad affiancare Alessandra Keresevan, storica, e Adriano Moratto, figlio di esuli. Ma alla fine la crocerossina e il referente della Decima Mas hanno riproposto i peggiori stereotipi nazifascisti sull'inferiorità della razza slava e si sono congedati con il saluto romano. Davanti a 500 studenti, i fascisti possono fare dichiarazioni anticostituzionali. Ma gli antifascisti non possono analizzare le stragi, che colpirono anche Brescia. La dirigenza delle scuole si è resa complice di una legittimazione dei movimenti neofascisti».

Mara Rodella

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