giovedì 22 aprile 2010

Sassari: detenuto ha un tumore al pancreas ma resta in carcere

La Nuova Sardegna

Nell’ottobre del 2008 gli è stato diagnosticato un cancro al pancreas. Da allora, nonostante i suoi disperati appelli e le lettere ai giornali, non ha potuto iniziare alcun tipo di cura. Jacques De Decker, infatti, è in carcere per droga.
Nonostante il parere favorevole del tribunale di sorveglianza, che il 24 febbraio 2009 aveva sospeso la pena per consentire al cittadino belga di andare a curarsi nel suo paese, il tribunale ordinario poco più di un anno fa ha rigettato la richiesta: si deve ancora celebrare, infatti, il processo d’appello. La data di inizio del nuovo processo, però, non è stata ancora fissata. E più tempo passerà, meno possibilità avrà De Decker di curare il male che giorno dopo giorno lo sta uccidendo. La neoformazione che gli è stata trovata nel pancreas, infatti, è passata da 2,3 a 3,8 centimetri di diametro in poco tempo.
"Se devo morire, voglio farlo accanto ai miei due bambini e a mia moglie, in Belgio" aveva dichiarato De Decker in una lettera pubblicata sulla nuova nel marzo del 2009. Il cittadino belga è stato condannato a sette anni e 4 mesi per traffico di droga. Nelle due pagine scritte a mano, aveva raccontato la sua vicenda personale, spiegando la gravità del suo caso.
"La condanna a sette anni e quattro mesi è stata sospesa dal tribunale di sorveglianza per motivi di salute - aveva spiegato De Decker -: ho un tumore al pancreas e devo farmi operare al più presto possibile. Inoltre, sono cardiopatico è ho avuto un ictus. Però, non posso andare a curarmi nel mio paese, dove vivono mia moglie e i miei due bambini, perché il tribunale ordinario ha disposto la custodia cautelare in carcere per un altro processo in cui sono imputato e non intende revocarla".
In effetti, il 24 febbraio 2009 (e successivamente all’inizio del 2010), il magistrato di sorveglianza aveva firmato il differimento della pena per Jacques De Decker e aveva disposto la scarcerazione, inviando gli atti al tribunale di sorveglianza. Due giorni dopo, il presidente del collegio aveva confermato il differimento della pena, ma non aveva potuto disporre la scarcerazione proprio perché era in corso un altro procedimento penale. In pratica, la pena era stata sospesa per consentire al paziente di curarsi, ma lui comunque non è mai uscito dal carcere.
Il magistrato di sorveglianza il 3 febbraio 2009 aveva affidato al dottor Antonio Pazzola, del reparto di Oncologia medica del Santissima Annunziata, una perizia per accertare da quali patologie fosse affetto il detenuto, se le sue condizioni di salute fossero di particolare gravità e se fossero o meno compatibili con il regime di detenzione in carcere.
Il medico incaricato era arrivato a queste conclusioni: "Il detenuto De Decker è affetto da neoplasia pancreatica complicata da pancreatite e da epatite colostatica. Le condizioni cliniche del detenuto non sono più compatibili con il regime di detenzione carceraria". Il 9 marzo 2009 il tribunale ordinario aveva respinto l’istanza di revoca della misura cautelare in carcere, presentata dal legale di De Decker, Giuseppe Onorato, e a distanza di un anno il cittadino belga è ancora a San Sebastiano. - Federico Spano

Sanremo: topo morto nel ragù, scoppia la protesta dei detenuti

Agi

Protesta e indignazione nel carcere di Sanremo. Stava per infilare il cucchiaio in un piatto di gnocchi al ragù quando, tra un pezzo di pasta e l’altro, ha trovato un topo morto. A suon di posate sbattute forte contro piatti e pentole, i detenuti hanno protestato contro la direzione del penitenziario. È così intervenuto il direttore per far rientrare l’agitazione. Sul ritrovamento del topo è stata aperta un’inchiesta amministrativa. Sovraffollamento, mancanza di agenti, suicidi e ora un topo nella pietanza di un detenuto. I gravi problemi all’interno dei carceri liguri sembrano non finire mai.

Milano: incendio al carcere minorile contro il sovraffollamento

Redattore Sociale

Oggi pomeriggio, intorno alle 13, un gruppo di ragazzi detenuti all’interno dell’istituto penale minorile "Cesare Beccaria" di Milano ha dato fuoco a materassi e stracci per protestare contro il sovraffollamento.
A mettere in atto la protesta un gruppo di 14 ragazzi. "È un periodo in cui ci sono diverse tensioni al Beccaria - commenta Angelo Urso, responsabile della segreteria nazionale Uil-Pa - c’è carenza di personale e sovraffollamento". Attualmente infatti uno dei due padiglioni del Beccaria è in fase di restauro e tutti i 56 ragazzi detenuti sono "stipati" nell’altra ala del penitenziario. Il fumo ha provocato l’immediato intervento degli agenti di polizia penitenziaria: tutti i ragazzi sono stati immediatamente fatti uscire dalle celle e sono stati poi trasferiti nel cortile dell’istituto.
Tre agenti, tra cui il Comandante di reparto, sono rimasti intossicati dal monossido di carbonio e trasportati dalle ambulanze del 118 all’ospedale San Carlo di Milano. "È il caso che i vertici dipartimentali prestino più attenzione agli allarmi dei sindacati. Appena tre giorni fa era stato sottoscritto un documento unitario nel quale si segnalava, tra l’altro, il pericolo di rivolte e tensioni", denuncia Eugenio Sarno, segretario generale Uil-Pa.
L’incendio è stato causato dagli stessi detenuti minorenni, molto probabilmente, si è trattato di una protesta per sottolineare le condizioni di disagio che si vivrebbero nell’istituto in particolare per il sovraffollamento. Secondo quanto si è appreso i detenuti hanno aspettato la pausa pranzo gettando nei corridoi, lenzuola, asciugamani e vestiario e materassi a cui hanno dato fuoco. Nelle scorse settimane una indagine dei carabinieri del Nas portò al sequestro di 200 chili di carne adulterata servita alla mensa del carcere.

Uil penitenziari: segnalato pericolo rivolte

"Appena tre giorni fa era stato sottoscritto un documento unitario nel quale si segnalava, tra l’altro, il pericolo di rivolte e tensioni. Auguriamo al personale ricoverato una pronta ripresa e consegniamo loro i nostri vivi sentimenti di vicinanza e fervida solidarietà".
Così il segretario della Uil penitenziaria, Eugenio Sarno, commenta l’incendio appiccato durante una protesta, dai detenuti del carcere minorile Beccaria di Milano. In una nota la Uil spiega che "in seguito dell’incendio sviluppatosi e provocato dai minori detenuti del Beccaria, tre agenti di polizia penitenziaria (tra le quali il Comandante) sono state ricoverate in ospedale per principio di asfissia e intossicazione. La situazione è stata riportata alla calma. I detenuti minori ora si trovano allocati all’interno del cortile passeggio per favorirne l’ossigenazione. È il caso che i vertici dipartimentali prestino maggiore attenzione agli allarmi dei sindacati".

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