giovedì 1 aprile 2010

Roma: concluso il processo per la rivolta al Cie di Ponte Galeria

Si è da poco concluso il processo per direttissima ai diciannove accusati di essere i «capi» della rivolta al Cie di Ponte Galeria a Roma, due giorni fa.

Dei diciannove, solo tre sono stati tradotti a Regina Coeli, avendo il giudice ritenuto che per gli altri sedici non sussistevano prove sufficienti per validare le accuse di violenza, danneggiamenti e resistenza e perché un processo per direttissima può avvenire solo se l’arresto è in flagranza, mentre le persone accusate sono state arrestate il giorno dopo durante l’orario di mensa.
Quanto all’accusa di evasione, il giudice ha detto che non sussiste, dal momento che il Cie, ha detto, «non è un carcere». Cosa ovviamente che nella pratica non risponde al vero ma che continua a essere la grande finzione sulla quale si regge la macchina che sforna «delinquenti» solo perché sprovvisti di documenti e dalla pelle di un altro colore.

Si è anche detto che sarebbero in tutto una sessantina le persone allontanate da Ponte Galeria e trasferite in un altro Cie, mentre la deputata Rita Bernardini, che ha compiuto una visita nel Cie oggi verso le 13, dice che le persone spostate sono solo tre o quattro.
E’ stata invece trasferita in gran fretta questa mattina Joy, la ragazza nigeriana coinvolta nella vicenda del tentato stupro da parte di un vice ispettore della polizia nel Cie di via Corelli a Milano.

La versione ufficiale della prefettura di Roma è che la giovane sia stata trasferita per motivi di sicurezza dal magistrato dopo che il suo nome è comparso nella lettera di rivendicazione delle minacce al presidente Berlusconi.
Ragione un po’ deboluccia, a dire il vero, perché la stessa Joy e le molte persone che la sostengono hanno immeditatamente dato l’allarme sul trasferimento non appena, questa mattina, lo hanno saputo.
La versione più credibile è che Joy sia stata trasferita perché nel Cie dove è stata mandata non è permesso l’uso del cellulare. Un modo come un altro per abbassare l’attenzione che da settimane è concentrata sulla giovane nigeriana perseguitata nel suo paese, vittima della tratta e per giunta protagonista di una storia di violenze perfino all’interno di un Cie.

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