sabato 24 aprile 2010

Ogni giorno è il 25 aprile


PRAGA – Come passano gli anni, sono già 65! Eppure ho conosciuto tante persone (e ne conosco, ahimè, purtroppo sempre di meno) che c’erano, giovanissime e giovanissimi, nelle piazze del nord del Paese, a dare la spallata finale al nefasto regime nazifascista. Certo, spallata è un termine che non fornisce un’idea esatta di quanto avvenne, non rende giustizia a tutti coloro che proprio per la sete di giustizia offrirono i loro anni migliori al futuro di questo Paese, che per ricordarli non conosce sport migliore che quello di infangare la loro memoria.

Non è un mero slogan ricordare che il 25 Aprile è “sempre”. Perché nella pratica politica e culturale quotidiana in Italia sono in atto proprio da “sempre”, dal giorno di quell’insurrezione vittoriosa (?), tentativi che col passar degli anni si fanno più pressanti, di gettare fumo e oblio, nell’intento di cancellare quanto fu fatto per risollevare il Paese dall’inferno e dalla vergogna.

Ci raccontano che, tutto sommato, le porcherie le fecero un po’ tutti. Ci raccontano che tutto sommato il fascismo fece le strade, non solo da noi, anche in Abissinia. Che prima in quei luoghi sorgevano dei villaggi e che noi su quei villaggi ci avevamo buttato il gas per sterminare tutti e costruire “le vie di comunicazione del nostro impero” ... quello non ce lo dicono più. D’altra parte, mica si possono ricordare di tutto. Come gli oppositori del regime fosse arrestati, mandati al confino e torturati; come gli ebrei, gli zingari, gli omosessuali fossero espulsi dall’istruzione, o perdessero il posto di lavoro, fossero arrestati e mandati a morire nei campi in Italia o in Germania, in tanti se lo sono dimenticati. Non se lo ricorda più nessuno perché non ce lo ricorda più nessuno. A cominciare dai libri di storia. Che sul periodo passano velocemente e confusamente. Ma tanto i programmi scolastici non si spingeranno mai così avanti da raggiungerlo, quel periodo.

Per continuare con la tv “di Stato”, che confina programmi di storia in orari e reti che li rendono nei fatti completamente invisibili. Quale sponsor pagherebbe per essere inserito all’interno di uno di questi programmi? Molto meglio privilegiare idiozie colossali, risse in diretta con bestemmia, volgarità di ogni tipo, accapigliamenti di donne preferibilmente seminude, insomma un mare di programmi cretini per un popolo che si è fatto scientificamente rincretinire senza batter ciglio. Un popolo che ha quel che si merita, se si dimentica della propria storia.

Quel 25 Aprile avrebbe dovuto rappresentare lo spartiacque tra l’immondo baratro nel quale l’Italia si era ritrovata ed un mondo nuovo, libero, per un popolo che avrebbe dovuto voltare definitivamente pagina. Così noi, almeno nel nostro “immaginario”, ci facciamo un’idea di una Liberazione, di un’insurrezione vittoriosa. Così, nella pratica, dovrebbe essere in realtà. I cattivi perdono? Da quel giorno sono arrestati, processati, puniti; insomma non ci sono più, viene restituito al Paese lo stato di diritto, cancellate le leggi del regime, perché qualcuno aveva ragione e soprattutto qualcuno aveva torto. E chi aveva torto sparisce dalla circolazione. Invece da noi così non lo è stato mai.
Tutto è molto più offuscato, complesso, fluido. Sono tornati tutti, dal giorno stesso! Tanti con una giacca diversa, molti addirittura con la stessa. perché funzionali al mantenimento del sistema. Dello stesso sistema, nel quale i padroni continuavano a sfruttare i lavoratori. Come avevano fatto fino al giorno prima. E i padroni di un braccio armato, si sa, ogni tanto avranno pure un po’ bisogno...

Il revisionismo, inoltre, ci sta vergognosamente insegnando come la grossa partecipazione dei comunisti alla guerra di Liberazione fosse un risvolto non degno di provocare nei confronti degli stessi sentimenti quali il rispetto, l’autorevolezza, la riconoscenza, ma al contrario sufficiente addirittura a togliere questi sentimenti al movimento intero della Resistenza! Come per raccontarci oggi, a 65 anni di distanza, una bugia storica di gigantesche proporzioni, e cioè che il Paese sarebbe stato trasportato, in caso di supremazia delle forze che poi si riconobbero nel “Fronte Popolare”, sotto l’influenza dell’Unione Sovietica. Basta andare a rivedere i massacri compiuti in Grecia (non dai nazisti, non dai fascisti italiani, pur ragguardevoli), ma dalle forze anglo-americane, per capire come questo “rischio” nel nostro Paese non ci fosse affatto. E che, anzi, fu proprio la sconfitta del Fronte Popolare alle elezioni del 18 aprile 1948 ad evitare all’Italia una sorte analoga.

Un anno fa incombeva sul Parlamento della Repubblica la famigerata proposta di legge 1360, quella che, nei propositi della maggioranza, sarebbe servita a sdoganare definitivamente non solo gli ex-fascisti, già sdoganati dalla conversione in AN e dal loro ritorno ufficiale al governo del Paese, ma anche quelli che fascisti lo sono sempre stati e il fascismo non lo hanno mai rinnegato.

Quel disegno di legge è stato spazzato via dalla mobilitazione di chi ha ancora la forza e la capacità di sdegnarsi. Ma la guardia va sempre tenuta alta. Gli affossatori della verità e della Memoria dispongono di grossi mezzi, di giornali e televisioni, tutte “armi” costosissime. Figuriamoci di quante armi a buon mercato, fango e letame quotidiani ad esempio, dispongono ancora.

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