domenica 10 gennaio 2010

Giustizia: piano carceri è propaganda intanto in cella si muore

Quattro suicidi in carcere dall’inizio del 2010. Due nello stesso giorno, ieri, giovedì 7 gennaio, a Sulmona e a Verona. Se continua così, il 2010 rischia di surclassare il triste record del 2009. Nello scorso anno, a uccidersi sono stati 72 detenuti. Amato Tammaro aveva 28 anni ed era originario di Villa Literno, in provincia di Caserta.
Era rientrato nel carcere abruzzese mercoledì dopo un permesso premio e si è impiccato alla grata della finestra nel bagno della sua cella. A Verona si è tolto la vita Giacomo Attolini, pizzaiolo di 49 anni, siciliano ma residente a Villafranca di Verona. Era in carcere da marzo dopo aver ucciso una ragazza rumena e ferito il marito. L’uomo aveva precedentemente tentato una violenza sulla donna che aveva lavorato nella sua pizzeria.

Gli altri deceduti dall’inizio dell’anno sono Pierpaolo Ciullo, trentanovenne morto il 2 gennaio nel carcere di Altamura (Bari) e Celeste Frau, di 62 anni, suicidatosi il 5 gennaio nell’istituto di Buoncammino a Cagliari. Il bilancio sarebbe stato ancor più negativo se ieri, sempre nel carcere di Sulmona, gli agenti e il medico di turno non avessero impedito ad un altro detenuto di togliersi la vita. Ci ha provato due volte, prima tagliandosi le vene e poi cercando di impiccarsi con le lenzuola.
Non bastassero i suicidi, a rappresentare una situazione indegna di un paese civile ci sono i molti casi di morti sospette. Le ultime due, le più eclatanti, quelle di Stefano Cucchi a Roma e quella di Uzoma Emeka, nel carcere di Teramo, testimone scomodo di un pestaggio ad opera degli agenti. Emeka è morto perché era malato, ma i suoi legali hanno denunciato la scarsa assistenza sanitaria e i ritardi nei soccorsi.
Nelle carceri italiane si muore troppo spesso, e si vive malissimo. Il sovraffollamento vergognoso e alla base del degrado. Ma anche l’assenza di misure alternative e di reali percorsi di reinserimento sociale. Si parla sempre poco di misure alternative alla detenzione, nonché dell’importante contributo dell’associazionismo che potrebbe giocare un ruolo preponderante nel creare un ponte di comunicazione con la società esterna. Un lavoro indispensabile che richiederebbe massicci investimenti in termini di welfare.

Per il governo la soluzione dovrebbe essere: più carceri. Magari costruiti da privati. Nell’ultima finanziaria l’esecutivo ha stanziato 500 milioni di euro per l’edilizia penitenziaria. Si tratta del famoso "piano carceri" al quale però inizialmente doveva essere destinata una cifra 3-4 volte superiore. Non a caso, infatti, Franco Ionta, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, nonché commissario straordinario all’edilizia carceraria, ha scritto al ministro Alfano per chiedere di fare entrare in gioco i privati. E con la scusa dell’emergenza, si potrà anche chiudere un occhio sugli appalti. Altrimenti l’obiettivo di costruire 24 nuovi istituti entro il 2012 per complessivi 21 mila posti, rimarrà sulla carta. Semplice propaganda. Dall’opposizione c’è chi ha già denunciato il rischio di privatizzare anche le carceri. Il governo ormai ci ha abituati, dopo i servizi pubblici locali, la protezione civile, la difesa.
Da lunedì 11 dovrebbero essere discusse alla Camera le mozioni sull’emergenza carceri presentate dai diversi gruppi parlamentari. Molte aspettative ci sono sul testo della radicale Rita Bernardini, sottoscritto da 92 deputati di tutti gli schieramenti.

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