ROMA - T-shirt nera, mento all'insù e braccio teso. Il cinema Gregory, a due passi da San Pietro, è gremito per la convention elettorale di Storace a sostegno di Renata Polverini candidata alla presidenza della Regione Lazio. Quando arriva l'ospite d'onore, donna Assunta Almirante, vedova del fondatore del Movimento sociale, sembra quasi un tuffo nel passato. A fare il saluto romano un gruppetto di militanti, che si alzano in piedi al grido: "Giorgio, Giorgio".
Pochi, al punto che Beatrice Lorenzin, portavoce del comitato Polverini, può commentare: "Saluti romani? Non li ho visti. Questa è la Destra di Storace, che ha già fatto un'operazione all'interno della sua lista" (il riferimento è alla lettera con cui Adriano Tilgher, tra i fondatori di Avanguardia nazionale e responsabile per il programma della Destra, ha annunciato la decisione di non candidarsi). Insomma: "Siamo alleati. Piuttosto, andate a chiedere a Tinto Brass come pensa di rappresentare il "lato B" della regione". Ma non basta a placare la bufera sulla Polverini, che ha definito donna Assunta "straordinaria". Per il segretario del Pd laziale Alessandro Mazzoli, quei saluti sono "gesti brutti, preoccupanti, che confermano il sostegno alla Polverini di certi ambienti". "Sulla scia di Alemanno, la segretaria Ugl ha radunato l'estrema destra, una compagnia poco raccomandabile", aggiunge Riccardo Milana, coordinatore del Pd romano. Da ieri lo è anche della campagna elettorale di Emma Bonino, ma la sua nomina ha già scatenato una guerra interna fra le correnti del partito.
«Sei uno de’ noi», grida Storace a Vincenzo Piso, oggi coordinatore Pdl ma ai bei tempi andati degli anni Settanta «riferimento della destra giovanile romana», come un po’ pudicamente recita on line la sua biografia ufficiale. In prima fila c’è Teodoro Buontempo detto er pecora, campione della destra sociale, ieri in versione anti-palazzinara ma ben seduto accanto a Giuseppe Ciarrapico. «Noi siamo dei costruttori», dirà poco dopo Francesco Storace e, poiché il senso dello humor non gli difetta, subito dopo saluta dal palco il Ciarra, palazzinaro editore per tutte le stagioni. C’è, soprattutto, donna Assunta, reduce da una pizza con i ragazzi della “Gioventù italiana”, encomiati per un bliz nelle strade romane per affiggere targhe dedicate a “via Giorgio Almirante”. Sono molto ringraziati i “giovani italiani” ma non c’era una gran presenza giovanile in sala, piuttosto affollata dal ceto politico attratto dallo slogan della Destra di Francesco Storace: la riconquista. «Mica perché siamo attaccati al potere, ma per il popolo». E i pochi giovani con le teste rasate alle parole dell’inno d’Italia «siam pronti alla morte» non resistono e alzano il braccio nel saluto romano.
Si è trovata a casa, ieri, al cinema Gregory, Renata Polverini, fra vecchi ex camerati uniti dai ricordi e dalla presenza di donna Assunta. Altro che giacca rossa: «Il rosso c’è anche nel tricolore del vostro vessillo», dice togliendosela e infilando sul decolté la maglietta del Santa Lucia.
Vecchi ex camerati e vecchia aria omofoba, con qualche caduta di stile: «Basta buco della sanità - arringa il commissario romano de la Destra Roberto Buonasorte - e a proposito di buco potrei essere volgare ma non è il caso...». Si sente spiritoso anche Piso: «Ereditiamo una regione in trans/sizione». Francesco, inteso come Storace, è l’uomo del destino per la platea del Gregory. «Francesco ha mostrato amore e dedizione per il Lazio» e sarà capolista a Roma, Rieti, Viterbo, non nella natìa Frosinone dove ci sarà Antonio Abbate. Il culto della personalità compre anche la politica della sanità della giunta Storace: tre assessori inquisiti insieme all’ex capo di gabinetto. Giulio Gargano, che patteggiò la condanna a quattro anni e quattro mesi nell’ambito dell’inchiesta “lady Asl”. Di Giorgio Simeoni, inquisito anche per i corsi di formazione, “lady Asl”, al secolo Anna Iannuzzi, fa questo ritratto: «È uno dei più grandi affamati di denaro della storia. Dunque lui si presenta, è uno che si inchina, ti fa il baciamano e poi ti chiede soldi come se fossi una slot machine». Agli arresti domiciliari finì anche Marco Verzaschi (Udeur), anche lui per la corruzione nella sanità targata Storace. Fu inquisito, però, quando era transitato come sottosegretario alla Difesa nel governo di centro sinistra. Nelle maglie della giustizia rimase impigliato anche Marco Buttarelli, ex capo di gabinetto. E per quanto riguarda il buco, che loro negano, di aver lasciato in eredità al centrosinistra, c’è la certificazione del ministero dell’economia: 10 miliardi di euro.
da: Indymedia Roma
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