venerdì 15 gennaio 2010

Massa Carrara: detenuto 27enne suicida quinto da inizio 2010

Quinto suicidio nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno: Abellativ Sirage Eddine, 27 anni, detenuto extracomunitario nel reparto infermeria del carcere circondariale di Massa, si è impiccato la notte scorsa con un lenzuolo annodato al tubo della doccia.
In due settimane, dunque, sono già cinque i detenuti che hanno deciso di farla finita nelle sovraffollate carceri italiane per le quali ieri il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato di emergenza: il 2 gennaio, ad Altamura (Bari) si è ucciso Pierpaolo Ciullo, 39 anni; tre giorni dopo si è impiccato nel carcere Buoncammino di Cagliari Celeste Frau, 62 anni; il 7 gennaio, infine, si sono suicidati Amato Tammaro, 28 anni, nel supercarcere di Sulmona, e Giacomo Attolini, 49 anni, nel penitenziario di Verona.


Teramo: detenuto in isolamento, dopo che ha tentato il suicidio


Il carcere teramano è quello che il Dap destina alla reclusione dei detenuti per reati a sfondo sessuale. Lì sono richiusi i tre presunti pedofili di Jesi, ad esempio. Lì è stato trasferito, per disposizioni dunque automatiche ed interne all’amministrazione penitenziaria centrale, anche Bruno Battista, già alcuni dopo l’arresto avvenuto il 29 giugno 2009 e alcuni giorni in cella a Campobasso.
Il carcere del capoluogo abruzzese è da circa un mese all’attenzione della cronaca per le disumane condizioni della popolazione che ospita - più del doppio di quella a cui è destinato - e per i tentativi di suicidio che vi si sono verificati. Anche il mago Bruno ha cercato di togliersi la vita il 29 dicembre scorso. I suoi legali, Carmine Verde e Cristiana Valentini, dopo aver ribadito al Riesame la richiesta di scarcerazione o dei domiciliari, hanno denunciato al collegio presieduto da Mario Iapaolo che si sta occupando del processo a carico di Battista per circonvenzione d"incapace, truffa e violenza sessuale, che dal 29 dicembre al 31 il loro assistito è stato tenuto in isolamento diurno e notturno.
"Una decisione che a nostro parere - ha detto l"avvocato Verde - è estremamente pericolosa se disposta nei confronti di un soggetto gravemente depresso con ripetute tendenze suicidiarie". La sua collega Valentini ha spiegato ai magistrati la difficoltà incontrata ad avere notizie certe sulle condizioni di salute di Battista.

"Peraltro, abbiamo saputo da una fonte assolutamente attendibile che lo psichiatra del carcere in realtà non sarebbe in possesso di tale specializzazione. Si tratterebbe - ha aggiunto - di una criminologa che svolge quel ruolo. Ma voi capirete che prescrive anche farmaci e giudica sulla compatibilità dei detenuti con il regime carcerario. Dobbiamo assolutamente verificare se ha i requisiti per farlo". Il tribunale ha parzialmente accolto le richieste dei legali di Arcella jr. Pur non concedendo un"indagine istruttoria sul possesso dei requisiti da parte del medico del penitenziario di Teramo, ha infatti disposto l"acquisizione della documentazione sanitaria relativa al mago detenuto per stabilire se possa o meno restare dietro le sbarre.


Napoli: a Poggioreale nove per cella, scoppia l’allarme carceri

Il Mattino, 14 gennaio 2010


Celle sovraffollate, strutture fatiscenti, condizioni igieniche da terzo mondo. Bastano poche parole per descrivere un inferno chiamato carcere di Poggioreale. Il più vecchio istituto penitenziario del capoluogo campano (la seconda sede, quella di Secondigliano, merita come vedremo un discorso a parte) è ormai da anni un braciere ardente, un magma che rischia di esplodere da un momento all’altro.

Con una "popolazione di detenuti che ha toccato ormai la quota record di 2.690 unità (il dato è aggiornato alla giornata di ieri), il carcere di Poggioreale rappresenta una delle emergenze nazionali. Nei suoi vari padiglioni vivono mille persone in più rispetto alle capacità massime di accoglienza previste. E non basta. In più, mentre cresce in maniera esponenziale la cifra dei reclusi, il numero del personale di polizia penitenziaria resta cristallizzato a nove anni fa: a quando, cioè, il dato nazionale della popolazione detenuta era inferiore di 20mila unità.

Un disastro senza pari, come denunciano le organizzazioni sindacali del Corpo di polizia penitenziaria. "A Poggioreale - commenta il segretario regionale del Sappe, Emilio Fattorello - ci sono ormai celle nelle quali convivono anche fino a nove persone in pochi metri quadrati. Abbiamo stanze nelle quali sono state sistemate addirittura tre diverse file di letti a castelletto, ciascuna delle quali ha a sua volta tre brande. E chi dorme in alto ha a pochi centimetri dalla propria testa il soffitto".

Condizioni assurde, che rendono ancora più afflittiva la pena che si è costretti a scontare. È sicuramente anche questo il motivo per il quale - nonostante tutti gli sforzi messi in atto da chi dirige Poggioreale - lo scorso anno sono aumentati anche i suicidi, per non parlare dei tentativi e degli atti autolesionistici messi in atto da tanti reclusi.
Ma il dramma Poggioreale non investe i soli detenuti. C’è chi - come le guardie carcerarie, appunto - finisce col trascorrere metà della propria esistenza lavorativa fianco a fianco ai carcerati all’interno degli istituti penitenziari. "Purtroppo - spiega ancora Fattorello - le piante organiche del nostro personale sono ancora quelle fissate nel 2001, quando la popolazione dei reclusi contava 20mila persone in meno rispetto a oggi. A questo si aggiunga che, nel frattempo, sono cresciuti i nostri compiti istituzionali: dall’accompagnamento e il controllo dei soggetti agli arresti domiciliari alle traduzioni in udienza, alle udienze di convalida dell’arresto, fino al controllo dei varchi del Palazzo di Giustizia".
Va decisamente meglio, invece, nel carcere di Secondigliano. Ma se anche qui non si aggiunge la mina vagante del sovraffollamento è solo grazie al fatto che le celle, rispetto a quelle di Poggioreale, non prevedono la possibilità di aggiungere nuovi posti letto. Male va anche a Pozzuoli: nella struttura carceraria destinata alle donne si registra un numero di recluse che sfiora ormai le 100 unità (rispetto ad un massimo previsto di 80).
"Abbiamo sempre criticato il piano che aveva previsto da Ionta, il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria - conclude il segretario regionale del Sappe - oggi la riforma voluta da Alfano va accolta come un segnale certamente positivo, anche se ribadiamo che serve una più complessiva riforma della esecuzione penale che preveda misure alternative alla detenzione".

Concorda con Fattorello anche il presidente regionale dell’Osapp, Vincenzo Santoriello. "Se il problema non lo si affronta in maniera organica - dichiara - con una riforma generale, saremo sempre in alto mare. Anche questa riforma voluta dal Guardasigilli è, a ben guardare, solo un indulto mascherato. Con l’aumento delle persone agli arresti domiciliari si moltiplicheranno gli impegni del personale di polizia penitenziaria, che sono già gravosi e molteplici".

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