martedì 26 gennaio 2010

Haiti: aiuti congiunti Italia e Brasile. Perchè?

Per portare soccorso ai terremotati di Haiti si sono mobilitati tanti Paesi al mondo. Non è stata da meno l’Italia, che con i suoi militari si sta rendendo protagonista di una missione umanitaria congiunta con le forze armate brasiliane, denominata 'White Crane'. L'idea di inviare una nave militare carica di aiuti umanitari in soccorso della popolazione terremotata di Haiti è venuta al ministro della Difesa italiano Ignazio La Russa.

La nave prescelta è stata da subito la portaerei della Marina Militare italiana 'Cavour', salpata lo scorso 19 gennaio da La Spezia con Port Au Prince. La nave dovrebbe raggiungere la sua meta all'inizio del mese prossimo, impiegandoci all'incirca 15 giorni. Questo dopo aver percorso oltre 5mila miglia marine e attraversato l’Oceano Atlantico con il suo carico di aiuti umanitari, offerti dal governo italiano, dal World Food Programme, dalla Croce Rossa Italiana e da altre associazioni umanitarie non governative. Una missione che dovrebbe durare almeno 60 giorni. Nel corso del suo viaggio, la 'Cavour', dopo aver affrontato la lunga attraversata dell'Oceano Atlantico, prima di dirigersi verso Haiti, effettuerà una deviazione verso sud per una sosta tecnica in Brasile. Nel Paese latino americano verrà imbarcato personale sanitario ed elicotteri militari. Una deviazione che ritarderà l’arrivo degli aiuti dall’Italia ad Haiti. E questo, mentre nell’isola caraibica la gente continuerà a morire per la mancanza di medici ed equipaggiamenti sanitari di cui, invece, la nave dispone.Per questo e per altri motivi, sono tante le perplessità e i dubbi scaturiti da questa missione umanitaria resa particolare dalla sua collaborazione con il Brasile e proprio per questo l’iniziativa ha suscitato numerosi interrogativi.Dopo l’iniziale ‘naufragio’ dell’idea del ministro della Difesa La Russa, ‘varata’ pochi giorni dopo il sisma, di inviare una nave militare in soccorso della popolazione terremotata di Haiti per il suo alto costo, la proposta è poi riemersa venendo 'accolta' con favore anche dal governo italiano, presidente del Consiglio in testa. Oltre il 90 percento del costo della missione umanitaria italiana ad Haiti sarà coperto dalle aziende Finmeccanica, Fincantieri, Eni e altre che lavorano con le Forze armate italiane. Questa la svolta annunciata dal ministro della Difesa. Il quale precisava, che anche che il costo complessivo della missione non era quantificabile perchè dipenderà dalla sua durata e, a secondo se la nave starà ferma in porto o in navigazione, il costo giornaliero oscillerà tra i 100 e i 200 mila euro. Quello che più inciderà maggiormente sarà il carburante, si stima di almeno il 40 percento. La portaerei infatti, che ha una velocità massima di 28 nodi, per ogni ora di navigazione consuma ben 25mila litri di carburante e con un pieno compie 7mila miglia marine.
Quello che in primis ha suscitato in tanti molta curiosità è il perché di una sponsorizzazione privata in una missione umanitaria promossa dal ministero della Difesa e che coinvolge mezzi e personale militare. Inoltre, ha sorpreso anche la 'strana' collaborazione con il Brasile, sulla cui natura il ministro della Difesa italiano ha parlato solo di operazione congiunta con il ministero della Difesa brasiliano, senza però specificare la necessità e l'origine di tale patnership. Tuttavia dove sia la convenienza in tale collaborazione, non è data a sapere. In effetti il contributo alla missione umanitaria dal Brasile è praticamente irrisorio quanto inutile. Questo in quanto l'Italia poteva benissimo disporre dell'apporto fornito dalle forze armate brasiliane attingendo dalle loro risorse.

Allora sorgono spontanee alcune domande. Perchè questa partnership con il Brasile inutile, quanto dispendiosa? Al posto della portaerei 'Cavour' si sarebbero potuti impiegare altri supporti militari o della Protezione Civile, di cui tanto l'Italia va fiera nel mondo. Due o più aerei da trasporto ad esempio avrebbero impiegato meno tempo e sarebbero costati molto di meno. Oppure facendo prevalere lo spirito di popolo di navigatori degli italiani, si sarebbe potuto ricorrere all'ausilio di una delle tante navi anfibie che la Marina Militare italiana ha in dotazione. Ad esempio la 'San Giusto' che in passato già ha contribuito, in maniera egregia, a missioni di soccorso in caso di calamità naturali nel mondo mentre la Cavour è alla sua prima traversata. Inoltre il costo della missione sarebbe stato molto più contenuto di quello attuale e senza perderci in qualità ed efficienza. Ma a quanto pare, la 'volontà' di voler inviare ad Haiti la 'Cavour' ha prevalso su tutto.

Altro punto ‘oscuro’ della missione umanitaria è il fatto che ha bordo della portaerei sono stati imbarcati anche dei mezzi blindati 'Lince'. Cosa questa non dichiarata al momento della partenza della nave per Haiti. Gli assetti della missione umanitaria resi noti riportavano, oltre alla ‘Task Force umanitaria’, l'imbarco di un'unità di 'Force Protection' composta da alcune decine di fucilieri della marina del 'Battaglione San Marco' e dell'Aeronautica e da una decina di carabinieri. La notizia dei ‘Lince’ a bordo è stata data solo dopo la partenza della nave dallo stesso ministro La Russa quando ha riferito in Commissione difesa del Senato spiegando che i blindati avranno il compito di potenziare la sicurezza in loco.

Perchè il ministro, che ha tanto voluto la partenza della 'Cavour' per Haiti, ha 'dimenticato' di dichiarare anche i 'Lince' imbarcati? Potrebbe esserci un motivo diverso da quello sostenuto del perchè siano stati imbarcati? Dietro a tutto potrebbe esserci un collegamento con il fatto che il Brasile ha in corso forti investimenti nel settore della difesa per aumentare il suo peso in America Latina e con l'Italia sta trattando per l'acquisto di 10 navi, tra fregate, mezzi di pattugliamento e un'imbarcazione multi-uso per la logistica. Con molta probabilità i primi contratti potrebbero essere firmati quando il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, si recherà nel Paese in visita ufficiale il 18 febbraio prossimo. Lo scorso dicembre il governo di Brasilia siglò con l'italiana 'Iveco' un contratto per la fornitura all'Esercito brasiliano di 2.044 veicoli blindati per i prossimi vent'anni. In ballo ci sono commesse per oltre 20 miliardi di dollari, di cui una parte potrebbero andare a Fincantieri, Finmeccanica, Iveco e altre aziende italiane che lavorano per le forze armate. La Francia, lo scorso anno, si è già assicurata un'altra grande commessa per oltre 12 miliardi di dollari. Sono cose queste che vanno costruite nel tempo e pezzo dopo pezzo. Forse il tassello 'Cavour' è l'ultimo che completa il mosaico.

Nell'isola caraibica i compiti di sicurezza sono prerogativa assoluta dei 'caschi blu' della ' Missions des Nationes Unies pour Stabilisation en Haiti', Minustah. Per pura coincidenza circa 1.266 militari della 'Minustah' sono brasiliani e al comando della stessa vi è, dall'aprile scorso, un brasiliano, il maggiore generale Floriano Peixoto Vieira. Appena qualche giorno fa il ministro della Difesa brasiliano, Nelson Jobim si è recato a Port Au Prince per coordinare di persona gli aiuti alle vittime del terremoto inviate dal governo brasiliano. Oltre ad inviare numerosi mezzi pesanti di movimento terra per rimuovere le macerie, il governo di Brasilia ha anche inviato medici e attrezzature mediche. Gli stessi peacekeepers brasiliani della Minustah si sono adoperati ad installare gli ospedali da campo giunti dal loro Paese.

Ed allora sorge spontanea una domanda.Che senso ha per il Brasile inviare altro materiale sanitario e mezzi aerei? E' ancora. Perchè non utilizzare lo stesso canale seguito finora invece, che 'appoggiarsi' all'Italia? Da cosa nasce questa collaborazione tra Italia e Brasile? Quali interessi e vantaggi la spingono? Imbarcare uomini e mezzi brasiliani sulla 'Cavour' potrebbe rivelarsi solo un atto di cortesia dell'Italia nel confronti del Brasile. Eppure i due Paesi appena qualche mese fa sono arrivati allo scontro diplomatico e politico a causa delle tensioni suscitate dal 'caso Battisti '. Anche se finora le proteste italiane sono stati deboli ed inconsistenti comunque si è creato attrito. Che sia questo un modo per appianare le tensioni nate dalla questione? A margine della missione umanitaria congiunta Italia-Brasile infatti, emerge un altro fatto. La scorsa settimana i media del Paese sud americano hanno spiegato che il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva potrebbe concedere, il prossimo mese di marzo, l'asilo politico per ragioni umanitarie all'ex terrorista rosso Cesare Battisti, aggirando 'elegantemente' la richiesta di estradizione presentata dal governo di Roma a quello di Brasilia.L'Alta Corte brasiliana ha già dato il suo parere favorevole, ma l'ultima parola spetterà al presidente Lula.

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