mercoledì 20 gennaio 2010

Caserta: i migranti reclamano diritti

19 gennaio 2010. Alcune centinaia i migranti che nella mattinata si sono riuniti sotto palazzo acquaviva, sede della prefettura e della questura di Caserta, per la manifestazione promossa dal movimento degli immigrati e dei rifugiati di Caserta, il centro sociale ex canapificio e l'associazione senegalesi e padri sacramentini. Volevano braccia, sono arrivati uomini si leggeva sui cartelli. Molti dei lavoratori migranti stanziati nel casertano, e più precisamente a Castelvolturno, sono gli stessi che si spostano a ritmo delle”stagioni”, quelle di raccolta, e che costituiscono la forza trainante dell'economia agricola nel meridione.“Noi siamo lavoratori. Contribuiamo all'economia italiana. Non siamo criminali. Siamo esseri umani. E vogliamo essere riconosciuti. Il permesso di soggiorno non dev'essere solo un foglio di carta, ma essere simbolo dei diritti che ci devono essere riconosciuti.” questo riportavano i vari interventi susseguitesi durante il presidio. Espressione della coscienza di essere parte integrante e necessaria dell'economia di questo paese. Ma ancora più forte emergeva la consapevolezza di costituire una componente, seppur numerosa, circa 4 milioni di persone, invisibile nella società italiana. Per molti di loro regolarizzazione significa maggiori diritti e la possibilità di sfuggire al ricatto del lavoro in nero; possibilità tuttavia remota in un paese in cui il lavoro irregolare costituisce l'unica via d'uscita rispetto in un sistema sempre più in crisi e in cui la disoccupazione è dilagante.Una delegazione è riuscita ad incontrarsi con il prefetto Ezio Monaco e con il questore Guido Longo e le richieste per la riapertura del canale delle udienze per ottenere date precise per gli incontri di rinnovo dei permessi di soggiorno e di regolarizzazione sono state accettate. In più si richiedeva il riconoscimento del permesso umanitario per i migranti di Rosarno, permesso a cui secondo il ministro Maroni possono accedere quei migranti che hanno riportato ferite e che sono stati accertati in ospedale. Questo non è abbastanza, perché oltre a coloro che sono stati refertati, molti altri in quei giorni sono stati vittime di attacchi e comunque tutti i migranti costretti a fuggire o ad essere deportati dovrebbero ricevere tale permesso.Molti anche gli interventi in solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici di Rosarno, in cui si palesava l'evidente bisogno di creare un legame tra le lotte di migranti, lavoratori, precari e studenti. In un paese in cui è sempre più forte l'oppressione di governo e istituzioni verso qualunque tipo di rivendicazione sociale, è necessario individuare le cause e i responsabili della crisi economica e sociale, governo, confindustria, creando un'interazione tra le soggettività oppresse e sfuggendo alla così detta “guerra tra poveri”, riversando la rabbia sociale contro chi l'oppressione l'agisce, non la subisce.
Parlando di repressione, anche in questo caso immancabile l'intervento delle forze dell'ordine che hanno fermato tre pullman di linea diretti alla manifestazione che sono stati soggetti a controlli di massa.

ARTICOLO di Marzia Matarese

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