giovedì 24 dicembre 2009

2009 "l’annus orribilis" dei penitenziari italiani


Si allunga la lista di coloro che si tolgono la vita dietro le sbarre. Oggi si sono uccisi Plinio Toniolo, ex assessore di un paese del Vicentino, e Ciro Giovanni Spirito, collaboratore di giustizia rinchiuso a Rebibbia. "Sono 70 dall'inizio dell'anno" dice l'osservatorio permanente sulle morti in carcere. Poco dopo la tragica conta aumenterà con l'impiccagione di Spirito.


Toniolo aveva 55 anni, faceva l'artigiano ed era stato assessore del Comune di Nove (Vicenza). L'uomo, spiega l'Osservatorio permanente delle morti in carcere, è il quarto detenuto che muore suicida nella casa circondariale di Vicenza negli ultimi quattro anni. "Era stato arrestato domenica per un mandato di cattura europeo. Le autorità tedesche lo accusavano di fatti molti gravi: atti sessuali su minorenne - dice l'Osservatorio - Ieri, dopo l'interrogatorio di garanzia, nel quale ha cercato strenuamente di spiegare che quelle accuse erano folli, perché lui di mani addosso a bambini e bambine non ne ha mai messe né aveva mai pensato di metterle, è rientrato in cella. E si è tolto la vita. Il corpo è stato scoperto intorno alle 16.30. Le guardie penitenziarie hanno dato l'allarme al 118, ma i medici, una volta arrivati, non hanno potuto far nulla. Toniolo era già morto per soffocamento".

Ciro Giovanni Spirito si è impiccato nella sua cella in un settore del carcere di Rebibbia che ospita i collaboratori di giustizia. Secondo indiscrezioni, nei giorni scorsi, nel corso di un colloquio con la moglie, aveva appreso che la donna voleva chiedere la separazione. Spirito era un pentito di camorra. Aveva fatto parte del clan Mazzarella, era un killer. Lui stesso aveva raccontato agli inquirenti di aver fatto parte del commando che nel marzo 1996 uccise Vincenzo Rinaldi nell'ambito della guerra per il controllo dei traffici illeciti a San Giovanni a Teduccio. Era stato il primo sicario del clan a pentirsi. Era in carcere dal gennaio 2005.

Le morti in cella, sempre secondo i dati forniti dall'Osservatorio, "sono più frequenti tra i carcerati in attesa di giudizio, rispetto ai condannati, in rapporto di circa 60/40: mediamente, ogni anno in carcere muoiono 90 persone ancora da giudicare con sentenza definitiva e le statistiche degli ultimi 20 anni - conclude la nota - ci dicono che quattro su dieci sarebbero stati destinati a un'assoluzione, se fossero sopravvissuti".



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