lunedì 8 febbraio 2010

Anormalizzare la normalità. 30 anni di Legge 180

da: senza soste (Jacob)

A 30 anni dalla morte di Franco Basaglia, riproponiamo un articolo uscito sul cartaceo di Senza Soste nel maggio 2008 per ricordare il trentennale della legge 180, la legge Basaglia che impose la chiusura dei manicomi. red. 8 febbraio 2010

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55 giorni di anormalità politica, poi la normalizzazione di un’epoca e il suo effetto domino sul futuro. 4 giorni dopo l’apertura del cofano della Renault 4 parcheggiata a Roma in via Caetani, 4 giorni dopo il 9 maggio 1978, giorno della morte di Aldo Moro, un’anomala vittoria del movimento antipsichiatrico italiano, guidato da Franco Basaglia, prende la forma giuridica della legge 180, Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori. È il 13 maggio 1978 e la legge Basaglia , legge quadro che impone la chiusura dei manicomi, regolamenta il trattamento sanitario obbligatorio e istituisce i servizi di igiene mentale pubblici, entra in vigore confluendo successivamente nella legge 833/78 del 23 dicembre 1978. Nasce il Servizio Sanitario Nazionale.

Le intenzioni di Basaglia erano chiare da tempo: abolire la forza dell’istituzione, assediarla, circondare l’istituzione psichiatrica, i manicomi, aprirli…Come? Riducendo le terapie farmacologiche ed il contenimento fisico, instaurando rapporti umani rinnovati con il personale e la società, riconoscendo appieno i diritti e la necessità di una vita di qualità dei pazienti, seguiti e curati da ambulatori territoriali.
Intenzioni potenti, rivoluzionarie: la battaglia era coordinata da Basaglia, in Italia. Ma l’internazionalismo antipsichiatrico, con le sue chiare differenze, arruolava e prendeva forma anche su altre esperienze ed altre figure di riferimento: Ronald Laing e David Cooper(Inghilterra), Michel Foucault e Félix Guattari (Francia), Thomas Szasz(Stati Uniti).

Quando si annuncia la legge 180, nel 1978, esistono in Italia, 76 manicomi e in media, ciascuno di essi ospitava un migliaio di esseri umani. In questi laboratori del castigo, i matti, quelle persone che la legge e il potere medico chiamavano e certificavano come anormali, sono le cavie per ogni tipo di esperimento: per la malinconia un`iniezione di succo testicolare; per l’isteria si asporta la clitoride o in alternativa questa è cauterizzata con la pietra infernale; si comincia a praticare l’ovariectomia e la dilatazione cruenta del collo dell’utero; applicazione di una cintura munita di vite che comprime la regione ovarica di sinistra; si fanno finte operazioni con narcosi e suture cutanee; si applicano lungo la colonna vertebrale le punte di fuoco; si sottopone la malata al gavage o iperalimentazione lattea; la terapia del bagno tiepido, freddo ad immersione, acqua a temperatura sempre più fredda sul capo, lenzuoli bagnati, getti d’acqua ripetuti sul viso, doccia ascendente rettale a diverse profondità, salasso con sanguisughe sugli organi; frizioni irritanti sulla cute o sulla testa per provocare malattie cutanee febbrili ad azione terapeutica.
Insomma, una terapeutica maniera per ridurre al silenzio: nei lager della psichiatria i diversi, i matti, sono carne da macello.

Con il Regio Decreto del 16 agosto 1909 n.615, Legge 1904, nasce il regolamento dei manicomi ed è il primo "Testo Unico" delle varie legislazioni frammentarie che costellavano la materia degli alienati. Da allora fino al 1978, migliaia di morti, reclusi, isolati. La storia dei manicomi parla chiaro…aggiungeteci adesso quella delle carceri e troverete una spiegazione concreta, sanguigna, truculenta, di come la diversità, la dissidenza, la differenza, la ribellione siano oggetto di esperimenti di condotta. Forse è per questo che neppure la legge Basaglia riuscì ad avere effetti immediati sull’omicidio medico e psichiatrico dello Stato: demandando l'attuazione alle Regioni i risultati furono diversificati su tutto il territorio nazionale. Se nel 1978 solo nel 55% delle province italiane vi era un ospedale psichiatrico pubblico, nel resto del paese ci si avvaleva di strutture private. Soltanto nel 1994, a stagione della rivolta conclusa, con il Progetto Obiettivo e la razionalizzazione delle strutture di assistenza psichiatrica, lo Stato italiano adatta la Legge 180 alle proprie necessità di apparenza democratica. La filantropia, “poveracci questi matti”, interviene: i manicomi possono chiudere, la stagione degli esperimenti di forza si sposta sulle carceri. Nel 1994 si completa la chiusura effettiva dei manicomi: rimangono a disposizione i penitenziari…e come no gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, carcere e manicomio uniti, per la distruzione programmata della dissidenza.
In questo senso le parole di Basaglia parlano di, nel ed al presente: «Domattina, all'ora della visita, quando senza alcun lessico tenterete di comunicare con questi uomini, possiate voi ricordare e riconoscere che nei loro confronti avete una sola superiorità: la forza».

Ci piace non classificare queste parole nell’archivio monumentale della storia ma anzi, parlare di Basaglia come di un tecnico dello Stato che lavorò contro il consenso dell’istituzione. Una figura spartiacque, una soglia, un limite: contro la Forza dell’istituzione, Basaglia tenta la liberazione dell’anormalità dalla normalità dell’isolamento. Nell’aprire le porte dell`ultimo reparto chiuso, reparto C delle donne di Gorizia, apre una voragine, rende visibile la forza della segregazione statale. E non si approfitta, come faranno molti altri, della sua azione di rottura. Mentre apre le porte, non invoca la rete dell’industria solidaria, quella che oggi commercia sui diritti delle disgrazie altrui. Al contrario, è il primo, se non l’unico, ad avvertire il pericolo di queste reti private e pubbliche di reinserimento sociale. Osservatore attento dei movimenti di liberazione globali, ne critica l`impostazione: “la Comunità Terapeutica ed i Community Mental Health Centers sono tentativi validi per uscire dalla preistoria della psichiatria. Ma nel momento stesso in cui si svelano validi, nascendo in opposizione ad una situazione precedente da distruggere, la loro validità risulta inficiata dall`essere strumenti tecnici all`interno di una struttura economica ben determinata, che ne definisce i limiti e le finalità”. Le Comunità Terapeutiche perpetuano il manicomio.

Nessuno lo dirà più: tutti a raccogliere gli spiccioli della speculazione solidale…(Ah! stiamo ancora aspettando che l’Arci ci racconti qualcosa sulla propria cogestione del silenzio sulle morti delle Sughere).
Basaglia, attraversando, nelle sue opere e nei sui testi il pensiero fenomenologico di Husserl, Heidegger, Sartre, Merleau-Ponty rilegge Gramsci da cui apprende la nozione fondante della prassi e mette in discussione l’impostazione positivistica della medicina. Poi incontra Michel Foucault e Félix Guattari e l’incontro sarà esplosivo.
“Le resistenze, le barriere, le difese corporative, economiche, sociali si devono confrontare con quell’atto rivoluzionario e simbolico – abbattimento dei muri degli ospedali psichiatrici- ; tutto ciò è possibile solo perché l’atto si iscrive all’interno di una lotta politica e sociale che cerca di eliminare l`emarginazione e la povertà".
È così che celebriamo il 30° anniversario della Legge 180: in mezzo a tanti crimini di pace, una legge utile solo se verrà abolita dall’insurrezione dell’anormalità contro la normalità capitalista.

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