mercoledì 17 febbraio 2010

Processo Aldrovandi bis, scontro in aula per la pm Guerra

Il procuratore capo contro il giudice del processo bis. Contestata la testimonianza del pm Guerra che poi dichiara: ho detto tutto al Csm. Il magistrato conferma la telefonata di 5 anni fa col poliziotto Paolo Marino

FERRARA. E’ il processo ad una telefonata tra il dirigente delle Volanti di polizia, Paolo Marino e il pm di turno, Mariamenuala Guerra, la mattina del 25 settembre 2005 quando morì Federico Aldrovandi. E' diventato quasi uno scontro tra procura e tribunale, a colpi di codice.

Uno scontro inutile, tanto da far dire a Lino Aldrovandi e Patrizia Moretti, genitori di Federico, che da 5 anni masticano diritto penale e dolore: «ma quando finirà tutto questo?». Non si sa quando finiranno, per loro, le attese interminabili nei corridoi del tribunale aspettando decisioni su cavilli incomprensibili come è accaduto ieri dalle 15 fino alle 19: 4 ore per sapere se la pm Mariaemanuela Guerra potesse o meno raccontare loro, in faccia, e non sulla carta come accaduto finora, cosa le venne riferito dal dirigente delle Volanti, Paolo Marino, sulla morte del loro figlio Federico in via Ippodromo. Marino è imputato di omissione d’atti d’ufficio per aver indotto in errore il pm Guerra e non averla fatta intervenire sul posto: per il gup Monica Bighetti era assolutamente necessaria la sua testimonianza, ma a sorpresa il procuratore capo Rosario Minna è intervenuto in aula, chiedendo al gup di revocare l’� atto con cui aveva chiesto di ascoltare il pm Guerra. Da qui lo scontro. Che lo stesso giudice Bighetti ha risolto con una camera di consiglio di quasi 2 ore, bocciando tutte le questioni di diritto presentate dal procuratore Minna, liquidando poi con poco più di mezzora la testimonianza della Guerra, con la ricostruzione che la stessa pm fece al Csm.

Tanto rumore per nulla?

Sì, visto che il procuratore capo aveva sostenuto, citando norme procedurali e codici e ancora codicilli, che non era necessario ascoltare la pm Guerra e che si doveva fare affidamento solo sugli atti cartacei. Ma il procuratore capo è andato oltre, poiché nella sua difesa d’ufficio, di procura e sostituto, ha usato un sostantivo e un aggettivo offensivi per gli stessi genitori di Federico Aldrovandi (e non solo): «fogna mediatica», quella creata attorno al caso della morte del ragazzo, di questo processo e della posizione del pm Guerra, pm - si ricorda - al centro di indagini al Csm e che si astenne dall’inchiesta Aldrovandi per il caso sul figlio (condannato per spaccio a 2 anni e mezzo). «Fogna mediatica? Siamo noi offesi perché grazie a questa che siamo qui oggi in questo processo, dopo aver celebrato quello sulla morte di nostro figlio» dicono i genitori. «Ci sono anch’io dentro questa fogna - aggiunge la mamma - e poi lo dice anche lo stesso giudice Francesco Caruso nella motivazione che grazie a giornali e tv la verità è venuta alla luce». La verità sul processo a Marino arriverà il 5 marzo.

http://lanuovaferrara.gelocal.it/dettaglio/processo-aldrovandi-bis-scont...

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