sabato 20 febbraio 2010

La bufala sanitaria di Obama: un altro regalo alle lobbies del farmaco

Buona parte della campagna elettorale del “democratico” Obama era incentrata sulla riforma sanitaria da un lato e sul ritiro del contingente d’occupazione dal teatro di guerra irakeno dall’altro. Sul ritiro militare è ben noto quale sia il vero stato dell’arte, meno si è parlato viceversa della riforma sanitaria, presentata come una riforma che avrebbe esteso il diritto alla salute a tutte le fasce della popolazione oggi private da uno dei diritti più elementari e fondamentali di una società democratica e moderna. Vediamo un po’…

A oggi dunque 47 milioni di statunitensi sono privi di assicurazione sanitaria mentre altri 50 milioni dispongono di una copertura assicurativa parziale, che li tutela ovvero solo su determinate infermità o determinati infortuni. Il cittadino quindi si accinge a contrarre le polizze sulla base di calcoli sulle probabilità; è un gioco, una lotteria… che molti statunitensi perdono. Negli Stati Uniti le persone fisiche possono dichiarare fallimento, e nel 70% dei casi la causa del fallimento è dovuto alle spese mediche al di fuori della copertura assicurativa contratta.

Obama ha impugnato per tutta la campagna elettorale la battaglia per una riforma sanitaria in senso universale, affinché tutti i cittadini potessero godere di una copertura sanitaria di base, ma i toni e la sostanza col procedere del suo mandato sono mutati enormemente; nella riforma presentata viene esaltato il sistema del libero mercato dove il pubblico interviene limitatamente al ruolo di controllo dei costi delle offerte dei privati sul mercato e nel coprire le prestazioni minime essenziali; i premi assicurativi rimarranno proibitivi per i più e le iscrizioni ai programmi assicurativi saranno ancora alla mercé delle forze oligopolistiche del mercato sanitario, con servizi inaccessibili alle tasche medie, per non parlare delle più piccole in esponenziale crescita sotto l’effetto della crisi occupazionale che sta raggiungendo livelli da “grande depressione”.

Sul punto inerente agli aiuti alle fasce più deboli, non vi è alcuna indicazione né sulle dimensioni di questi fondi né sulla fonte della loro reperibilità, il rischio concreto è che non si vada oltre le carta morta di “vorrei ma non posso” dato che il governo Obama ha rinunciato al proposito di finanziare la riforma, con imposte sui gruppi farmaceutici e del comparto sanitario più potenti, rimarrebbe sul terreno oltre alla beffa il danno minaccioso della proposta repubblicana di reperire i fondi dall’aumento delle imposte ai lavoratori che godono di un’assicurazione collettiva, a scapito quindi loro e funzionale a disincentivare i collettivi di lavoratori meglio organizzati.

La sanità universale diverrà negli Usa un bene di produzione privato, di scarsa qualità, dove le compagnie assicurative saranno tenute a offrire proposte adeguate alle classi più deboli che avranno l’obbligo di contrarre una di queste polizze a basso costo se non vorranno incappare in sanzioni amministrative. Una riforma di questa natura non è altro che un regalo a questa lobby che movimenta annualmente 400 miliardi di dollari.

Ricordiamo inoltre che alcuni giorni or sono il Tribunale Supremo (su cui impera l’egemonia neocons) ha eliminato le restrizioni al finanziamento privato nelle elezioni, aprendo la strada quindi a una maggiore influenza dell’economia delle lobby sulla politica in un paese dove già nelle elezioni del 2008 il candidato presidente Barack Obama fu eletto anche grazie a un finanziamento record e senza precedenti di 8 milioni di dollari… dalle multinazionali del farmaco!
di Marco Zoboli

www.resistenze.org - popoli resistenti - stati uniti - 15-02-10 - n. 306

da Oltre Confine n.44 - Dipartimento Esteri del PdCI - www.comunisti-italiani.it

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