sabato 6 febbraio 2010

Alcoa, gli operai cacciano i manager

La rabbia e la disperazione: ieri pomeriggio un operaio Alcoa è finito al pronto soccorso con una contusione e un dirigente sindacale della Cgil è stato urtato, insieme a un altro operaio, dall'auto guidata del direttore della fabbrica di Portovesme nel parcheggio dello stabilimento.

È andata così. Ieri mattina a Portovesme sono tornati i quattrocento operai che a Roma hanno presidiato Montecitorio durante il vertice tra Alcoa e governo. Hanno trovato i colleghi che li aspettavano per ascoltare, per sapere, con l'ansia di perdere il lavoro se Alcoa non torna indietro. Altissima la tensione. La rabbia monta da mesi, da quando si teme lo stop delle due fabbriche italiane di alluminio della multinazionale Usa, quella del Sulcis e quella di Fusina. L'azienda si nasconde dietro la richiesta di costi concorrenziali dell'energia e non vuole incorrere in nuove sanzioni dell'Unione europea per «aiuti di stato». Ieri pomeriggio ai dirigenti presenti negli uffici (il direttore e il capo del personale) gli operai, esasperati, hanno chiesto - secondo quanto riferito da dirigenti sindacali testimoni dei fatti - di lasciare la fabbrica. Una richiesta dai toni duri. Ci sono stati alcuni attimi di tensione, ma alla fine i due dirigenti hanno deciso di andarsene. Quando però l'auto del direttore stava per lasciare il parcheggio, è stata circondata dagli operai al culmine dell'esasperazione di fronte al rischio di finire in cassa integrazione. Durante la manovra dell'auto per uscire dal parcheggio sono rimasti contusi due operai e un dirigente della Fiom del Sulcis, Franco Bardi. Alla fine, il direttore è riuscito a lasciare il piazzale, ma l'auto è stata danneggiata da alcuni operai infuriati, che hanno spaccato uno dei due vetri posteriori.

«Cose di questo tipo non servono a nessuno. La violenza non è accettabile neppure in momenti di pesante esasperazione come questi»: così il segretario della Camera del lavoro del Sulcis, Roberto Puddu, che ha invitato tutti - a partire dall'azienda - a un maggiore senso di responsabilità: «Nel prossimo incontro di lunedì Alcoa mostri rispetto per il governo italiano e per i suoi lavoratori, dichiari che intende proseguire la produzione, che non vuole chiudere le fabbriche». La verità è che a Portovesme il clima è pesantissimo. «Da oltre tre mesi i dipendenti si sentono sul filo del rasoio - ha spiegato Rino Barca, della segreteria territoriale della Cisl - È molto difficile governare una situazione esplosiva come questa».

Intanto, gli operai di Portovesme si preparano a marciare in massa su Cagliari, dove oggi si terrà una manifestazione di piazza per lo sciopero generale di tutta la Sardegna indetto dai sindacati confederali. Saranno i comizi del leader della Cisl Mario Medde (a nome delle segreterie regionali di Cgil, Cisl e Uil) e dei segretari nazionali Susanna Camusso (Cgil), Gianni Baratta (Cisl) e Carmelo Barbagallo (Uil) a concludere in piazza Yenne il corteo che stamattina attraverserà le vie di Cagliari. Allo sciopero generale è prevista, secondo la stima dei sindacati, la partecipazione di almeno trentamila persone da tutta l'isola, che raggiungeranno Cagliari con autobus e treni. Insieme con gli operai Alcoa ci saranno anche i chimici di Ottana (centro Sardegna) e di Porto Torres (Sassari). L'isola vive una crisi pesantissima. L'Istat ha rilevato nel primo trimestre 2009 un tasso di disoccupazione al 14,1%, mentre il tasso di occupazione è sceso al 49,4 % e il tasso di attività al 57%. L'industria, da sola, ha perso diecimila posti di lavoro negli ultimi dodici mesi.

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