sabato 27 febbraio 2010

Falsa testimonianza: il fascista Dessì sarà denunciato da Alessandro Della Malva!‏

Milano, 26.02.10-Inoltriamo il Comunicato stampa prodotto dalla Federazione Toscana sulla denuncia per calunnia e falsa testimonianza che domani il compagno Alessandro Della Malva farà contro Massimo Dessì, militante di Casa Pound Pistoia testimone d’accusa nel processo per i fatti dell’11 ottobre. Partecipiamo numerosi al presidio che si terrà domani davanti alla Caserma dei Carabinieri di Colle Val d’Elsa, mentre il compagno farà la denuncia!!!

Inviamo, inoltre, la Lettera Aperta alle Istituzioni fatta dal Comitato Parenti e Amici di Alessandro Della Malva (e sottoscritta da diversi esponenti del PRC e di Sinistra e Libertà toscani, oltre che comitati antifascisti e sinceri democratici) per sollecitare prese di posizione contro l’azione repressiva orchestrata l’11 ottobre dalla questura e dalla DIGOS di Pistoia, con la complicità dei fascisti. Facciamone ampio uso! La solidarietà è un’arma!
***
Alessandro Della Malva sabato denuncerà Massimo Dessì per calunnia e falsa testimonianza

Sabato 27 febbraio, davanti alla caserma dei carabinieri di Colle Val d’Elsa (in piazza Arnolfo) si terrà, a partire dalle 16, un presidio organizzato dal Comitato parenti e amici di Alessandro Della Malva. In concomitanza col presidio il Della Malva si recherà dai carabinieri per denunciare il fascista Massimo Dessì di Casa Pound di Pistoia per calunnia e falsa testimonianza. Questa denuncia si riferisce alle dichiarazioni false rilasciate dal Dessì e per le quali si arrivò all’arresto di sette antifascisti a Pistoia con l’accusa di aver devastato la sede fascista di Casa Pound, l’11 ottobre scorso.

La denuncia che verrà presentata sabato rappresenta la degna risposta alla montatura orchestrata dalla Digos e fondata completamente sulle falsità inventate dal Dessì e da altri due suoi amici. Questa sporca vicenda ha già scosso tante persone, in tanti hanno già manifestato la propria rabbia e la propria preoccupazione di fronte ai metodi “cileni” che hanno portato all’arresto degli antifascisti.

Adesso che la posizione dell’accusa sta vacillando ed emergono sempre più i contorni foschi della
connivenza tra questura e l’organizzazione fascista di Casa Pound, tutti coloro che dall’11 ottobre stanno lottando contro la repressione che ha colpito i sette antifascisti sono sempre più determinati a vincere questa battaglia di democrazia. La denuncia che Alessandro Della Malva presenterà sabato ai carabinieri ed il presidio in piazza stanno a dimostrare che non ci fermeremo e che ormai le falsità su cui è stato imbastito tutto il processo sono state smascherate!

Il Partito dei Carc invita tutti gli antifascisti ed i sinceri democratici a partecipare al presidio. Portiamo il nostro sostegno agli antifascisti, difendiamo le conquiste di civiltà ottenute dai nostri padri e dai nostri nonni con la Resistenza!

Federazione Toscana del Partito dei Carc

***
Lettera aperta alle istituzioni del Comitato Parenti e Amici di Alessandro Della Malva

Presentazione

Salve a tutti,

vi proponiamo in allegato una lettera (aggiornata con le prime adesioni) aperta che vogliamo consegnare alle istituzioni perche' prendano , prima dell'otto marzo (data della prossima udienza in tribunale del processo che riguarda gli antifascisti denunciati per i fatti successi a Pistoia), una posizione pubblica sullo sporco gioco orchestrato da fascisti e questura. La lettera avrebbe sicuramente piu' peso e effetto se molte persone la sottoscrivessero.Ci rivolgiamo a voi chiedendovi appunto di sottoscriverla con noi perche' ci avete i questi mesi sempre appoggiato e pensiamo, per questo, che ne condividiate sia i contenuti che la finalita'.

Chi vuole dare il proprio contributo a questa battaglia di civiltà e contro il riaffacciarsi della barbarie fascista e razzista a cui l’attuale governo ci vorrebbe piegare, può farlo a diversi livelli:

  • sottoscrivendo personalmente la lettera.

  • proponendo l’adesione alla lettera anche nel proprio ambito, che sia quello di partito, di associazione, di comitato ecc.

  • consegnando questa lettera agli esponenti delle istituzioni di propria conoscenza (sindaci, consiglieri, candidati alle elezioni regionali, ecc.), invitandoli ad esprimersi pubblicamente a riguardo, oppure invitandoli ad inserire questa discussione nell’ordine del giorno delle riunioni a cui partecipano.

  • comunicandoci eventualmente i nomi di alcuni esponenti delle istituzioni che potrebbero essere interessati a sottoscrivere la lettera e a prendere posizione.

  • raccogliendo fondi per sostenere economicamente gli arrestati facendo un versamento sulla postay nr.4023600564093278 intestato a L.Parri.

COMITATO AMICI E PARENTI DI ALESSANDRO DELLA MALVA


Lettera aperta al sindaco/Consigliere Comunale/Consigliere Provinciale/Consigliere Regionale

Egregio …….

Nel pomeriggio dell’11 ottobre 2009, a Pistoia presso il Circolo 1° maggio, era prevista una riunione di carattere regionale per la creazione di un coordinamento contro le ronde contenute nel “pacchetto sicurezza” di Maroni. Si era giunti a quella riunione dopo altre di discussione e dibattito su quel tema, che si erano tenute a Livorno e a Firenze. L’impulso a creare il coordinamento era nato dalla necessità, sentita da una parte consistente della popolazione delle nostre città, di far sentire la propria voce nei confronti di una politica razzista promossa dal governo Berlusconi e di reagire di fronte al proliferare di esperienze di stampo apertamente fascista collegate al fenomeno delle ronde. In particolare ci riferiamo alla creazione della Guardia Nazionale Italiana, promossa da Gaetano Saya, una specie di ronda fascista che in realtà era più simile ad un esercito parallelo, oppure alla ronda SSS, promossa questa dal Consigliere Comunale di Massa, Stefano Benedetti, una chiara provocazione nei confronti della popolazione massese, legata alla propria tradizione antifascista.

Questo dunque era l’obbiettivo di chi quel pomeriggio dell’11 ottobre si è ritrovato nel Circolo 1° maggio. Questa riunione però è stata di fatto interrotta dall’arrivo degli agenti della Digos, che hanno identificato ed in seguito portato in questura tutti i presenti. Solo in tarda nottata abbiamo saputo che eravamo “fortemente indiziati” di aver preso parte ad una devastazione (con saccheggio) della sede fascista di Casa Pound, a circa trecento metri da dove stavamo svolgendo la nostra riunione.

Il fermo di quella sera ha portato a tre arresti, a cui se ne sono aggiunti altri quattro dopo circa un mese. Tutti gli imputati si sono dichiarati estranei ai fatti.

L’evidente infondatezza e la pretestuosità delle accuse ha spinto tante persone e diversi partiti della sinistra istituzionale a esprimere solidarietà e mobilitarsi per sostenere gli arrestati. I Partiti dell’IdV e del Pd. hanno presentato interpellanze parlamentari per chiedere che venga fatta chiarezza su questa montatura.

Contemporaneamente cominciavano a nascere dubbi e pesanti sospetti relativamente all’operato della Digos, del questore Maurizio Manzo e del Pubblico Ministero Luigi Boccia. In particolare vogliamo denunciare alcuni comportamenti che sono indegni di uno stato che si dice democratico e che sono una minaccia per i principi di giustizia più elementari.

1) C’è il forte sospetto che la Digos abbia lavorato, durante la perquisizione che si è svolta nel Circolo 1° maggio la sera dell’11 ottobre, per costruire delle prove che riconducessero i presenti ai fatti di Casa Pound: durante la perquisizione infatti fu notato un agente con un borsone che si aggirava all’interno del circolo con fare sospetto. Sentitosi sotto controllo l’agente è poi uscito dal circolo portando con se ancora il borsone, dando l’impressione di non essere riuscito a portare a termine il proprio compito. La sera stessa il questore di Pistoia, Maurizio Manzo, annunciando al telegiornale (TGT) l’arresto dei tre antifascisti, parlò della presenza di mazze, bastoni e tirapugni, nonostante niente di tutto ciò fosse emerso dalla perquisizione (nè all’interno, nè all’esterno del circolo). Perché il questore ha parlato di questo materiale? Il sospetto è che ci sia stato un tentativo di introdurlo appositamente, per dare più valore agli arresti effettuati. Agli atti di questo processo c’è una foto che ritrae appunto il borsone affianco ad un agente della Digos.

2) La Digos, dopo aver perquisito il Circolo 1° maggio (la perquisizione ha avuto esito negativo), ha comunque portato tutti i presenti in questura per “completare l’identificazione”, nonostante tutti avessero già consegnato alla polizia i propri documenti (quindi c’era già stata l’identificazione). Così circa venti persone sono state sequestrate per tutta la notte, senza sapere il motivo della loro presenza in questura, senza avvocati, insomma cose degne del Cile di Pinochet.

3) Gran parte dell’accusa poggia sulla testimonianza palesemente falsa di Massimo Dessì (responsabile di Casa Pound Pistoia, si trovava lì al momento dell’irruzione, insieme ad Alessandro Tomasi del Pdl). Il Dessì il giorno stesso ha dichiarato alla polizia di non essere stato in grado di riconoscere nessuno, mentre poi ad un paio di giorni di distanza si è detto pronto a riconoscere delle persone: è seguita a questo punto una descrizione molto particolareggiata dell’accaduto, cosa molto strana questa, dal momento che il Tomasi, che si trovava in posizione avanzata rispetto a lui (dalla loro testimonianza in Tribunale era chiaro che doveva coprire la visuale del Dessì), invece non è riuscito a riconoscere chi era entrato dentro la sede.

4) Il reato di devastazione e saccheggio, contestato dal PM Luigi Boccia ai sette imputati, è una palese esagerazione della realtà, con il solo obbiettivo di giustificare misure cautelari ed eventualmente, pene più pesanti possibile. Le accuse del PM hanno incontrato un atteggiamento molto scettico da parte del giudice che, una volta visionati foto e video agli atti del processo, non ha potuto fare a meno di attenuare immediatamente le misure cautelari a cui erano sottoposti gli imputati.

5) Le misure cautelari sofferte dagli imputati tradiscono quindi una volontà persecutoria da parte del PM: si è trattato infatti di circa quattro mesi di arresti domiciliari nel più totale isolamento (divieto di incontro), mentre uno di essi (Alessandro Della Malva) ha dovuto addirittura scontare tre mesi e mezzo di carcere, prima di veder equiparare la propria posizione a quella degli altri imputati. Inoltre proprio con la carcerazione del Della Malva si è voluto mettere in campo delle misure restrittive (continui trasferimenti, censura della posta e blocco della posta verso il P-Carc!) che hanno del persecutorio. Con queste misure restrittive si è voluto colpire più l’attività politica degli imputati piuttosto che preoccuparsi realmente della reiterazione del reato.

6) Katiuscia Mazzuferi, una delle principali organizzatrici della protesta contro gli arresti dell’11 ottobre, ha subito numerose intimidazioni ad opera di agenti Digos e carabinieri nella propria zona di residenza. Addirittura è stata costretta a sporgere una denuncia (presso la caserma dei carabinieri di Colle Val d’Elsa) quando, tornata a casa dopo essere stata fermata ad un posto di blocco, ha trovato la serratura della porta d’ingresso forzata.

7) Anche durante lo svolgimento del processo la polizia ha continuato ad influenzare pesantemente la valutazione delle responsabilità degli imputati, contribuendo ad inscenare un riconoscimento all’americana che si è trasformato in una farsa. Infatti il riconoscimento è stato gestito interamente dalla polizia ed ha presentato varie irregolarità: a) i figuranti scelti tra gli agenti di polizia non avevano nessuna somiglianza con gli imputati ed avevano un’età media tra i 40 e i 50 anni (mentre tutti hanno riferito che gli artefici dell’irruzione a Casa Pound erano molto più giovani), b) gli agenti potevano essere conosciuti dai testimoni, dal momento che questi hanno dimostrato di essere molto in confidenza con la polizia.

8) Durante le udienze in Tribunale, l’accusatore principale Massimo Dessì ha passato molto tempo a parlare con la Digos, mentre in qualità di testimone sarebbe dovuto rimanere da solo, in un’apposita stanza, per non essere influenzato.

9) Il PM ha rispolverato lo status di indagato di favoreggiamento per alcuni dei testimoni della difesa, dopo che per qualche mese gli stessi avvocati erano stati portati a pensare che questa accusa fosse ormai caduta (non risultava più in alcun documento). Con questa manovra il PM sta cercando di raggiungere tre obbiettivi: a) intimidire ulteriormente questi testimoni, che oltre tutto sono stati e sono tuttora tra i principali promotori della mobilitazione contro gli arresti, b) sminuire il valore di una buona parte dei testimoni della difesa, c) assestare un colpo più duro possibile a quanti stanno organizzando la protesta contro la politica reazionaria del governo Berlusconi.

Abbiamo ritenuto necessario informarla di quello che noi riteniamo un grave attacco ai principi democratici che il popolo italiano si è conquistato con la Resistenza. La invitiamo ad utilizzare il ruolo istituzionale che ricopre per fare chiarezza sull’operato del Pubblico Ministero Luigi Boccia, del questore di Pistoia Maurizio Manzo e della Digos di Pistoia.

La invitiamo quindi ad esprimersi pubblicamente con un comunicato di solidarietà agli arrestati e di denuncia della montatura che lascia ben poco spazio all’immaginazione. E allo stesso modo a farsi promotore di una presa di posizione pubblica presso l’assemblea elettiva di cui fa parte. Questo sarebbe un grande contributo per fare chiarezza su una vicenda in cui le irregolarità, i soprusi e le intimidazioni hanno avuto un peso determinante.

La montatura inscenata dalla polizia per perseguitare gli antifascisti riuniti al Circolo 1° maggio ci riporta alla barbarie del ventennio: chi ha avuto un ruolo attivo in questa montatura deve rendere conto del proprio operato alla collettività. Forse ancora più inquietante è quindi la collaborazione tra le forze di polizia ed i fascisti di Casa Pound per eliminare degli esponenti del P-Carc o del Movimento Antagonista Livornese o della Rete Antifascista: se i fascisti di Casa Pound si definiscono “i fascisti del terzo millennio”, collaborando a queste manovre dimostrano quanto il loro ruolo sia simile a quello ricoperto dal fascismo di Mussolini.

Da parte nostra abbiamo la certezza che l’11 ottobre si è voluto colpire quelle forze che erano diventate un punto di riferimento nella lotta contro il programma reazionario del governo Berlusconi, si è cercato di mettere fuori gioco gli antifascisti e con loro la lotta contro gli aspetti razzisti e portatori d’odio del “pacchetto sicurezza”.



In attesa di una sua risposta, le porgiamo distinti saluti.



Prime adesioni, dal 17.02.10

Comitato amici e parenti Valdelsa

Comitato Antifascista – Siena

Mauro Dusina – operaio

Collettivo Bujanov – Valdarno

Giacomo Burresi – Comitato Politico Regionale del Prc

Manuela Mazzuferi – ricercatrice

Andrea Buzzi – ricercatore

Assemblea Popolare Antifascista – Rignano sull’Arno

Alessandro Cicero – Consigliere Comunale di Sinistra Ecologia e Libertà di Colle Val d’Elsa

Alessio Giunti – coordinatore politico di Sinistra Ecologia e Libertà, Colle Val d’Elsa

Massimiliano Giomi

Alessio Calafiore

Associazione Serpe regolo – Sovicille

Paola Sartor – impiegata

Partito dei Carc

Associazione Solidarietà Proletaria

Partito dei CARC

Gianpaolo Pellegrini – operaio

Vittorio Tramonti – operaio

Maurizio Riva – operaio

Carlo Papi – Segretario Prc Agliana

Fronte Studenti in Lotta (Massa)

Rosanna Crocini – Forum ambientalista Pistoia

Comitato elettorale della lista Blocco Popolare – Cecina

Luisa Soldati – Prc, vice sindaco di San Marcello Pistoiese

Nessun commento:

Posta un commento

yh

yh