giovedì 4 febbraio 2010

L'Aquila - Il complice silenzio delle istituzioni locali

Dopo quasi 10 mesi dal terremoto è avvenuto il passaggio di consegne tra la Protezione Civile e gli enti locali. Lo scenario attuale è quello di 8.000 persone ancora in albergo fuori L’Aquila, 17.000 cassaintegrati, in mobilità o disoccupati in più e una ricostruzione che stenta a partire.Gli ultimi giorni di Bertolaso a L’Aquila sono stati caratterizzati dagli stessi metodi e le stesse contraddizioni di quasi un anno di commissariamento. Con un secco “decido io” il Capo Dipartimento ha imposto la costruzione di una mensa con tanto di chiesa e convento a Piazza d’Armi, come al solito senza curarsi della volontà della comunità e delle istituzioni locali. Nel frattempo la Protezione Civile è diventata (con Decreto Legge approvato a dicembre) una S.p.A. con poteri sempre più ampi e sempre più fuori da ogni controllo. Ad esempio sarà ora possibile per la Presidenza del Consiglio intervenire tramite la Protezione Civile e il potere di ordinanza nei generici casi di “emergenza sociale, economica o ambientale”. La nuova S.p.A. si occuperà inoltre di grandi eventi e gestione di appalti. Un ruolo sempre più privatistico e politico, molto lontano da quello originario di prevenzione delle catastrofi naturali, messa in sicurezza del territorio ed autoprotezione dei cittadini che a nostro avviso la Protezione Civile dovrebbe svolgere. Difficile non ripensare a quella commissione grandi rischi del 30 marzo sciolta dopo appena 28 minuti con un irresponsabile “gli aquilani possono stare tranquilli”. Difficile non pensare agli 8 milioni presi dai fondi del decreto Abruzzo per le assunzioni all’interno della Protezione Civile, mentre i vigili del fuoco sono sottopagati, privi di mezzi e risorse e forse anche per questo il 5 aprile ce n’erano solo 15 in servizio a L’Aquila.

Negli ultimi giorni è piovuto un turbine di accuse addosso a Bertolaso a livello nazionale ed internazionale, dopo i suoi commenti su Haiti e sulla gestione “patetica” dell’emergenza da parte degli Usa. Secondo Bertolaso gli Stati Uniti starebbero sfruttando il terremoto di Haiti come vetrina propagandistica sul piano mediatico. Venerdì 29 gennaio Bertolaso è tornato a L’aquila, per la cerimonia del passaggio di consegne tenutasi al DICOMAC, a cui erano presenti anche Berlusconi, Chiodi, Cialente e la Pezzopane. Durante la cerimonia il presidente Berlusconi ha annunciato, davanti a decine di giornalisti e telecamere, che Bertolaso (che aveva sempre ripetuto di essere un tecnico lontano dalla politica) si avvia a diventare ministro. L’annuncio è stato accolto da un’ovazione da parte della platea composta da finanzieri, militari e membri della Protezione Civile.

Sempre al DICOMAC il giorno dopo, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario da parte del ministro Alfano, è stato impedito l’ingresso ai genitori dei ragazzi della casa dello studente, che manifestavano contro la legge sul processo breve che probabilmente bloccherà anche i processi sui crolli.
Tutto sommato in 10 mesi le cose non sono cambiate poi così tanto. Continuiamo ad assistere ad abusi di potere, prevaricazione sulle istituzioni locali, mancanza di trasparenza, oscuramento del dissenso, della partecipazione dei cittadini, mentre per la ricostruzione si muove poco o nulla. Il tutto viene mostrato davanti al resto del paese come un miracolo e come un grande successo politico.

Tutto ciò può avvenire anche grazie al complice silenzio delle istituzioni locali. Durante la cerimonia di venerdì Cialente, Chiodi e Pezzopane, ancora una volta, hanno dato prova di totale sottomissione alla strumentalizzazione ed alla presa in giro da parte del governo. Non sarebbe costato molto far sentire in un’occasione così importante una minima voce critica su quanto è accaduto in questi mesi a L’Aquila, invece come al solito non hanno fatto altro che prodigarsi per ringraziare il Presidente ed il Commissario. Non possiamo che provare indignazione per questo pesante silenzio, grazie al quale il governo può convincere il resto d’Italia che a L’Aquila è stato tutto risolto e che abbiamo avuto fin troppo (come ha sostenuto tranquillamente Tremonti). E’ una responsabilità grave che le istituzioni locali si assumono anche come cittadini e che ci porta ad affermare che non possiamo assolutamente sentirci rappresentati da chi non ha nemmeno il coraggio di dire la verità.

Comitato 3e32

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