martedì 2 febbraio 2010

Milano. Manganellate al Cie di via Corelli

Di nuovo manganellate dentro al Centro di via Corelli, a Milano. Le guardie, questa volta, se la prendono con i compagni di gabbia di Hassan, un recluso che da 20 giorni è in sciopero della fame e che, disperato, proprio ieri sera ha ingoiato un flacone intero di detersivo. I soccorsi ritardano, come sempre, e quando la Croce Rossa lo porta fuori dalla gabbia sembra più morto che vivo. I suoi amici sono furenti e assediano l’infermeria per avere sue notizie, e la polizia li respinge: «Marocchini di merda! Marocchini di merda!» - ripetono con garbo i poliziotti, mentre li bastonano stando attenti a non lasciare troppi segni.

Ancora a notte fonda gli uomini dell’ispettore Addesso si rifiutano di dare notizie delle condizioni di salute di Hassan: sembra però che non sia nemmeno stato portato all’ospedale. A presto aggiornamenti.

MEDICI SENZA FRONTIERE: CIE SONO CARCERI, DIRITTI ASSENTI
IMMIGRAZIONE: INDAGINE MSF; CIE SONO CARCERI, DIRITTI ASSENTI
TRAPANI E LAMEZIA DA CHIUDERE, A ROMA MANCANO BENI PRIMARI

(ANSA) - ROMA, 2 FEB - I centri per gli immigrati (Cie, Cara, Cda) sono organizzati su un ''approccio emergenziale. Danno servizi scadenti, mancano i beni di prima necessita'. Le Asl, in genere le autorita' sanitarie, sono assenti''. Lo affermano Medici senza frontiere in un'indagine realizzata, fra dicembre 2008 e agosto 2009, in 21 centri su territorio nazionale, denunciando lo stato di grave deprivazione dei diritti subita da uomini, donne e bambini stranieri. L'organizzazione umanitaria ribadisce, in particolare, che i Cie sono ''carceri a tutti gli effetti''.

Tra i vari centri visitati, Msf ritiene che i Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Trapani e Lamezia Terme ''andrebbero chiusi subito perche' totalmente inadeguati a trattenere persone in termini di vivibilita'''. A Roma, poi, ''mancano persino beni di prima necessita' come coperte, vestiti, carta igienica o impianti di riscaldamento consoni''. Sui Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo), pesanti situazioni sono state rilevate a Foggia e Crotone: ''12 persone costrette a vivere in container fatiscenti di 25 o 30 metri quadrati, distanti anche un chilometro dai servizi. Fra l'altro, l'assenza di mensa obbliga centinaia di persone a consumare i pasti sui letti o a terra''.

Rispetto a una precedente indagine del 2003, ''poco e' cambiato - e' stato detto in una conferenza stampa - molti dubbi permangono, su tutti la scarsa assistenza sanitaria, che si articola solo sui sintomi e a breve termine. Stupisce l'assenza di protocolli sanitari per la diagnosi e l'accertamento di patologie infettive e croniche. Mancano, soprattutto nei Cie, i mediatori culturali senza i quali si crea incomunicabilita' tra medico e paziente''. (ANSA).

IMMIGRAZIONE: MSF, NEI CENTRI USO PSICOFARMACI PER 'SEDARE'

(ANSA) - ROMA, 2 FEB - Nei centri per gli immigrati e' frequente ''in molti casi'' il ricorso di psicofarmaci non solo per indicazioni terapeutiche ma anche ''per calmare o sedare'' le persone ospitate. Lo ha affermato Alessandra Tramontano, coordinatrice medica di Msf Missione Italia, alla presentazione della ricerca realizzata in 21 centri, fra Cie, Cara, e Cda.

L'esperta ha precisato che l'uso di questo tipo di farmaci ''e' stato riscontrato in molti casi''. Tuttavia, e' difficile quantificare il fenomeno visto che non esistono statistiche ne' dati ufficiali in merito. La mancanza di una presenza dell' autorita' sanitaria pubblica nelle strutture e' una delle preoccupazioni maggiori denunciate oggi dall'organizzazione umanitaria. (ANSA).

IMMIGRAZIONE: MSF; SI TEME DI PIU' CIE CHE RIMPATRIO

(ANSA) - ROMA, 2 FEB - Per un clandestino, la permanenza in un Cie (Centro identificazione ed espulsione) fa piu' paura di un rimpatrio nel paese di origine: lo denuncia Medici senza frontiere che oggi ha presentato un'indagine su come si vive nei 21 centri che il nostro paese destina all'accoglienza di stranieri irregolari (Cie, Cara, Cda).

La vita nei Cie - ha detto Alessandra Tramontano, coordinatrice medica Msf-Missione Italia - dove i ritmi della giornata sono scanditi solo dai pasti e dal dormire, dove la gente non fa nulla, ''aggrava uno stato mentale, un disagio dopo l'odissea vissuta per arrivare fino a qui, che crea un vero e proprio stress per molti pazienti''. Per chi e' in condizione di clandestinita' - ha aggiunto - ''abbiamo visto piu' volte il timore di andare in ospedale per non rischiare una denuncia perche' fa piu' paura entrare in un Cie che un eventuale rimpatrio''. (ANSA).

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